Attualità Fede e dintorni

I giorni del Venerabile Vito Michele Di Netta_3

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

3 dicembre 1849 – La morte del P. Di Netta

I giorni del Venerabile Vito Michele Di Netta_3.
Memoriale: 168° anniversario della morte del Venerabile
P. VITO MICHELE DI NETTA
Tropea 1-2-3 dicembre 2017 – Chiesa del Gesù

3 dicembre – Domenica
Ore 16,30 = Rosario e Novena.
Ore 17,15 = S. Messa con la Memoria del Transito del P. Di Netta e offerta della lampada.

“La preziosissima morte di Lui è avvenuta nel mentre che contava di sua vita anni 62 e mesi 9 e di Congregazione 47”.

 

Lettera del Padre Raffaele Caprioli [1] al Vescovo di Mileto [2]
sulla morte del P. Di Netta 
[3]

I.M.I.A.

Eccellenza Reverendissima,

Ben mi è nota l’affezione, di cui Vostra Eccellenza Reverendissima onorava il nostro Degnissimo Padre Netta, ed è perciò, che tra le lacrime di questa Comunità compio il triste dovere di annunziargliene la preziosissima di Lui morte nel mentre che contava di Sua vita anni 62 e mesi 9 e di Congregazione 47.

Iddio alla corona dei Suoi meriti ha voluto in quest’ultimo anno della sua vita aggiungere anche quello di molteplici e fastidiose infermità, tra le quali l’idrotorace, ribelle a tutti i rimedi dell’arte, lo ebbe morto nel giorno di ieri, com’Egli lo aveva tempo fa preconizzato, alle ore 15 dopo aver ricevuti gli ultimi conforti della Religione da Lui chiesti avidamente, dopo una breve e tranquillissima agonia.

Il giorno di ieri fu sacro al Saverio, l’Apostolo delle Indie, ed in tal giorno il Signore ha richiamato alle sue ricompense l’Apostolo delle Calabrie. Sì, questa fu la sua sublime destinazione, questa sarà sempre la Sua gloria.

Devastate queste povere Calabrie dal tremuoto del 1783; straziate da tutti i furori della Guerra nel 1799, la condizione Religiosa di questo infelice Paese al cominciare del nostro secolo era affatto deplorabile.
Quando piacque alla Provvidenza stabilire in questa contrada la nostra Congregazione per rigenerarle nei costumi; ma tra i zelanti operari, quegli che più si distinse per perseveranza di travaglio, per estensione di terreno, per felicità di successi fu appunto l’Illustre Defunto, che tanto vuoto ha lasciato nel nostro Istituto dopo aver lasciata tanta orma di se nella Vigna del Signore.

Tutta la sua vita non fu che l’intreccio di virtuosi Esercizi, specialmente diretti alla salvezza delle anime, ed alla gloria del Redentore il che è poi eminentemente lo scopo del nostro S. Istituto.
L’austerità claustrale, la povertà Evangelica, l’umile ubbidienza l’osservanza Regolare e la semplicità dei tempi andati in lui ci hanno sempre mostrato un modello. La sua devozione al SS.mo Sacramento ed alla Vergine Immacolata era tenerissima.
Dai suoi piedi contriti si alzavano i peccatori, e prima di montare sul pergamo, per lungo tempo si vedeva prostrato a piedi del Crocifisso per riceverne l’ispirazione.

Il mio cuore non regge ad offrire a V. E. Reverendissima il quadro circostanziato di tutte le Sue virtù, ma il suo nome basta al suo elogio; solo non posso trasandare che virtù Sue caratteristiche furono quelle doti che rigorosamente, richieggonsi dai grandi uomini Apostolici, quali Iddio a lunghi intervalli suscita per i bisogni della sua Chiesa, e cioè un abnegazione di spirito verso se stesso spinta fino al sacrificio, una inalterabile e cara mansuetudine riguardo agli altri da farsi tutto a tutti, e per gl’interessi del Signore uno zelo instancabile.

Anche in questi ultimi anni dell’età Sua noi l’abbiamo veduto raccogliere le languenti forze di un corpo logoro e consunto, e quasi precederci nella carriera di queste laboriosissime Missioni.
Alle ardenti brame non è venuto mai meno il Suo cuore, ma bensì la Sua vita, quale appena fu spenta e se ne sparse il triste annunzio che tutta questa città in cui era Egli stanziato per anni 37, fu profondamente commossa.

