Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Aprile 2010, seconda settimana: 4-10 aprile 2010
1. Vangelo della domenica – PASQUA – «Egli doveva risuscitare dai morti».
2. Aspetti della vita – Pasqua: segno grandioso e luminoso.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – La ricchezza della Pasqua nell’Eucaristia.
4. La settimana con la liturgia (5-10 aprile).
5. Saggezza calabrese – Il movimentato rito dell’Affruntata

1. Vangelo della domenica – Giovanni Gv 20,1-9
«Egli doveva risuscitare dai morti»

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti..

Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Non dovette essere facile credere. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni era rimasto vicino al suo Maestro. La ragione non comprese, ma l’amore aiutò il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele.
Il vangelo attesta che i discepoli di Gesù furono colti di sorpresa dalla risurrezione di Gesù: «infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20,9). Come Marta, credevano nella risurrezione dell’ultimo giorno (Cfr Gv 11,24), ma una risurrezione come quella di Gesù non era nelle loro speranze. Avevano visto Lazzaro uscire dal sepolcro, ma i loro occhi non si erano aperti alle dimensioni del mistero della salvezza.
Non trovando il corpo di Gesù nel sepolcro, la Maddalena pensò che qualcuno l’avesse portato via, non che fosse risorto; e Tommaso pretese di toccare con mano il corpo di Gesù per credere che era risorto. Anche i nostri occhi di cristiani del ventunesimo secolo fanno fatica ad aprirsi al mistero con cui Dio salva il mondo.

2. Aspetti della vita
Pasqua: segno grandioso

Se si è cristiani, non si può scegliere tra Dio e l’uomo. Si deve prenderli tutti e due.
La Pasqua, segno grandioso e luminoso. Il cuore della fede cristiana ci invita a una riflessione semplice ma fondamentale come quella formulata attraverso le parole di Frère Roger Schutz, il fondatore e animatore con Max Thurian, ora ambedue scomparsi, della comunità ecumenica di Taizé. Egli ci ricorda che il cristianesimo non divarica le due traiettorie, quella del cielo e della terra, opponendole, ma le intreccia e l’Incarnazione ne è il segno supremo. Attraverso l’uomo Gesù noi raggiungiamo Dio che è in lui. Perciò la “carne” di Cristo non è una realtà estrinseca ma è intimamente connessa col Figlio di Dio.
La morte è l’epifania dell’umanità fragile e caduca, la risurrezione è la teofania della divinità redentrice: morte e vita s’incontrano in Cristo e nessuna delle due è negata ma la vita è la seconda e definitiva parola. Per questo il cristiano non ignora, non cancella la sua “carnalità”, sognando e illudendosi di essere fuori della creazione. Ma è consapevole che nella sua realtà finita e limitata c’è una scintilla d’eterno e un seme divino. Storia ed eternità, Dio e uomo sono abbracciati in Cristo e, per opera sua, lo sono anche in noi. Servire l’uomo e Dio o, se si vuole, servire Dio nell’uomo è l’impegno di ogni cristiano. (Mons. Gianfranco Ravasi)

3. Un insegnamento di S. Alfonso
La ricchezza della Pasqua nell’Eucaristia

Con la santa Messa partecipiamo pienamente del sacrificio della croce. La Passione di Cristo ci rese capaci di redenzione, la santa Messa ce ne dà il possesso, applicandoci i meriti di Cristo. Con nessuna azione potremmo ringraziare Dio dei suoi doni, ma offrendogli Cristo nella Messa, ci riusciamo convenientemente. “A questo fine è stato istituito il sacrificio della Messa, perché noi rendessimo grazie a Dio”.
Il nostro Redentore continuamente in cielo intercede per noi: “Gesù Cristo è morto, anzi è risuscitato, e ora si trova accanto a Dio, dove sostiene la nostra causa” (Rm 8,34). E questo lo fa soprattutto nella Messa in cui, per le mani del sacerdote, offre se stesso al Padre per impetrarci la grazie. Certo, se sapessimo che tutti i santi e la vergine Maria pregano per noi, quanta sarebbe la nostra fiducia! Ebbene, una sola preghiera di Cristo è infinitamente più potente di tutte le preghiere dei santi.
“Ogni volta che si rinnova il memoriale di questo sacrificio, si compie l’opera della nostra redenzione. Cristo redentore è, infatti, nello stesso tempo, sullo stesso altare, vittima e sacerdote, come insegna il Concilio di Trento: Grande, dunque, la dignità del sacerdote, nelle cui mani, come nell’utero verginale di Maria, s’incarna il Figlio di Dio”. (S. Alfonso, Apparecchio e ringraziamento per i sacerdoti nel celebrare la santa)

4. La settimana santa con la liturgia = 5-10 aprile 2010

5 aprile (lunedì) – Proteggimi o Dio: in te mi rifugio. – Fin dagli inizi della Chiesa, come ancora oggi, l’annuncio degli apostoli si incentra sull’avvenimento umanamente imprevedibile e inimmaginabile della risurrezione di Cristo da morte.
Letture di oggi = At 2,14.22-33; Sal 15,1-2.5.7-11; Mt 28,8-15.
Santi di oggi = San Vincenzo Ferrer; Sant’Irene.

