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Tra fede e folklore - La Pasqua in CalabriaTra fede e folklore

La Pasqua in Calabria

L'invito a riscoprire nelle tradizioni popolari antiche radici di fede

 

di Salvatore Brugnano

 

La Pasqua riveste in Calabria i caratteri drammatici della sofferenza, del tradimento e il "violento passaggio" dalla morte alla vita che risorge, riflessa anche nella natura che in questo periodo dell'anno inizia il risveglio primaverile. Il mistero Morte-Risurrezione che il cristiano celebra nella fede trova riscontro nel mistero cosmico della natura che si rinnova dalla morte-inverno alla nuova vita della primavera-estate.

In questa festa il credente calabrese esce allo scoperto: partecipa volentieri ai riti e alle Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabriamanifestazioni religiose che sono numerose e vi partecipa con una carica emotiva davvero intensa. Quali sono i motivi di tale partecipazione? di ordine antropologico? di ordine religioso? di ordine folklorico o culturale? C'è di tutto. Il tutto fuso nella drammatizzazione del più grande mistero cristiano: la Morte del Figlio di Dio per mano degli uomini.

In questi ultimi tempi ci è sembrato di vedere un sensibile ritorno alle celebrazioni misteriali della Pasqua. Fino a pochi anni fa erano pochi i paesi che per tradizione celebravano - e in forma spettacolare - il mistero della morte del Cristo; ora c'è un diffondersi - a volte troppo rapido - di certe manifestazioni, oppure veri e propri ripescaggi di tradizioni ormai sepolte da gran tempo.

Il tempo dirà chi resisterà: se c'è una fede sincera a sorreggere il tutto, ci sarà garanzia di continuità. Difatti dalla fede viva e vera dei nostri padri sono nati i drammi sacri della Passione di Cristo.

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in CalabriaI Canti della Passione

1. Nel mistero del dolore - Nel mesto clima delle funzioni e rappresentazioni sacre di Pasqua fanno spicco i canti dolorosi della Passione, che ancora (per fortuna) vecchiette dal volto incartapecorito intonano al seguito delle processioni o ai piedi del "sepolcro".

Chi ha la pazienza di ascoltarli o di leggerli ha la sensazione netta di trovarsi davanti a qualcosa di tremendo, di "misterioso" coinvolgimento (e non solo emotivo) nel più grande dramma della storia dell'umanità consumato dall'uomo stesso.

Il dolore e la passione di Cristo Uomo-Dio diventano il dolore e la passione dell'uomo stesso, semplicemente perché il dolore e la sofferenza dell'uomo sono state assunte dal Cristo nella sua carne: così la storia, soprattutto, il dolore e la sofferenza, rimane una.

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria2. Origine "drammatica" dei canti della Passione

All'interno dei questi canti si nota un vivo movimento delle parti: dialoghi dei personaggi, considerazioni morali, momenti poetici intensi. Quale sarà stato il movimento originario di questi canti che ancora oggi colpiscono per la forza drammatica?

È molto probabile che a diffondere questi canti siano stati simili compagnie che giravano di paese in paese; e quando non era una tale compagnia, era un predicatore.

A San Procopio (R.C.) una persona mi ha testimoniato che ricordava bene il monaco che - quando lui era ancora bambino - veniva al paese e in-segnava quei canti, che poi portava in altri paesi.

Infatti ho trovato canti molto simili tra loro nel testo e lievemente difformi nella melodia. Storpiature di parole e cambiamenti di melodie sono dovute al fatto che la gente semplice e analfabeta ripeteva quello che riusciva a capire dopo aver attentamente arricchiato, cioè ascoltato con attenzione.

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria3. Popolo e geografia

Da più parti si avanza l'ipotesi della "socialità politica" di questi canti: essi sono espressione della cultura delle classi subalterne. Sarà anche vero, ma solo in parte!

In qualche paese accingendomi alla registrazione di questi canti, mi sono sentito dire: «Noi non sappiamo di queste cose! siamo gente civile (!)... Se volete sentirne, dovete andare in montagna!... Ma... non erano mica dei... nobili questi che così parlavano. E neppure tanto su, socialmente. Era solo gente che si è visto sfuggire di mano e di... memoria questo prezioso capitale.

Il motivo - a me pare - è di ordine geografico e, solo di riflesso, sociale. Secondo il criterio di G. Rohlfs, il celebre linguista tedesco che ha fatto preziosi studi sulla lingua calabrese, le aree più isolate, prive di vie e di mezzi di comunicazione hanno conservato meglio (e come!) le loro tradizioni orali, anche religiose. Personalmente sono convinto che tra qualche anno sotto l'incalzare dei moderni mass-media (soprattutto televisione, radio) anche questo patrimonio scomparirà dal cuore della gente, perché l'isolamento è stato definitivamente rotto, mentre si va producendo un livellamento medio-basso di cultura impressionante, perché privo di singolarità e di originalità.

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria4. Ricchezza biblica e teologico

Il "fatto" della Passione e della Morte di Cristo è sviluppato in questi canti con fedeltà assoluta ai Vangeli.

 

Gesù soffre l'agonia nel Getsemani:

Pinsava all'agonia, già ch'era mortu sudava sangu e la terra abbundìa.

Nell'ortu, di la frunti suda sangu, pinsava ai mia martìri.

Gesù è sottoposto alla crudeltà della tortura:

Unu minava e l'atru abbattìa senza dolori e senza compietati

Gli impongono una pesante croce:

"Affaccia, Maria, ca to' Figlio passa cu d'una cruci ch'è pisanti e grossa".

