Stagione estiva teatrale 2007

Caterina Vertova, protagonista al teatro "La Pace"

Straordinaria la presenza scenica della protagonista che ha calamitato  l'attenzione di un pubblico appassionato di teatro classico

 

di Caterina Pandullo

foto Salvatore Libertino

 

Si è perfettamente calata nella parte, con un'interpretazione intensa, appassionata e travolgente, Caterina Vertova, protagonista al teatro "La Pace" di Drapia della Medea di Seneca. Entrando direttamente dalla platea, scalza e avvolta in un lungo, fluido mantello nero, si è catapultata sullo spoglio palcoscenico, drappeggiato sullo sfondo da una tenda nera, calamitando l'attenzione di un pubblico poco numeroso ma appassionato di teatro classico. Nell'atto unico si snodano le fila dell'atroce, raccapricciante vendetta di  Medea che, abbandonata da Giasone per Creusa,   figlia del re Creonte, trama un disegno degno di una "macchinatrice dei peggiori crimini", come definita dallo stesso  Creonte.  Terribile l'invocazione iniziale di Medea agli spiriti del male  e alle dee vendicatrici dei delitti perché accorrano a dare la morte alla nuova moglie di Giasone, al suocero, a tutta la famiglia regale e soprattutto li implora affinché lo sposo traditore "continui a vivere da esule, ramingo, privo di tutto, odiato  e colmo di terrore", rimpiangendola come sposa. E mentre il coro, in  moderna versione con giacca e cravatta e occhiali da sole, inneggia il canto nuziale, invocando il favore degli dei alle nozze regali, monta la rabbia di Medea contro Giasone "che mi ha strappato al padre, alla patria, al trono e ora mi abbandona in terra straniera". Invano la nutrice la esorta a placare la sua ira e a fuggire per mettersi in salvo, "prima la vendetta, poi la fuga" è la sua risposta. E terribile è la sua vendetta, alimentata dal ricordo di atroci scenari di orrori e delitti di cui si è macchiata per Giasone,   preparata con le sue malefiche arti magiche e mascherata sotto forma di doni nuziali intrisi di veleni, fatti recapitare alla rivale dagli ignari, innocenti figli. E per colpire   l'amore paterno, punto vulnerabile dell'ormai odiato marito, non esiterà a compiere l'ultimo orrendo atroce   delitto uccidendo i due figli. Gli spettatori hanno applaudito a lungo, incantati dalla straordinaria presenza scenica della protagonista, che ha incarnato il dramma di Medea non solo attraverso le frenetiche movenze del sua gestualità fisica ma soprattutto per l'interno conflitto psicologico tra ragione e passione in cui l'incapacità di arginare il male sfocia nell'ineluttabile sentimento della vendetta che nella tragedia di Seneca assume anche un senso espiatorio.

 

 

 

 

 

 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

    www.tropeaedintorni.it        luglio 2007