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“u'camiuzzu i'focu”

Ricostruiamo le nostre tradizioni!
Il Gruppo Folk “Città di Tropea” a Cattolica dal 12 al 14 settembre per rappresentare la città

Ai fini della “Prova laboratorio” la scelta del gruppo è stata quella di costruire “u'camiuzzu i'focu” per la rappresentazione scenica ad “Italia e regioni”

 

di Dalila Nesci
foto Salvatore Libertino

 

Fervono le prove per la partecipazione del gruppo folk “Città di Tropea” alla XXVII edizione di “Italia e regioni”, il prestigioso raduno nazionale di gruppi folklorici organizzato dalla FITP (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) in programma a Cattolica dalla 12 al 14 di questo mese. I ragazzi non potevano mancare ad un tale appuntamento: alla federazione sono più di 400 i gruppi affiliati. Grazie all'incontro con le diverse culture regionali ci saranno molte occasioni di confronto e di crescita per un gruppo costituito da giovani ragazzi che sentono profondamente il legame con il proprio territorio. Il  gruppo entusiasta per la partecipazione, che durante le prove ha rievocato usi e tradizioni che intendono  <<tutelare e diffondere>> .

Ogni anno il festival propone ai gruppi partecipanti la "prova laboratorio", una prova in cui i gruppi folklorici possono partecipare con scenette, balli e rappresentazioni su un tema scelto dalla FITP. Quest'anno il tema che  è stato proposto è "una tradizione del tuo territorio". Il gruppo folk “Città di Tropea”  ha deciso di rappresentare la tradizionale e suggestiva festa de “i Tri da'Cruci”.

È opportuna qualche citazione storica a riguardo. Intorno al 1800 a Tropea esisteva una chiesetta di forma cilindrica sulla cui altare si trovavano tre piccole croci allineate. La chiesetta crollò completamente dopo un violento uragano nel 1875 e gli unici oggetti estratti dalle macerie furono proprio le tre croci. Queste vennero esposte dapprima al Purgatorio e in secondo momento collocate all'interno di una piccola edicola. Da allora ogni 3 maggio tutti cittadini  Tropeani e in particolare quelli del rione "borgo" addobbano queste tre croci, festeggiando fino a tarda sera.I tropeani proprio in occasione dei festeggiamenti collocano fra due balconi una fune su cui scorre una nave di canne ricoperta da carta velina e la festa si conclude con il ballo del "Camiuzzu i focu”. La nave vuole simboleggiare la battaglia di Lepanto del 1571, uno dei momenti in cui la forza navale-Il Gruppo folk Città di Tropeamilitare di Tropea venne alla ribalta, aiutando in modo decisivo la vittoria della Chiesa di Roma contro i turchi. Il “Camiuzzu i focu”, invece, rappresenta una delle figure più odiate dai Tropeani: quella dell’infedele turco che, in groppa al suo cammello, girava per Tropea e i Casali per riscuotere le tasse.
Il Gruppo folk Città di Tropea ha deciso di rappresentare 2 momenti suggestivi alla prova laboratorio, quello della battaglia contro i saraceni e quello conclusivo della festa in cui al ritmo incalzante della “caricatumbula” il suono dei tamburi accompagna il “camiuzzu” rivestito di fuochi d’artificio che danza e poi agonizza.
A coordinare i lavori della prova laboratorio è stata la direttrice artistica del gruppo Concetta Lorenzo in Addolorato, grazie alla quale i ragazzi si sono cimentati nella realizzazione del “camiuzzu”. Non sono mancate le difficoltà nel reperire il materiale adatto alla costruzione, ma i ballerini del gruppo hanno dimostrato di possedere una spiccata abilità manuale e senso pratico.
La costruzione del “camiuzzu” è stata oltretutto un'occasione per studiare con attenzione la propria storia ed è stato emozionante rivivere i momenti concitati di quella battaglia (seppur attraverso una rappresentazione) che ha liberato Tropea dal giogo saraceno.  La messa in atto della scena finale, che  si conclude con la sconfitta del popolo saraceno, vuole far trapelare un messaggio di pace e  giustizia sociale. La cacciata dei Turchi non vuole essere un'esaltazione della lotta fra i popoli, bensì della lotta contro l'oppressione dei popoli. Coscienti del fatto che in un mondo così globalizzato e all'avanguardia  esistono popoli oppressi che non vivono in democrazia, ai quali è negata la libertà d'espressione perché afflitti dalle persecuzioni o perché sottosviluppati.
Partecipare a questi eventi di festa con spirito di fratellanza e con la voglia di mettersi in gioco ravviva gli entusiasmi e quell'amore per il proprio Paese che forse consentirà ai giovani di oggi di contribuire in futuro con le proprie competenze e capacità al miglioramento di un territorio in cui è impellente il bisogno di uomini più responsabili e di coscienze più pulite.

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