Poi s'aiutaru, e na pisanti cruci pe mu la `nchiana a monti Carvariu.

Gesù è ridotto a brandelli e non può portare la croce:

Iju cchjù la cruci non potìa ch'era chinu de sangu allaganatu.

Lu sangu curra e la carna si dassa, supa la spalla nci ha fattu na fossa.

Le sofferenze sono tali che gli stravolgono i lineamenti:

La faccia stramutata di culuri.

A manu di li giudei distruttu tuttu.

Anzi, come il Servo sofferente descritto dal profeta Isaia (cfr cap. 54)

Gesù è ridotto a uno stato da non essere riconosciuto dai suoi:

Idda (la madre) non canuscìa lu Redentori tant'era stracangiatu de dolori.

Prima di morire Gesù perdona: Padri, pirduna ssi crucifissuri ca su pacci e non hannu scntimentu.

Dopo la morte tra atroci tormenti, il sigillo della lanciata:

Ha (d') abbuscatu na botta de lancia a la parti sinistra di lu cori.

Gesù muore tra il disprezzo di tutti i Giudei, specie dei sacerdoti:

Puru li sacerdoti nemici del mio Figlio!.

Gesù muore innocente, schiacciato dalla ingratitudine degli uomini:

Figghju, lu cuntrariu t'hanu fattu .

Tu, Figliu, mori e mori d'innocenti.

Gesù non muore solo per mano degli uomini, ma soprattutto a favore degli uomini:

 Pe nui li peccaturi! pe mu nci duna la vera ligioni".

Il terremoto che accompagna la morte del Figlio di Dio:

Nu forti terramotu s'avia ‘ntisu e pe tri uri lu mundu ha trematu.

La Madonna, che sola insieme all'apostolo Giovanni segue con amore e compassione il suo Figlio,

invita ad associarsi al suo dolore:

Vestitivi, donne, de ssu niguru mantu, tutt'appressu de mia venitivindi...

Il dolore di Maria non è il dolore che grida vendetta; è il dolore che intercede:

Tu, Figliu, mori e a mia mi dassi sula, t'arriccumandu assai li peccatori.

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria5. Movimento poetico

Nati - come abbiamo ipotizzato - dalla drammatizzazione (= messa in scena) della Passione di Cristo, questi canti presentano momenti di alta poesia. I dialoghi, le finzioni poetiche vi abbondano, anzi alcuni canti sono costruiti interamente con tali criteri.

Ecco alcuni momenti poetici di contenuto altamente emotivo:

1 - Maria, in pianto, va disperatamente in cerca di suo Figlio.

2 - Maria bussa alla porta di Pilato; gli risponde lo stesso Gesù che dice di non poterle aprire perché è legato.

3 - Gesù, bruciato dai tormenti della tortura, desidera ardentemente una goccia d'acqua.

4 - Maria dolorosamente risponde che non c'è acqua, ma vorrebbe potergli donare ancora del suo latte.

5 - Maria viene duramente respinta e disprezzata dai giudei come madre del condannato.

6 - Errando per le strade, Maria vede il fabbro ferraio che sta forgiando dei chiodi (n. 2, 4-5) e gli chiede di farli sottili perché non facciano troppo male alle carni gentili del Figlio (n. 15, 6; 5, 3-4); che non costruisca una croce troppo grande perché suo Figlio è delicato (n. 15, 7).

7 - Maria segue la strada del Calvario tracciata dal sangue del Figlio, che scorre abbondantemente al suolo.

8 - Sotto la croce Maria sta dolente e afflitta per raccogliere l'ultimo respiro del Figlio. Qui si sente chiamare da Lui: "Donna". Donna? Perché "Donna?", non è Mamma? Gesù le risponde che se la chiamava "mamma!" sarebbe venuto giù dalla croce! - Momento poetico di grande intensità.

9 - Maria è l'Addolorata e come segno di lutto chiede a tutti di ricordare questo giorno, il Venerdì santo.

10 - Notevole è l'accorato appello di Maria a Giuda: "Perché lo hai tradito? Per soldi? glieli avrebbe dati Lei i soldi, e se non bastavano, avrebbe impegnato anche il manto!"

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria6 - Ammonimenti morali

La figura poetica dell'Arcangelo Gabriele che con un calice in mano va raccogliendo il sangue che Gesù sparge abbondantemente introduce alla considerazione morale che il cristiano non può vanificare il sacrificio del Cristo.

Bisogna che il peccatore pianga i suoi peccati e cambi strada. Maria che è l'Addolorata, può dare i necessari lumi perché noi non m'offendimu cchiù a nostru Signuri.

La stessa considerazione della passione di Cristo non può essere semplicemente di natura storica, retorica o poetica, ma morale:

"Mu mi canusciu lu mio malu statu,

mu mutu sensu e mu mutu costumi,

cu Vui, Signuri, mu staiu abbrazzatu!".

Stare vicini alla Passione di Cristo significa semplicemente amarLo e stare con lui:

Cu ama lu Signuri veru e giustu

lu paradisu lu pigghja di pettu.

Il peccatore che resiste non avrà scampo:

E cu ‘mpeccatu staci e nun è giustu

vaci a lu pmpernu, e sapimulu di certu!

 

Tra fede e folklore - La Pasqua in Calabria

 

Espressioni di religiosità popolare in Calabria
La Pasqua: canti – riti – usanze - credenze

Il volume completo dei testi, melodie

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