Esposizioni artistiche di Antonio Carratura
 

Le sculture della memoria
 

In uno dei più suggestivi vicoli del centro storico di Tropea una mostra, in particolare, cattura l’interesse dei turisti, è quella di Antonio Carratura, pittore e scultore.

 

di Bruna Fiorentino

foto Salvatore Libertino

 

Tropea – Quello che di più affascina in un’opera scultorea di Antonio Carratura sono i tratti del soggetto realizzati grazie ad una tecnica che per alcuni critici ed esperti è forse unica nel suo genere.

Volti di uomini e donne, rappresentazioni di vita quotidiana e religiosa, gruppi di lavoro o singole maestranze di altri tempi sono lì sui piedistalli, in mostra, ad evocare una memoria della storia che l’uomo comune ha scritto con la fatica per la sopravvivenza, la povertà e la semplicità della vita quotidiana.

Antonio Carratura vive e lavora a Tropea, città dove è nato e dove è tornato dopo lunghi anni di emigrazione vissuti nel nord Italia. E’ lassù che ha imparato il mestiere di antiquario che ancora oggi svolge nella cittadina calabrese. Questa attività gli ha dato anche la possibilità di dedicarsi alla scultura ed alla pittura, doti che ha scoperto negli anni settanta, periodo in cui sono nate le prime creazioni.

Totò, come viene affettuosamente chiamato dagli amici, realizza le sue opere usando un materiale umile, pietra silice, addirittura reperito nelle discariche e durante i lavori di ristrutturazione di antichi palazzi. I blocchi informi, il cui peso varia dai sette ai quaranta chili, vengono trasportati nel laboratorio dove l’artista modella i suoi capolavori piegando la pietra, ora dura ora morbida, ai propri desideri con martello e scalpello. Come per incanto, dalle mani esperte di Totò si materializzano drappeggi che riecheggiano quelli dell’antica Grecia, visi con occhi grandi ed oblunghi dai tratti orientaleggianti e figure ieratiche che ricordarono i dipinti del Cristo Pantocrator bizantino. Ma ci sono anche Madonne d’ispirazione ecumenica e, passando dal sacro al profano, maschere con sottili riferimenti a quelle apotropaiche. Il tocco, malgrado gli innegabili influssi classicheggianti, è comunque fortemente personale e l’humus culturale riflette la genuina e spontanea visione del mondo circostante. Ciò a testimonianza che nessuna scuola artistica inficia la purezza della sua ispirazione possente e sofferta. Forse è proprio per questa ragione che Carratura, dopo aver modellato con disinvoltura e destrezza le sue “pietre”, preferisce dargli un nome che possa garantire una connotazione chiara e senza equivoci alle opere: Contadina, Donne di Calabria, Silenzio, Vicinato, U’Ciucciaru, A Pizzitana, ecc.

Le sculture di Carratura richiedono una lunga e laboriosa applicazione, una quasi fatica fisica e mentale paragonabile, probabilmente, solo a quella vissuta dagli stessi personaggi che oggi sono immortalati nella pietra.  

Il periodo più fecondo della mia produzione -  dice l’artista – è in primavera. Evidentemente – sostiene – questo scorcio dell’anno, a Tropea, conserva ancora il suo ruolo di risveglio della natura e, quindi, delle potenzialità creative dell’uomo”.

Per completezza di informazione va sottolineata anche l’attività di pittore di Totò che non sfugge al visitatore della mostra. Un aspetto particolare che balza subito all’occhio è la rappresentazione su tela non di un singolo soggetto ma di infiniti e svariati temi che spaziano dalle nature morte, agli scorci suggestivi di Tropea, alle rappresentazioni di soldati armati ed a personaggi dai connotati evangelici.

E’ difficile poter collocare il pensiero artistico di Antonio Carratura circoscrivendolo alla sfera religiosa piuttosto che laica ma, evidentemente, è qui il suo genio. 
 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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