Politica

Carissimi lettori “si ricomincia”

La replica di Gaetano Vallone

Il sindaco di Tropea commenta gli articoli apparsi sulla stampa

Gaetano Vallone, sindaco di Tropea

Che Adolfo Repice non fosse un grande manager quale si è più volte autodefinito e neanche un mediocre amministratore, lo diciamo da tempo ed il tempo ci ha dato ragione. Che cambiasse bandiera, non solo quella politica ma quella della più semplice opinione sulle cose, mutabile ad ogni mutar di vento e che il suo concetto di coerenza fosse limitato al massimo ad un’ora solare, anche questa cosa avevamo capito e sperimentato da tempo stigmatizzandola in svariati modi; che potesse approfittare di una scelta amministrativa per cavalcare l’onda degli ultimi malumori del momento, in questo caso legati alla delusione di qualche suo ex giannizzero o cliente acquisito, attapirato e depresso dall’assenza forzata di onde sonore assordanti, lo sapevamo anche perché è stata la cifra che ha contraddistinto il suo agire dal primo all’ultimo giorno della sua abusiva ed illegittima occupazione di palazzo S.Anna durata 16 mesi. Ma che non conoscesse nemmeno le più elementari norme amministrative non lo credevamo possibile anche se ed anche in questo caso, i prodromi erano stati chiari sin dalla sua prima settimana di governo della città.
Nel suo ultimo articolo dato alla stampa, quello del 30 Agosto scorso, ha dato ulteriore dimostrazione di ignoranza conclamata in materia d’amministrazione, evidenziando in modo significativo non solo la sua totale impreparazione e disconoscenza del contenuto dei regolamenti comunali, ma anche e soprattutto di non saper nemmeno leggere i titoli di detti regolamenti.
La tardiva risposta ai suoi inutili tentativi di visibilità politica che sta conducendo in questi giorni dalle pagine dei giornali locali, è dovuta essenzialmente al fatto che il gruppo consiliare Uniti per la Rinascita da me capitanato è stato impegnato in questi ultimi 20 giorni per tentare di mettere ordine nell’aggrovigliata matassa di illegittimità, di abusi amministrativi, di atti politici imbarazzanti, di conti in disordine che il già sindaco Repice (chiamarlo ex sindaco sarebbe cosa errata e disonorevole per noi), ha lasciato in eredità alla cittadinanza di Tropea. Una dettagliata rendicontazione di tutte le nefandezze legate al nome di Adolfo Repice e alla sua ex amministrazione sarà comunque e presto posta all’attenzione di tutti i cittadini sia in un incontro con la stampa, sia un comizio in Piazza Ercole.
Nella giornata del 29 Agosto, porta di suo pugno al Comune di Tropea, un’interrogazione siglata a suo nome per conto della lista “Passione Tropea” relativa alla questione inquinamento acustico. In essa viene chiesto al Sindaco legittimo della città di conoscere per quali ragioni ha adottato il provvedimento ultimo scorso del 27 Agosto 2011 con il quale le attività commerciali hanno dovuto, dalla data del 29/08/2011, cessare ogni emissione acustica all’esterno dei propri locali.
L’art. 36 del Regolamento di Polizia Urbana, oggetto della comunicazione sindacale mandata agli esercenti, non è stato abrogato dall’art. 15 del regolamento successivo da lui citato e mai poteva esserlo. Infatti, il più elementare principio giuridico è quello che una norma di natura e con oggetto da regolamentare diversa da un altra non abroga quella precedente così come sostenuto da Repice nell’interrogazione citata. Di fatto, il REGOLAMENTO DI POLIZIA AMMINISTRATIVA approvato con delibera di Consiglio Comunale n° 11 del 4.06.2010, quello da lui richiamato in detta interpellanza quale regolamento che abrogherebbe il precedente, non ha lo stesso contenuto e lo stesso oggetto del REGOLAMENTO DI POLIZIA URBANA approvato con delibera di C.C n° 50 del 30/07/2007, con delibera CC n° 32 del 08/07/2008 e con delibera commissariale n° 13 del 30/06/2009) quindi non solo non abroga quello precedente, ma fungerebbe solo ed esclusivamente da atto integrativo allo stesso. Il consiglio che si suggerisce al Repice è quindi quello di andare di nuovo a scuola per imparare ad essere meno superficiale e più originale e di non scopiazzare qualora, nel futuro prossimo o anteriore, dovesse sciaguratamente ricoprire altri incarichi pubblici (per la cronaca si ricorda che L’art. 15 del regolamento di Polizia Amministrativa è stato integralmente scopiazzato dall’art. 26 dell’omonimo regolamento della città di Torino). Inoltre, rammentiamo a Repice & C. che chi amministra da meno di un mese la città, ha le idee molto chiare non solo sul modo di amministrare la cosa pubblica, ma anche e soprattutto sul tipo di turismo che intende incentivare per la città, dove il turismo della terza età, quello culturale, quello religioso e quello di medio ed alto taglio saranno al centro dell’interesse politico-programmatico per i prossimi 20 anni. Il turismo del “mordi e fuggi”, quello del sacco a pelo e tutto quel turismo che porta confusione e che danneggia l’immagine e l’economia della città, non sarà da noi né oggetto di interesse, né oggetto di incentivazione promozionale.
Inoltre, considerato che i sottoscrittori di detta interpellanza frequentano assiduamente noti studi legali e dicono di avere dimestichezza con questioni legati al diritto e alla giurisprudenza (siamo certi che il loro consulente legale più promiscuo sia il solito avvocatuccio che muove l’aria pensando di dire cose importanti), consigliamo la consultazione di una sentenza che la Corte di Cassazione ha emanato nel 2006 relativa ad un caso analogo avvenuto nel comune di Jesolo. In essa è espressamente riportato quanto segue: “La disposizione di cui all’art. 51 del Regolamento di Polizia Urbana del Comune di Jesolo rientra per l’appunto nell’ambito della disposizione dianzi indicate: inserita nel Titolo IV, dedicato alla “quiete e sicurezza nel centro abitato” e non già nel successivo Titolo V specificatamente finalizzato alla “tutela dell’inquinamento acustico”, essa è rivolta infatti a salvaguardare la tranquillità degli abitanti del comune in confronto alle offese concretamente recate tramite l’inopportuno impiego, nell’ambito dell’esercizio dei locali da ballo, di “apparecchi per la riproduzione o l’amplificazione del suono e delle voci o delle attrazioni musicali o delle esibizioni. E ciò a prescindere dall’avvenuto superamento dei limiti di rumorosità fissati dalla legge 447/95 e dal DPCM 14 novembre 1997”. In altri termini, secondo la Suprema Corte, la norma regolamentare con la quale la Pubblica Amministrazione ha ritenuto di tutelare la pubblica quiete, prescinde e non è vincola alla normativa sull’inquinamento acustico.

