GiangurgoloGiangurgolo
la Maschera Calabrese del 700

di Marcella Romano

GIANGURGOLO......... Pochi sanno di lui. Eppure un tempo fu famoso come Arlecchino, Pulcinella e gli altri protagonisti della Commedia dell’Arte.
Giangurgolo era una maschera, la maschera calabrese per eccellenza che si esibiva, con pari dignità e importanza delle altre maschere, sui palcoscenici di Napoli, Firenze, Venezia. Applaudito, ricercato, amato e interpretato dai più famosi attori del tempo.
Nel secondo 8oo, dopo l’unificazione.... dell’Italia, Giangurgolo come tante altre cose belle della Calabria, sparì dalle scene e si perse anche il ricordo di questa maschera ricca di simpatia e originalità. Forse perchè la Calabria,da allora ebbe ancor meno motivi per ridere, e molti di più per piangere.
Ma... giusto per ricominciare a ridere un pò, riportiamo alla ribalta questa maschera particolare, riappropriandoci di testimonianze preziose di un passato ricco di cultura e civiltà, di bellezze e tradizioni, un passato non da contenplare ma da far rivivere.
Signore e signori ecco a voi GIANGURGOLO, o meglio, il Capitan Giangurgolo. La maschera nasce durante la dominazione spagnola e vuol mettere alla berlina quei capitani fanfaroni che dietro una divisa nascondono la propria inettitudine e debolezza. Il nostro Giangurgolo è quindi un capitano calabro-spagnolo, parla il dialetto calabrese infarcito di roboanti parole spagnoleggianti.
E’ uno sbruffone oltremodo goloso, vanesio e gran donnaiolo, mellifluo e accondiscendente, ma solo con i potenti. Di fronte ai più deboli eccolo diventare fanfarone e temerario. Si lascia andare in un turbinio di parole mentre minaccia di spaccare teste ed ossa a tutti... pronto a darsela a gambe se le cose si mettono male per lui.Un vero ammazzasette da palcoscenico che si proclama eroe di gesta incredibili partorite solo dalla sua fantasia..
Va in estasi davanti ad ogni fanciulla e, sicuro di essere un irresistibile conquistatore , si profonde in arzigogolati e svenevoli complimenti che lo rendono ridicolo. Le fanciulle ne fanno il loro cavalier servente ma ridono alle spalle. di questo sdolcinato damerino, che pensa di essere un magnifico seduttore.
Il suo piatto preferito: i maccheroni ( "i filej o maccarruni i casa"). Venderebbe l’anima al diavolo per un piatto fumante condito con un conturbante sugo di pomodoro e naturalmente riesce sempre a scroccarlo a qualcuno. Il suo nome sottolinea, la sua insaziabile fame. Difatti Giangurgolo etmologicamente vuol dire Gianni (il richiano agli Zanni è evidente) gola-ingorda.
Ammiratelo nel suo bizzarro costume che ricalca la moda spagnola del tempo ma notate i molti elementi che richiamano l’abbigliamento calabrese.
Pantaloni a strisce gialle e rosse sbruffanti sotto al ginocchio, marsina rossa arabescata, camicia bianca con ampie maniche senza collo e polsini, legata con fettucce colorate, un collettone di "ruche" tipicamente spagnolo, un lungo spadone legato ad una vistosa bandoliera. Ha scarpe di vernice nera ornate di fibbie, guanti neri, calze bianche. Porta il cappello a cono (tipo cervone come quello che divenne il tipico cappello dei briganti) ornato di una piuma di pavone.
Il tutto completato dalla maschera con un gran nasone, barba e baffi alla D’Artagnan
Un tipo così non lo si dovrebbe mettere nel dimenticatoio. Rappresenta la parodia dei capitani spagnoli boriosi e tronfi che scorazzavano da padroni nel Regno di Napoli e in senso più lato, tutti quelli che senza averne diritto hanno pose da prepotenti. Alcuni testi sottolineano il suo aspetto di capitano spagnolo, avido, spaccone, che diventa bersaglio della satira popolare, altri testi fanno rivivere in lui lo spirito burlesco del calabrese che dennuncia in un modo tutto suo i sopprusi e i torti subiti.
In ogni caso è importante ridare a GIANGURGOLO il posto che merita anche perchè di GIANGURGOLI se ne ritrova tanti in circolazione anche ai nostri giorni.

Redazione Tropea e dintorni

 

 

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