Lettere

Il Dr. Tino Mazzitelli giudica il Matteo della Lega

I miraggi lombardi del neo senatore Salvini

A Milano davanti ad un pubblico in visibilio ha proclamato la nascita di una nuova era

L’Onorevole Matteo Salvini a Tropea – foto Libertino

Il grande giorno del neo senatore Salvini e della sua Lega lombarda è arrivato. Il 5 Maggio a Milano davanti ad un pubblico in visibilio ha proclamato la nascita di una nuova era. Dal velleitarismo alla megalomania il passo, si sa, è breve. Salvini lo ha compiuto prima di quanto fosse lecito attendersi. E visto che il suo federalismo era destinato a restare minoritario nel Paese, ha pensato bene di buttarlo alle ortiche e di aprirsi a più redditizie politiche demagogiche, parlando alla pancia della gente più che al cuore e all’intelletto.
Del resto, deve essersi detto, se in Italia c’è qualcuno che fa e disfa “governi ombra” e si atteggia a primo ministro senza esserlo, trovando anche chi gli crede, che male c’è ad inventarsi una nuova repubblica, ancorchè inesistente, tanto per far capire che tra le valli del Varesotto e l’industriosa Padania c’è gente che fa sul serio ed è decisa a mettere paura a quelli di Roma?
Si converrà che il semplicistico e banale argomentare del senatore Salvini non è privo di una certa efficacia. Egli, a differenza del suo pigmaleone Bossi, ha avuto grande intuito nel capire che la “Repubblica del Nord” sarebbe stata solo una “Repubblica delle Banane”, non avrebbe mai potuto essere qualcosa di più di una finzione e ha avuta anche la consapevolezza che bisognava voltare pagina perché come spauracchio elettorale non avrebbe funzionato più alla perfezione.
Non sembrerà vero a tanti cittadini vessati dal fisco, angustiati dalla partitocrazia, uniliati dalla burocrazia riconoscersi in una nuova loro repubblica, un miraggio che comunque fa star bene. Salvini si limita soltanto all’enunciazione di un principio o di un desiderio. “Formeremo anche un governo nazionale, dice con quell’aria da piazzista che nonostante le frequentazioni di Bruxelles gli è restata appiccicata addosso, ma non sarà un governo ombra come quello che i comunisti di tanto in tanto fanno. Sarà un governo luce, perchè nell’ombra hanno speculato i partiti,noi invece vogliamo portare la luce nella politica del Paese”.
Un po’ stucchevole e demodè il senatore Salvini quanto a retorica e demagogia, ma sembra che con tale linguaggio si calamitino voti e consensi in questa Italia disperata, schiacciata tra le cosche partitocratico-mafiose e l’avventurismo piccolo-borghese dei leghisti, un panorama tra i più deprimenti dall’unità ad oggi. Sembra poi che sia passato un secolo da quando la Lega era associata al potere in virtù di un consociativismo becero e ladronesco ai danni del popolo italiano.
Riconosciamo comunque a Salvini grande fantasia e lungimiranza quando proclama che il “Parlamento della Padania” non significa più nulla, che il nostro Parlamento sarà a Roma, sarà un Parlamento di popolo e investirà il nuovo governo delle autonomie. I ministri? Saranno tutti tecnici, si occuperanno di economia, di legalità, di respingimenti,di espatri coatti e in generale delle competenze regionali. L’esercito, la magistratura, la moneta e la politica estera li faremo restare a Roma” E’ trascurabile per il leader dei “lumbard” che questo innocuo giochino riguarda soltanto lui e i suoi adepti, che per cambiare la struttura statuale occorre ben altro che ingenui proclami.
Salvini, da quando il successo gli ha dato alla testa, si comporta come un classico esponente della partitocrazia della quale ha assunto tutti i vizi e gli atteggiamenti,non ultimo il velleitarismo programmatico. Ma la fantasia non è cosa che si può mandare al potere, come hanno sperimentato le generazioni del “sessantotto” e questo Paese di tutto ha bisogno tranne che di miraggi. Se Salvini ce lo permette, vorremmo consigliargli un po’ di calma e di godersi gli effimeri trionfi che sta mietendo. Passerà il tempo di una legislatura o due ed i suoi elettori si stuferanno anche della Lega.
Nulla è più caduco delle fortune politiche, soprattutto quando queste sono costruite sul vuoto o sulla rabbia, che poi è la stessa cosa.
Nessun pazzo può essere tanto pazzo da pensare sul serio che con la retorica, la demagogia e il populismo tutti i problemi che ci angustiano si risolveranno come per incanto. Checchè ne pensi Salvini, c’è bisogno di più identità nazionale, di maggiore forza di coesione, di ben altra solidarietà perchè la baracca si rimetta in piedi.
Parliamoci chiaro: l’Italia fisicamente ce l’abbiamo, ma un De Gasperi non lo vediamo proprio spuntare all’orizzonte, anzi…!!!

Ex Sindaco di Zungri
Dr. Tino Mazzitelli

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Redazione
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