Per quanto riguarda poi la questione “Caravan”, la sua ultima interpellanza e la sua ultima uscita pubblica, denotano ancor di più il suo stato di confusione mentale che in questi ultimi giorni, dopo la scoppola ricevuta il 3 Agosto, si è acutizzato a dismisura. Prende lucciole per lanterne e non riesce più a distinguere la differenza che intercorre fra sosta e stazionamento.
Ricordiamo al Repice che l’ordinanza sindacale adottata è mirata ad impedire lo stazionamento dei camper in determinati luoghi della città per ragioni igienico-sanitarie (numerosi sono stati i solleciti ricevuti dai cittadini), dove per stazionamento deve intendersi non la semplice sosta ma il fermo di detti camper per molte ore, con apertura di tende o infissi e la posa a terra di tende, sedie, tavoli da pranzo o altri accessori che di fatto trasformano la sosta in un vero e proprio campeggio abusivo per le strade della città. Lungi da noi il voler discriminare la categoria dei camperisti ed attigui, per i quali ricordiamo che nella città di Tropea ci sono ben tre campeggi capaci di accogliere lo stazionamento ed un’area camping specifica, ubicata fra Tropea e Parghelia (a ridosso del Porto di Tropea), proprio per i camper.
Inoltre, ricordiamo a Repice e al suo vicesindaco Rodolico che si attrezzassero meglio e con argomentazioni più pertinenti e persuasive se nel corso dei prossimi mesi pensassero di portare avanti una politica di opposizione più efficace.
Ricordiamo infatti che la fonte giuridica dell’ordinanza sindacale oggetto della loro interpellanza trova il suo fondamento nell’art. 50 del TUEL (Testo Unico Enti Locali), il quale conferisce al sindaco della città pieni poteri in merito ad “urgenti e contingenti problemi di igiene pubblica”. Inoltre, detta ordinanza, risulta legittimamente posta in essere perché ampiamente motivata, perché circoscritta ad un area specifica del territorio e perché detta area è interessata dai fenomeni di scarico abusivo di liquami e reflui organici di cui solo il Repice e il Rodolico non si sono accorti.
Per questi ed altri motivi, che ci riserviamo di specificare nelle apposite sedi, rimandiamo al mittente quanto grossolanamente sostenuto negli articoli giornalistici suddetti. Inoltre facciamo presente a chiare lettere che non accettiamo lezioni di diritto e di legalità da chi in questi mesi si è reso colpevole delle illegittimità più palesi, stigmatizzate a più riprese dagli organi nazionali competenti; da chi, infine, violando la normativa sul lavoro (mi riferisco al Porto) ha fatto sì che l’Ispettorato del Lavoro comminasse una multa salatissima al Comune di Tropea, che provvederemo quanto prima a girare al già sindaco abusivo Adolfo Repice affinché provveda al suo pagamento.

Gaetano Vallone

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