Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Febbraio 2010, seconda settimana: 7-13 febbraio
1. Vangelo della domenica – «Sulla tua parola getterò le reti».
2. Aspetti della vita – La correzione può fare molto, ma l’incoraggiamento fa di più.
3. Un insegnamento di S. Alfonso de Liguori – Nelle infermità
4. La settimana con la liturgia (8-13 febbraio 2010)
5. Saggezza calabrese – Dio nei proverbi calabresi

 

1. Vangelo della domenica – Luca 5,1-11«Sulla tua parola getterò le reti».
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

I discepoli avevano pescato tutta la notte senza prendere niente. Erano proprio scoraggiati. Poi l’apertura fiduciosa alla Parola di Gesù. «Sulla tua parola getterò le reti!». Queste parole manifestano l’adesione profonda a Gesù, un’obbedienza alla sua parola, fondamento ben più saldo di ogni nostro pensiero o sentimento. Poi «fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano». Al vedere questo Simon Pietro «si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore!”». Sì, l’autentico incontro con Gesù Cristo coincide con lo svelamento all’uomo della propria condizione di peccatore, e la consapevolezza di non essere degno.
Tuttavia, alla vocazione segue immediatamente una precisa missione affidata da Gesù a Simon Pietro: «Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Pietro vede trasfigurata la propria esistenza: da pescatore di pesci deve diventare pescatore di persone, capace cioè di condurre uomini e donne al Signore. I discepoli decidono di seguire Gesù e lo fanno al prezzo di una scelta che comporterà dei “no” cioè delle rinunce. Queste rinunce possono essere assunte in profondità solo da chi accetta di non anteporre nulla all’amore di Cristo. (Giuseppe Lipari).
A Tropea ci si ricorda ancora delle pesche miracolose ottenute dalla preghiera del Ven. P. Di Netta (1787-1849) a favore dei poveri pescatori: una di queste pesche è rimasta col nome di “pesca di San Raffaele”.

2. Aspetti della vita
La correzione può fare molto, ma l’incoraggiamento fa di più.

Ė una citazione dalle opere del grande scrittore tedesco Wolfgang Goethe e la verità che vi è dentro è indubbia. Certo, correggere il fratello che sbaglia è importante e Gesù stesso l’ha insegnato, come appare nel vangelo di Matteo (18,15-17). Ma talvolta è molto più generoso e significativo incoraggiare, come fa lo stesso Cristo nei confronti dell’adultera: “Neanch`io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Giovanni 8,11).
L’equilibrio tra fermezza e comprensione è difficile da ottenere ma è indispensabile. Tuttavia dobbiamo ricordare quello che affermava Paolo VI: “Non dobbiamo mai pentirci di essere stati generosi”. Il castigo divino è visto nella Bibbia solo come una via per riportare alla virtù e quindi non ha mai come meta l’annientamento o la disperazione, ma la conversione e la riuscita. (Mons. Gianfranco Ravasi).

3. Un insegnamento di S. Alfonso de Liguori
Nelle infermità

Nelle malattie si vede se siamo oro o piombo. Moltissime persone quando godono ottima salute son tutte allegre e devote… Ma appena si affaccia qualche malattia perdono la calma, si lamentano di tutto e di tutti e si abbandonano in preda alla malinconia, commettendo mille peccati. Ė l’oro che si scopre piombo! Diceva san Giuseppe Calasanzio: Durante la malattia non ci sarebbero tanti lamenti se l’infermo fosse paziente e l’infermiere caritatevole!.
Qualcuno, poi, è più sofista. “In queste condizioni, dice, io non posso frequentare la chiesa, partecipare alla messa, comunicarmi, ecc… Insomma non posso far niente!”. Come non far niente? Se fai la volontà di Dio, fai tutto! E poi, a pensarci bene, perché vorresti fare tutte quelle cose che hai detto? Per dar gusto a Dio? Ebbene questo è il gusto di Dio, che abbracci con pazienza le sofferenze, lasciando perdere tutto quanto vorresti fare. Si serve Dio, scriveva san Francesco di Sales, più col soffrire che con l’operare.
Con particolare pazienza dobbiamo poi affrontare le malattie gravi, accettando anche la morte, se questa è la volontà di Dio. E non stiamo a dire: “Sa, ma ora non sono disposto… Vorrei ancora qualche giorno di vita per far penitenza dei miei peccati…”. Fratello mio, e chi ti assicura che restando in vita farai veramente penitenza e non commetterai peccati ancora più gravi? Quanti, dopo qualche infermità mortale, passato il pericolo, hanno fatto peggio di prima e forse si sono dannati! Fossero morti allora, con quella malattia, sarebbero salvi!
Se Dio vuole che tu ora ti congeda dal mondo, rassegnati e uniformati alla sua volontà. Anzi ringrazialo che ti fa morire con il conforto dei sacramenti e accetta in pace la morte, abbandonati nelle braccia della sua misericordia. Il solo accettare la morte dalle mani di Dio basta ad assicurarti l’ultima salvezza. (da “La Via della salute”)

