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prof. Rosa Maria Rossomando, Rossella Laria, Ottavio ScrugliAppuntamenti Culturali
Laurea in genitore, laurea in figlio

Interessante il convegno organizzato dal club Inner Wheel  in collaborazione con “Amici della fondazione don Mottola”e Antropos


di Caterina Pandullo

foto Salvatore Libertino

Tropea - “Famiglia – Società e la terapia della Partecipazione”: questa  l’importante tematica al centro delle relazioni e dei dibattiti organizzati quest’anno in collaborazione dalle associazioni “Amici della fondazione don Mottola”, Antropos  e Inner Wheel. I diversi incontri, animati dalla  presenza di qualificati esperti e di varie autorità,  hanno registrato anche una massiccia partecipazione di giovani sicuramente attratti dalle complesse e delicate problematiche affrontate  quanto mai attuali e coinvolgenti.  Particolarmente partecipato l’ultimo incontro anche  per  l’accattivante titolo dell’argomento trattato: “Laurea in genitore, laurea in figlio: la meta comune”. E’ stata la presidente del Consiglio Sala conferenza "Albino Lorenzo"Nazionale Italia dell’Inner Wheel, prof. Rosa Maria Rossomando Lo Torto, a relazionare (presenti il sindaco Euticchio, i presidenti del club tropeano del Rotary,  Luigi Condina ,  dell’ Inner Wheel, Rossella Laria, di Antropos, Ottavio Scrugli)  sul complesso e delicato tema preannunciando di non volere  “esprimere teorie circa la capacità o le modalità di esercitare il ruolo di genitori e figli, che consentano il conseguimento o il riconoscimento, pur simbolico, di un titolo accademico”, spiegandone l’impossibilità col fatto che “il legame tra genitori e figli, fatto di percezioni di sfumature intraducibili, di sensazioni, di dialoghi, più spesso monologhi o silenzi, di utilizzo di codici non scritti ma puntualmente rispettati, realizza una visione umana unica e irripetibile, la cui qualità e idoneità  non è valutabile con criteri o parametri predeterminati o predeterminabili”. Ha  quindi analizzato la dinamicità del rapporto genitori-figli che da una fase iniziale di sostanziale equilibrio dei primi anni di vita, si trasforma poi , in età adolescenziale, in rottura e rifiuto dell’autorità genitoriale. Ecco allora che il desiderio di scoprire la propria identità e le  sollecitazioni tipicamente giovanili   spingono i ragazzi a intraprendere “lunghi viaggi metaforici o reali per ricercare la verità e la perfezione” con risultati a volte imprevedibili. Emblematiche  a tal riguardo le  storie raccontate:   quella evangelica del Figliuol  Prodigo che ha un epilogo positivo perché “padre e figlio si rincontrano e si ritrovano, dopo un percorso di reciproca sofferenza con la quale ciascuno perviene ad una nuova saggezza”,  e quella drammatica di un giovane ragazzo americano , Chris Mcandless, trovato morto  in una foresta dell’Alaska dopo essersi allontanato da casa da alcuni anni perché in cerca di una nuova identità, per sfuggire alla schiavitù dei bisogni consumistici, per il desiderio di vivere in un mondo giusto e perfetto nella solitudine. “Non è facile essere genitore e non è facile essere figlio”, ha affermato la relatrice, sottolineando che per riuscirci occorre metterci più il cuore che la mente. Si  è quindi soffermata sulla differenza tra  genitori autoritari i quali pretendono che il figlio accetti il loro punto di vista, e quelli autorevoli che ricorrono al dialogo; i genitori, comunque devono “imparare a mettersi in discussione, a sapere ascoltare, a rassicurare il proprio figlio, essere disponibili ad accoglierlo, anche dopo inevitabili errori”. Ciò però non vuol dire che non debbano imporre delle regole che indichino confini e riferimenti stabili, da accettare, da criticare, ma necessarie a fornire un modello quotidiano di riferimento. “I genitori danno la vita, i figli la ricevono, ma nel cammino degli anni è augurabile che non si riesca a distinguere chi dà e chi riceve”, è l’auspicio con cui ha concluso.

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