Per le aziende turistiche tropeane è tempo di pensare già al prossimo anno

Opinioni divergenti su un’estate così così

Si è conclusa la stagione turistica 2003. A molti turisti ed operatori del settore non è piaciuta. Eppure, in Calabria ed in particolare a Tropea, anche quest’anno si è registrato un aumento di vacanzieri.

 

di Bruno Cimino

foto Salvatore Libertino

 

Roma – Gli italiani, in particolare, ricorderanno l’estate appena trascorsa come quella che “appena alzavi il braccio ti trovavi in un bagno di sudore”. Il ricordo principale sarà dunque di natura meteorologica e riaffioreranno i black out per l’energia elettrica causati in parte dalla penuria di acqua registratasi anche nelle zone montuose del nord Italia. Sotto l’aspetto turistico, però, i ricordi riguarderanno ben altri argomenti, i cui contenuti risulteranno certamente discordanti, ma a seconda della categoria interpellata per il pro memoria.

Iniziamo con il turista, l’unico vero titolare, in quanto a categoria, autorizzato a parlare e, quando serve, ad alzare la voce.

Il tutto esaurito a Tropea si è consumato nei soliti venti giorni a cavallo di ferragosto, ciò nonostante per tutto il mese si è registrato un calo del 20% compensato comunque dalle presenze di giugno, luglio e settembre, da qualche anno sempre in aumento in questi periodi. Ma se sull’aumento del flusso dei vacanzieri oramai ci si può lamentare davvero poco, ci sarebbe invece da dire molto sui problemi che non garantiscono più una vacanza salubre, divertente, di relax e con servizi pari alla spesa che le famiglie o i singoli affrontano per raggiungere la capitale del turismo italiano.

La piaga principale è quella legata al malfunzionamento di alcuni depuratori che da tanti anni riescono a beffare sia Legambiente e altre simili associazioni che i controlli (quali non si sa) delle forze dell’ordine addette a questi compiti. E qui siamo entrati nel regno di altre categorie. Insomma il mare di Tropea sembra non potersi più definire una cartolina immacolata. Al nostro giornale sono pervenute e-mail di protesta sia di tropeani che di forestieri, prima, durante e dopo l’estate per denunciare un palese peggioramento del mare. Molti anni fa, volendo a tutti i costi indicare un colpevole “astratto”,  si diceva che le porcherie in mare le portava la corrente e, per via di qualche sacchetto con relativi indirizzi, trovato sulla battigia, si voleva mandare alla gogna città come Messina e Milazzo. Ma gli autori dell’inquinamento erano e sono più vicini di quanto non si voglia far sapere. Troppi sono gli elementi che conducono nelle zone limitrofe a Tropea dove si compie lo scempio ambientale. Quello che stupisce non poco è l’atteggiamento della politica comunale, provinciale e regionale che negli ultimi trent’anni ha trattato il problema sulla salvaguardia del mare calabrese in maniera del tutto superficiale, sicché più tempo passa e sempre più difficile è trovare la soluzione al problema.

Dunque la seconda categoria, attore in questa vicenda è quella dei politici. Questa sarebbe la sede di ogni ragionamento che lega il binomio politica-turismo, ma c’è poco spazio per un’analisi intellettualmente onesta specialmente se gli argomenti conducono a stabilire quello che le istituzioni hanno potuto fare e non necessariamente ciò che avrebbero dovuto fare.

Altre categorie, non meno responsabili della precedente seppure in merito a differenti disfunzioni, sono quelle degli operatori turistici e dei commercianti. Ma quali sono le colpe che si possono attribuire a costoro? Innanzitutto il dover constatare che c’è poca professionalità e questo è causa di un palese disservizio, in questi casi gli aumenti di alcuni prezzi sono davvero immotivati.

A Tropea, come in quasi tutto il sud della penisola, molte aziende sono gestite da persone che si improvvisano operatori turistici. Queste realtà prima di potersi definire aziende turistiche hanno bisogno di un lungo tirocinio, a danno dell’intero comparto industriale che ancora non decolla come dovrebbe.

D’altro canto, ciò che autopenalizza queste categorie è di non essere un forte movimento che conti nel tessuto sociale e politico dove opera. E per un paragone quale utile riferimento non c’è che da invidiare la fortuna turistica di alcune località della costiera romagnola la cui bellezza delle spiagge e del mare non c’entra con il boom turistico di ogni anno, ma è legato al lavoro associativo delle categorie degli operatori turistici e dei commercianti.

Le opinioni divergenti su un’estate trascorsa così così si possono al dunque sintetizzare sul fatto che non sarebbe comunque tanto difficile, sotto l’aspetto politico-amministrativo, lavorare per migliorare i servizi e da parte degli operatori del settore aggiornarsi più velocemente e professionalmente sul loro lavoro! Inoltre, cosa ancora più importante sarebbe quella di imporsi (ma chi? E a chi?) per avere ciò che piano piano si sta perdendo, o forse non c’è mai stato, come ad esempio una sanità locale che rispetti i parametri delle primarie necessità medico-ospedaliere, quali autoambulanze, camere iperbariche e così via.

Per avere tutto ciò, che poi è un diritto, non si dovrebbe attendere, come succede da cinquant’anni ad oggi, l’arrivo della prossima estate per impegnarsi con il politico Caio o l’amico Tizio a discutere di come risolvere i propri problemi. Le soluzioni alle questioni collettive si trovano, se c’è la volontà, da ottobre ad aprile. Poi tornerà l’estate e si dovrà lavorare affinché il turista non debba parlare ancora di aver trascorso un’estate così così.   
 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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