Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Agosto 2010, quarta settimana: 22-28 agosto 2010

1. Vangelo della domenica –  «Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio».
2. Aspetti della vita – Se tutto va a fuoco.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Obbedire agli inferiori.
4. La settimana con la liturgia = 23-28 agosto
5. Saggezza calabrese  = Avarizia.
 
1. Vangelo della domenica –   Lc 13,22-30
«Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio».

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». 
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
 
Gesù si rifiuta di rispondere alla domanda riguardo al numero di coloro che si salveranno: la questione della salvezza non si pone infatti in termini generali, non si pone innanzitutto per gli altri, ma si pone “per me”. Dipende dalla mia accettazione o dal mio rifiuto della salvezza che Gesù mi offre.
Il cammino verso la salvezza consiste nel seguire Gesù: egli è la via. Lo sforzo di entrare per “la porta stretta” è lo sforzo di seguire il cammino intrapreso da Gesù, cioè il cammino verso Gerusalemme, il cammino verso il Calvario. Il Calvario fu solo una tappa nel cammino verso la destinazione finale, una tappa di grande sofferenza, di tenebre e di solitudine, ma che sboccò direttamente su un mondo di luce e di gioia, illuminato dal sole nascente di Pasqua, vivente della gioia della risurrezione. (La Chiesa.it)
La porta di Dio è la porta della vita vera che inizia già da ora e finisce eternamente in cielo. Gesù ci ha fatto conoscere come passare questa porta e continuamente ce lo insegna quando apriamo il Vangelo o seguiamo i tanti testimoni che nel corso della storia hanno vissuto come lui. E tra questi non tutti sono cristiani. Alla mensa di Dio nel cielo verranno da oriente, occidente, da sud e da nord. Questo significa che sono molti di più coloro che hanno vissuto lo stile di amore e di bene che Gesù ha insegnato di quelli segnati sui nostri registri parrocchiali.
Noi cristiani ai quali è stato dato questo dono (e non privilegio) di avere la fede esplicita in Gesù, abbiamo la possibilità di conoscere più profondamente il segreto della vita eterna. Abbiamo mezzi più potenti (il Vangelo, la Chiesa, i sacramenti e la preghiera…) per poter passare la porta stretta della vita.
Ma se pensiamo di passarla solo per il fatto che siamo cristiani allora ci accorgeremo presto che siamo troppo grassi d’orgoglio, di beni, di odio, di indifferenza… è la porta stretta rimane invalicabile (don Giovanni Berti).

2. Aspetti della vita
Se tutto va a fuoco.

Un naufrago fu gettato dalle onde sulla riva di un’isoletta disabitata. Ogni giorno scrutava l’orizzonte in attesa di un aiuto, ma nessuno si presentava sul mare. Riuscì a costruire una capanna. Un giorno, tornando da una battuta di caccia per procurarsi un po’ di cibo, trovò la capanna in fiamme, mentre dense volute di fumo salivano al cielo. Era ormai disperato. Ma il giorno seguente ecco all’orizzonte una nave puntare verso l’isola. Era stato il fumo a spingerla a dirottare verso quell’isola.
Leggo questa parabola, attribuita a John Yates (autore che non conosco), in una rivista religiosa. Il senso è chiaro ed è appuntato dallo stesso autore: «Anche se sul momento non sembra possibile, spesso le tue difficoltà possono sortire effetti positivi per la tua felicità futura». Talora ci si sente come perseguitati dalla sfortuna, le sciagure sembrano accanirsi, nessun spiraglio di luce si profila all’orizzonte. E’ facile scivolare nel gorgo oscuro della disperazione e, immersi nella tenebra, non si vedono più i segnali positivi, non ci si aggrappa più alla mano che si tende verso di noi, o alla fune che ci viene lanciata.
In realtà, non esiste una vita in cui non ci sia – anche nel grembo oscuro del male – una possibilità di speranza e di salvezza. Anzi, non di rado è proprio attraverso una prova che si ha inaspettatamente la liberazione, così come accade a quella capanna incendiata e alle volute di fumo. Paolo ai Romani scrive che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (8, 28). Bisogna, perciò, avere dentro di sé sempre un filo di fiducia e non cedere alla tentazione di chiudere gli occhi e sprofondare nel vuoto, nella desolazione senza rimedio e senza attesa.   (Mons. Gianfranco Ravasi).

