Fede e dintorni

Fratel Ettore verso la beatificazione

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Fratel Ettore verso la beatificazione.

A Milano nel mese scorso, 19 dicembre 2017, l’arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la cerimonia d’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione di fratel Ettore, il camilliano Ettore Boschini, molto noto a Milano, che ha speso la sua vita accanto agli ultimi nella metropoli lombarda. I milanesi lo ricordano con la sua veste talare nera sdrucita, con la grossa croce rossa sul petto, abito tipico del suo Ordine, percorreva in lungo e in largo Milano, alla ricerca dei bisognosi, offrendo aiuto concreto e spirituale. Fratel Ettore era morto il 20 agosto 2004 a 76 anni, nella clinica camilliana “San Pio X” a Milano, dove aveva iniziato la sua missione pastorale.

Passo importante nel processo di beatificazione per fratel Ettore Boschini, il camilliano molto noto a Milano che ha speso la sua vita accanto agli ultimi nella metropoli lombarda. Dopo che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, aveva incaricato la Curia di pubblicare l’Editto per l’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio fratel Ettore Boschini, a Casa Betania delle Beatitudini – Opera Fratel Ettore, a Seveso monsignor Delpini ha presieduto la cerimonia d’apertura della fase diocesana della causa del religioso camilliano, «profeta della carità» per il promotore di giustizia don Marco Gianola, «santo nella semplicità» secondo la postulatrice Francesca Consolini.

Le tappe del processo
♦ A rispondere è don Marco Gianola, promotore di giustizia della Causa di beatificazione e canonizzazione del sacerdote camilliano: «Una volta aperto il Processo con la cosiddetta “Prima sessione”, se ne svolgeranno altre.
♦ La successiva e importante fase è quella della raccolta delle prove documentali. I periti storici saranno appunto incaricati di raccogliere tutta la documentazione riguardo al Servo di Dio, scritti editi e inediti, come lettere e biglietti che fratel Ettore ha effettivamente lasciato. Senza dimenticare ciò che altri hanno scritto di lui, come pure le testimonianze già pubblicate».
In Curia si potranno portare o comunicare ricordi personali e testimonianze di aver conosciuto fratel Ettore: «Al nostro ufficio in questi giorni sono giunte diverse lettere di gente comune. Continueremo ad accogliere testimonianze fino alla chiusura del Processo, per il quale ovviamente non vi è un tempo preciso.
♦ Oltre alla documentazione da raccogliere, vi sarà anche l’aspetto degli interrogatori di un certo numero di testi che saranno convocati in Curia: questa è la seconda fase del Processo diocesano. Riunita tutta la documentazione, verrà inviata alla Congregazione delle Cause dei Santi, che la sottoporrà a tre diversi gradi di giudizio.
♦ Una volta che il Papa avrà riconosciuto le virtù eroiche, il Servo di Dio diverrà Venerabile, e allora servirà un miracolo riconosciuto per essere Beato».

Un’infanzia povera
♦ Fratel Ettore, era nato nella frazione Belvedere del comune di Roverbella (Mantova) il 25 marzo 1928 da una famiglia di agricoltori, trascorse la fanciullezza in ristrettezze economiche familiari e giunto all’adolescenza dovette lasciare la scuola, per andare a lavorare nei campi e nelle stalle, alle dipendenze di piccoli proprietari terrieri. Giunto ai 24 anni, la vocazione allo stato religioso che avvertiva in sé, si fece più insistente, per cui scelse di entrare nell’Ordine dei Camilliani, venendo accolto il 6 gennaio 1952 e pronunciando i voti temporanei come Fratello, il 2 ottobre del 1953.

L’approdo a Milano
Nei primi anni Settanta fu destinato a Milano, alla clinica camilliana “San Pio X”, dove mentre lavorava, riuscì a conseguire la licenza media e il diploma d’infermiere professionale. Nel capoluogo lombardo, scoprì le miserie che si nascondono nella vita metropolitana delle grandi città. Desideroso di stare vicino ai più diseredati, senza tetto, immigrati, persone sole senza affetti, prese ad istituire dei “Rifugi” – notissimo quello che creò nelle vicinanze della stazione ferroviaria centrale -, luoghi ospitali organizzati per soccorrerli al meglio, prima da solo, poi con l’aiuto di volontari attratti dal suo carisma camilliano.

La sua missione tra i diseredati
I milanesi lo ricordano con la sua veste talare nera sdrucita, con la grossa croce rossa sul petto, abito tipico del suo Ordine, percorreva in lungo e in largo Milano, alla ricerca dei bisognosi, offrendo aiuto concreto e spirituale. Giro per la città che spesso compiva con una vecchia utilitaria di colore bianco, sul cui tetto aveva posto una grande statua della Madonna, a cui fratel Ettore era molto devoto.
Una passione e uno stile pastorale non sempre compreso e apprezzato. Ma nonostante fatiche, incomprensioni e maltrattamenti è diventato per moltissimi milanesi, e non solo, il “simbolo di una vera e difficile solidarietà”, come lo definisce anche il comunicato ufficiale dell’arcidiocesi ambrosiana che da l’annuncio dell’avvio delle procedure a livello diocesano.

Fratel Ettore morì il 20 agosto 2004 a 76 anni, nella clinica camilliana “San Pio X” a Milano, dove aveva iniziato la sua missione pastorale.
(fonte: cf Avvenire.it, 18 dicembre 2017).

A Milano nel mese scorso, 19 dicembre 2017, l’arcivescovo Mario Delpini ha presieduto la cerimonia d’apertura della fase diocesana della causa di beatificazione di fratel Ettore, il camilliano Ettore Boschini, molto noto a Milano, che ha speso la sua vita accanto agli ultimi nella metropoli lombarda. I milanesi lo ricordano con la sua veste talare nera sdrucita, con la grossa croce rossa sul petto, abito tipico del suo Ordine, percorreva in lungo e in largo Milano, alla ricerca dei bisognosi, offrendo aiuto concreto e spirituale.

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