6 aprile (martedì) – Dell’amore del Signore è piena la terra. – Non è sufficiente la tomba vuota perché nasca la fede, ma è necessario l’incontro personale con il Risorto: dai segni visibili si deve passare alla presenza viva.
Letture di oggi = At 2,36-41; Sal 32,4-5.18-20.22; Gv 20,11-18.
Santi di oggi = San Pietro di Verona; B. Caterina da Pallanza.

7 aprile (mercoledì) – Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. – Il cristiano nel momento del bisogno, nella sofferenza, non si rivolge a maghi e santoni, ma a Dio nella preghiera: solo lui può compiere gesti straordinari, i miracoli.
Letture di oggi = At 3,1-10; Sal 104,1-4.6-9; Lc 24,13-35.
Santi di oggi = San Giovanni B. de la Salle; Sant’Ermanno Giuseppe.

8 aprile (giovedì) – O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! – La risurrezione di Gesù, ci annuncia san Pietro, è apportatrice di benedizione per tutti gli uomini, ma richiede la conversione.
Letture di oggi = At 3,11-26; Sal 8,2.5-9; Lc 24,35-48.
Santi di oggi = Sant’Amanzio; B. Clemente da Osimo.

9 aprile (venerdì) – La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. – Il “caso Gesù” non si è concluso con la sua morte in croce, ma solo chi si apre all’ascolto della parola di Dio può sperimentare la gioia della risurrezione.
Letture di oggi = At 4,1-12; Sal 117,1-2.4.22-27; Gv 21,1-14.
Santi di oggi = San Demetrio; B. Antonio Pavoni.

10 aprile (sabato) – Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.- La fede non può essere taciuta, come non può essere vissuta solo nel proprio intimo, ma richiede di essere annunciata, vissuta e testimoniata. Il Signore Gesù libera i suoi dal dubbio e li spinge ad annunciare il Vangelo.
Letture di oggi = At 4,13-21; Sal 117,1.14-21; Mc 16,9-15.
Santi di oggi = San Palladio; Santa Maddalena di Canossa.

5. Saggezza calabrese
Il movimentato rito dell’Affruntata (o Confronta o `Nchinata..:)

È una sacra rappresentazione diffusa in molti paesi della Calabria con varie sfumature. Per tutte vale la seguente descrizione riportata dalle cronache manoscritte dei redentoristi in Calabria.
«Sin dalle prime ore del mattino (di Pasqua) si vedono girare gli “apostoli” con tuniche lunghe e mantelli di colore diverso, che vanno in cerca del loro Maestro Gesù. In una delle strade che sboccano sulla piazzetta (dalla quale ordinariamente si partono le vie del paese) c’è la Madonna, coperta la faccia di un velo nero, e accanto la statua di San Giovani, l’affettuoso discepolo del Redentore.
Nella via opposta è il Cristo risorto. I discepoli lo scorgono, e allora arrivano per informare san Giovanni. Questi, senza dir nulla alla Madonna, parte insieme con gli apostoli per accertarsi della verità. Giunto vicino al Cristo risorto, s’inchina e ritorna per dare alla Madonna la lieta novella. Maria allora si incammina lentamente e nel frattempo Giovanni ritorna a Gesù, per dirgli che la sua mamma è vicina. Dopodichè rifà la strada di corsa per riaccompagnare la Madre al Figlio.
Gesù, accompagnato da tutti i discepoli, si avvia verso la Madonna e questa verso il Figliolo. Quando sono vicini, cade il velo nero dal volto della Madonna che appare rifulgente di bellezza. Gesù si incammina dinanzi alla Madre (o viceversa), Giovanni dinanzi a Gesù; le campane suonano a festa e il popolo commosso con le lacrime agli occhi, in ginocchio prega! Indi le tre statue si partono in processione per tutto il paese con musica, fuochi artificiali, mentre il popolo canta inni di allegrezza». (cf Salvatore Brugnano, Espressioni di religiosità popolare, vol. 2, La Pasqua).

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