3. Un insegnamento di S. Alfonso
Obbedire agli inferiori

Ecco la giornata “tipica” di S. Alfonso: 10 ore di lavoro, 8 di preghiera, 5 di sonno, 1 per i pasti e le ricreazioni… O terribile santità!
Eppure egli era tanto dolce e umile. Quando a Nocera nel 1761 cadde gravemente ammalato, leggeva o si faceva leggere libri spirituali, ma l’infermiere, il P. Pasquale Caprioli, si assunse la responsabilità di ammonirlo gentilmente, per evitargli uno sforzo che aggravava il suo stato: “Padre, noi siamo obbligati di ubbidire a Vostra Paternità quando ci comandate qualche cosa. Io, però, sono prefetto degli infermi e Vostra Paternità, in questo stato, deve anche ubbidire a me. So che avete voto di non perder tempo; ma io vi prego di non leggere più, né di più far leggere ora che state così incomodato…”
Alfonso, superiore generale, abbassò la testa senza dire una parola e la smise con i libri finché non ebbe nuovamente il permesso di riaprirli. Aveva anche fatto voto di compiere il più perfetto e questo per lui era l’ubbidire. (cf. Théodule Rey-Mermet, Il Santo del secolo dei lumi, Città nuova 1982, p.599.
 
4. La settimana con la liturgia =  23-28 agosto 2010 – Liturgia delle
Ore: I settimana
 
23  agosto  (lunedì) Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. – Una religione fatta di osservanze puramente legali è condannata da Dio. Gesù ne indica sette e le condanna tutte con dei severissimi: “Guai a voi!”. La religione non è una cosa… da fare.
Letture di oggi =  2Ts 1,1-5.11b-12; Sal 95,1-5; Mt 23,13-22.
Santi di oggi =  Santa Rosa da Lima.
 
24  agosto  (martedì) I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno. – Il Gesù che ci viene incontro non coincide necessariamente con l’immagine che noi ci siamo fatta di lui. Solamente se in noi “non c’è falsità”, i preconcetti cadono e diventa possibile conoscere la sua vera identità.
Letture di oggi  = Ap 21,9-14; Sal 144,10-13ab.17-18; Gv 1,45-51.
Santi di oggi =  San Bartolomeo, apostolo.
 
25  agosto  (mercoledì) Beato chi teme il Signore. – Quanto è avvilente oltre che pericoloso recitare una parte per ingannare, ben sapendo che nulla si può nascondere a Dio, il quale scruta le menti e i cuori. Gesù paragona l’ipocrisia a un sepolcro: bello fuori, marcio dentro.
Letture di oggi  =  2Ts 3,6-10.16-18; Sal 127, 1-2.4-5; Mt 23,27-32.
Santi di oggi =  San Ludovico, re di Francia; San Giuseppe Calasanzio.
 
26 agosto  (giovedì ) –  Benedirò il tuo nome per sempre, Signore. – Il Signore verrà; noi non conosciamo l’ora del suo arrivo. Il Signore è il padrone; noi siamo i suoi servi. Nessuna scusa, se non saremo trovati al nostro posto. Non resta altro che “vegliare”.
Letture di oggi =   1Cor 1,1-9; Sal 144,2-7; Mt 24,42-51.
Santi di oggi =  San Zefirino; Sant’Atanasio; B. Maria Beltrame Quattrocchi.
 
27 agosto  (venerdì) –  Dell’amore del Signore è piena la terra.  – «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». Qui l’attesa non è più quella del padrone, ma dello sposo. Eppure è possibile che qualcuno non calcoli bene le cose. Quale stoltezza!
Letture di oggi =  1Cor 1,17-25; Sal 32,1-5.10-11; Mt 25,1-13.
Santi di oggi =  Santa Monica.
 
28 agosto  (sabato) Beato il popolo scelto dal Signore. – Quanto ci è difficile vivere da “servi” di Dio, ossia sempre consapevoli che quanto siamo e possediamo gli appartiene e che, perciò, dovremo rendergli conto di tutto!
Letture di oggi =   1Cor 1,26-31; Sal 32,12-13.18-19.20-21; Mt 25,14-30.
Santi di oggi = Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa.
 
5. Saggezza calabrese
Avarizia

Chiju ch’è sparagnatu
A lu diavulu è datu.
L’avaru p’ ‘u pocu perdi l’assai.
L’avaru pi’ speragnari ‘a cinniri,
Cassaria ‘a farina.
Li dinari di l’avaru
Si li strudi lu spragaru.
Jocu, taverna e bagascia
fannu la gurza liscia.
La rroba di mpimpirimpì
Si ndi va di mpamdarampà.
La rroba di l’avaru
Si la mangia lu spragaru.
La rroba d’u carrocchiaru
S’a mangia ‘u sciampagnuni,
E chiju d’u sciampagnuni
S’ a mangia ‘u tavernaru.
Perdi cchiù l’avaru – Ca lu spragaru.
‘U spragaru e l’avaru
all’annu si trovaru ô paru.
(cf Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea, Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, pag. 252).

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