Ieri al giorno si volle per le principali strade far defilare la Processione funebre in cui intervenne la Congregazione dei Nobili con questa Comunità che tutta rattrovasi in Collegio, ed all’apparire delle Sue spoglia universale n’era il pianto, ed i poverelli che la seguivano chiedevano al Cielo perché loro aveva tolto un tanto tesoro!

Stamattina questo Vescovo Eccellentissimo [4], il Capitolo, il Seminario, tutta la nobiltà, tutte le Congregazioni, le due Comunità Religiose ed un immenso popolo hanno reso in Chiesa nostra al suo Cadavere gli ultimi attestati di loro gratitudine.
Tutto il popolo era ambizioso di qualche pezzetto di sue logore vestimenta, ed è stato d’uopo portare delle guardie per ovviare a qualche inconveniente.
Una scelta orchestra ha accompagnato il Pontificale, assai commovente n’è stato l’Elogio funebre, e per la pompa dell’Esequie a nulla si è mancato per quanto poteva offrire una città di Provincia.

Abbiamo adempito questo supremo nostro dovere, ma il nostro cuore è rimasto nell’amarezza! Il nuovo soggiorno di eterna ricompensa di cui ci da garentigia la santità del Defunto, ecco l’unica nostra risorsa, pure Iddio giudica le giustizie, e trova dei nei negli Angeli suoi.

A tal oggetto prego Vostra Eccellenza Reverend.ma di quei suffragi che saprà dettarle il Suo Cuore, onde si abbrevi il tempo di Sua espiazione, presto raggiunga i nostri Maggiori, e presto la Sua Diocesi bagnata dai Suoi sudori acquisti un Protettore dippiù nei Cieli.
Prostrato ai Suoi piedi con tutti gli individui di questa Comunità, le bacio la Sacra destra, e le chiedo la Santa Pastoral Benedizione.

Tropea lì 4 Dicembre 1849

P.S. – Prego Vostra Eccellenza Reverendissima benignarsi fare ostensiva la presente a Monsignore Vicario, a cui con tutta questa Comunità bacio le mani di unita al Suo Degnissimo Segretario.

A Sua Ecc.a Revend.ma
Monsignor Mincioni Vescovo di
Mileto [5]

Umil.mo, devotissimo servo vero
Raffaele M.a Caprioli del SS.mo Red.re [6]

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[1] Il redentorista P. Raffaele Caprioli, nato il 19 aprile, professo il 29 settembre 1826; sacerdote il 21 dicembre 1833; morto il 2 agosto 1861.

[2] Mons. Filippo Mincione (1805-1882), Vescovo di Mileto dal 1847 fino alla morte avvenuta nel 1882.

[3]  Questa lettera, scritta dal P. Raffaele Caprioli, è secondo la trascrizione fatta dal P. Antonio Di Coste, e si conserva intera nell’Archivio Redentorista di Pagani con la segnatura 02DMd2.

[4] Mons. Michelangelo Franchini (1792-1854), vescovo di Nicotera e Tropea dal 1832 fino alla morte avvenuta nel 1854. Egli visitò l’infermo P. Di Netta il giorno prima della morte, e gli diede la pastorale benedizione.

[5] La lettera fu trascritta dal redentorista P. Antonio Di Coste, Vice Postulatore del Processo del P. Di Netta. Egli nacque a Francavilla Fontana il 2 maggio 1865. Emise i voti a Marianella, Napoli, il 9 settembre 1883 e fu ordinato sacerdote a Nocera Inferiore il 20 novembre 1887. Fu consultore del Padre Patrick Murray, Superiore Generale, dal 1918 al 1933. Morì a Napoli il 13 luglio 1944. – Scrisse vari libri e opuscoli di biografie redentoriste. Fu fu Vice Postulatore del Processo del P. Di Netta, culminato con il riconoscimento delle sue virtù eroiche il 7 luglio 1935.

[6] La stessa lettera Padre Caprioli la inviò a Mons. Francesco-Maria Coppola (1773-1851), Vescovo di Oppido Mamertina dal 1822 fino alla morte avvenuta nel 1851. P. Di Netta aveva predicato molte volte nella sua diocesi. La lettera presenta le stesse parole con scrittura originale del Caprioli; si trova con la segnatura 02DMd1 nell’Archivio redentorista di Pagani, purtroppo limitata ad un solo foglio e mancante del resto.

Insieme delle miniature dei quadretti illustranti la vita e la morte del Venerabile P. Vito Michele Di Netta, opera della pittrice tropeana Rosetta Bova. – I quadri sono esposti nella Cappella di S. Anna adiacente alla chiesa del Gesù dei Missionari Redentoristi.

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