4. La settimana con la liturgia
8 febbraio (lun) –  Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza. – La fede permette di “toccare” il Cristo. Se il contatto col corpo di Gesù guarisce i malati, ciò avviene perché la fede li mette in contatto con lui, aprendoli all’azione del suo Spirito.
Letture di oggi = 1Re 8,1-7.9-13; Sal 131,6-10; Mc 6,53-56.
Santi di oggi =  San Girolamo Emiliani; Santa Giuseppina Bakhita.

9 febbraio (mar) – Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore! – Gli uomini talvolta preferiscono un culto fatto di riti esteriori, simili alle pratiche tradizionali dei tempi di Gesù. Cristo denuncia queste false religiosità.
Letture di oggi = 1Re 8,22-23.27-30; Sal 83,3-5.10-11; Mc 7,1-13.
Santi di oggi =  Santa Apollonia; San Marone; San Sabino; B. Anna K. Emmerick.

10 febbraio (mer) – La bocca del giusto medita la sapienza. La vera purezza è quella del cuore. I riti di purificazione possono apparire inutili se si dimentica il loro significato.
Letture di oggi = 1Re 10,1-10; Sal 36,5-6.30-31.39-40; Mc 7,14-23.
Santi di oggi =  Santa Scolastica, vergine, San Silvano; B. Luigi Stepinac.

11 febbraio (gio) – Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.-  Cristo è venuto per la salvezza di tutti gli uomini che l’accoglieranno con l’umile fede di cui una donna pagana ci presenta il modello.
Letture di oggi = 1Re 11,4-13; Sal 105,3-4.37.40; Mc 7,24-30.
Santi di oggi =  B. Maria Vergine di Lourdes; Giornata mondiale del malato, San Sotere.

12 febbraio (ven) – Sono io il Signore, tuo Dio: ascolta popolo mio. Oppure: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce. – Ciò che conta è comprendere il significato del miracolo: il sordomuto guarito rappresenta il peccatore rinchiuso nel proprio egoismo. Il Cristo lo sollecita ad aprirsi alla parola di Dio.
Letture di oggi = 1Re 11,29-32; 12,19; Sal 80,9-15; Mc 7,31-37
Santi di oggi =  Santi Martiri di Abitene; San Benedetto di Aniane.

13 febbraio (sab) – Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo. – Gesù nutre la folla, che per tre giorni è rimasta ad ascoltare il suo insegnamento nel deserto. Si tratta di un annuncio di quel pane misterioso che il Cristo farà distribuire dalla sua Chiesa ai credenti.
Letture di oggi = 1Re 12,26-32; 13,33-34; Sal 105,6-7.19-22; Mc 8,1-10
Santi di oggi =  San Martiniano;San Benigno; B. Giordano di Sassonia.

5. Saggezza calabrese
Dio nei proverbi calabresi
Quale tipo di Dio “sente e vive” il popolo calabrese? Dai seguenti proverbi si nota sorprendentemente che il suo Dio è un Dio buono e provvidente; che, se anche castiga, apre sempre una via di uscita; un Dio che vede tutto e tutti, anche chi fa il male; un Dio che è esigente, che non ama il fannullone e sa valorizzare anche gli ultimi.
Cu llumi e senza lumi Ddiu fa jornu – Cu gallu e senza gallu Dio fa jornu.
All’ortu di Diu campanu tutti. – Oji pe d’oji, ca domani Ddiu provvidi.
Signuri, provviditi ‘u provvidutu,  ca ‘u povaru è mparatu.
Ddiu chiudi ‘na porta, e japri ‘na finestra. – Ddiu affliggi, ma non abbanduna.
Quandu Diu non voli, ‘i santi diventanu surdi
Ddiu manda a nivi a ssecundu d’a muntagna.
Di Ddiu e d’i vicini non ti poi ammucciari.
Ddiu vidi a cuscienza, e ‘u mundu a nominanza.
Non si ponnu serviri dui padruni:  o servi ‘u diavulu, o servi ‘u Signuri.
Ama Diu subbra ogni cosa,  e ‘ntra la vita tua nun fare offisa.
Si hai carni e cerchi pisci, a Diu ringrisci!
Ama Diu sopra ogni cosa, ma non partiri d’a casa senza spisa. (Salvatore Brugnano, Espressioni di religiosità calabrese, vol. 5 – La vita)

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