Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Settembre 2010, quarta settimana: 26 settembre – 2 ottobre 2010

1. Vangelo della domenica –  «C’era un uomo ricco e un povero alla sua porta».
2. Aspetti della vita – S. Vincenzo de’ Paoli: un prete “mangiato” dai poveri.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – La giornata del vescovo Alfonso
4. La settimana con la liturgia = 27 settembre – 2 ottobre
5. Saggezza calabrese  = Invocazioni agli Angeli custodi dopo la recita del rosario 

1. Vangelo della domenica – Lc 16,19-31
«C’era un uomo ricco e un povero alla sua porta».
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
 
Il Vangelo chiede di continuo la nostra conversione. La parabola, che oggi il Vangelo ci offre, racconta del ricco Epulone che non “vede” il povero. Non è uno scritto che inviti alla rivoluzione o alla rivendicazione, e nemmeno una pagina consolatoria che promette il paradiso a chi ha sofferto in terra. È invece una pagina profetica che ci annuncia la verità profonda sulle conseguenze delle nostre scelte di vita. Nel vangelo di Luca la ricchezza viene spesso denunciata come ambito di una pericolosa idolatria che fa sentire autosufficienti, mette un idolo al posto di Dio e sostituisce la carità verso il povero con il disprezzo per il derelitto. Questa ricchezza può essere di varia natura: di beni, di salute, di cultura; ma ha sempre la caratteristica di allontanare da Dio e dai fratelli. Oggi siamo invitati a mettere il Regno futuro in primo piano e a lasciarci condizionare da esso e non dal benessere attuale o dalle false sicurezze che ci allontanano da Dio. Le scelte che facciamo, le relazioni che costruiamo, lo stile che mettiamo nella nostra vita segnano la nostra vita futura. È una tremenda responsabilità che ci chiede vigilanza, ma anche speranza nella misericordia del Padre. (Elide Siviero)
In queste ultime queste domeniche Gesù ci inquieta con continui insegnamenti sulla povertà e l’uso delle ricchezze.
Domanda: siamo noi che possediamo le ricchezze che abbiamo oppure sono le ricchezze che “possiedono” noi, rendendoci così dipendenti e ciechi da non vedere nient’altro che queste? E fin dove arrivano il nostro sguardo e l’attenzione alle persone? A volte non vediamo le piaghe del nostro fratello che ci è vicino perché le cose che abbiamo e le preoccupazioni che accompagnano le ricchezze ci fanno da paravento…
E ancora una volta ritorna l’appello a diventare un po’ più poveri e semplici. La vita eterna non sappiamo come e dove sarà, ma già da ora possiamo impostarla, vivendo con maggior condivisione di sguardi, di sentimenti, e anche di beni tra noi e coloro che poveri ci vivono accanto, più vicino di quel che pensiamo.
Non lasciamo che siano i cani a leccare le piaghe dei tanti Lazzaro che abbiamo vicino, ma delle loro piaghe prendiamoci cura noi. (don Giovanni Berti)

 
2. Aspetti della vita
S. Vincenzo de’ Paoli: un prete “mangiato” dai poveri
Sono passati 350 anni dalla morte di S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660). Egli non era nato santo. Ordinato prete nel 1600, a 19 anni, in un primo tempo cercò solo di fare carriera, ma i suoi progetti fallirono. Nel 1617 ebbe la rivelazione della terribile povertà spirituale e materiale della Francia del suo tempo. Capì allora di aver ricevuto una duplice missione: impegnarsi a spezzare il Pane della parola e quello materiale.
Creò dapprima le “Carità” (1617), gruppi di laici delle parrocchie che volevano una Chiesa come luogo della carità. Fondò poi la Congregazione della Missione (1625), una comunità di preti chiamati ad evangelizzare la gente delle campagne e a formare i sacerdoti.
Dal 1633 si svilupparono le Figlie della Carità, suore di vita attiva, senza clausura. Grazie a queste strutture si occupò dei trovatelli, dei galeotti, condannati al remo sulle navi, del soccorso alle zone devastate dalla guerra, dei malati negli ospedali.
Mandò le suore sui campi di battaglia e nelle prigioni e i suoi preti a evangelizzare le zone più abbandonate. Valorizzò il laicato risvegliando nei cristiani il bisogno del servizio come conseguenza primaria del battesimo. La sua spiritualità non è teorica, ma nasce dalla duplice esperienza di Cristo e dei poveri. I poveri sono «nostri signori e padroni, nostri re»; anzi Cristo è presente in loro (Luigi Mezzadri).
3. Un insegnamento di S. Alfonso
La giornata del vescovo Alfonso
Dopo la meditazione e l’ufficio in comune, le sue lunghe ore di lavoro cominciavano con le udienze: prima i suoi collaboratori per regolare gli affari correnti, poi i sacerdoti e i fedeli della diocesi. “Non aveva egli portiera, né anticamera per chiunque. Ordinato aveva ed incaricato ai suoi che subito si fosse introdotta qualunque persona, ancorché miserabile. Tra il povero, ed il ricco non eravi eccezione con Alfonso: anzi fu osservato, che quanto più erano dozzinali, e meschini, tanto maggiormente ascoltavali con amore, e con piena soddisfazione: “Per li Parochi, e loro Sostituti, e per li Confessori, e Vicarj foranei non eravi bisogno si prevenisse; ma in qualunque tempo, voleva che con tutta confidenza entrassero: Questi sono li miei privilegiati, e patir non devono veruna soggezione”.
Quando non c’era persona da sbrigarsi… impiegavasi subito o nel comporre, o nel dettare… E appena soddisfatta l’udienza, ripigliava di nuovo l’occupazione.
“Bisogna dire, che nel tavolino restringevasi tutta la sua stanza. Ivi inchiodavasi levato da letto; ivi orava, avendo sopra di quello, coll’immagine del Crocefisso, una tavola della Madonna del buon Consiglio; ivi sbrigava gli affari, e dava udienza. Avendo fatto capire, che non godeva complimenti e visite inutili, ognuno non vi si portava che per cose interessanti”.
E quando qualcuno tardava a prendere congedo, finita l’udienza, egli soleva dire: “Orsù non perdiamo tempo. Raccomandatemi a Gesù Cristo ed a Maria Santissima”. (Cf. Th. Rey Mermet, Il santo del secolo dei lumi, p. 653)
 
4. La settimana con la liturgia =  27 settembre 2010 – 2 ottobre – Liturgia delle Ore: II settimana
 
27 settembre (lunedì) Tendi a me l’orecchio, Signore, ascolta le mie parole. – Chi soffre, soprattutto se ingiustamente, ha sempre dei “perché” da porre a Dio: è lo sfogo di chi non capisce tutto il mistero del dolore. Solo nel dolore innocente di Gesù si trova una risposta cristiana al grande problema.
Letture di oggi =  Gb 1,6-22; Sal 16,1-3.6-7; Lc 9,46-50.
Santi di oggi =  San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote. – San Bonfilio.
 
28 settembre (martedì) –  Giunga fino a te la mia preghiera. – Gesù, decisamente, va verso Gerusalemme per compiere la sua missione. Gesù lascia in modo definitivo la Galilea. Nell’ora cruciale di questa decisione, rifulge la sua profonda bontà fatta di tolleranza verso chi lo rifiuta.
Letture di oggi  = Gb 3,1-3.11-17.20-23; Sal 87,2-8; Lc 9,51-56.
Santi di oggi =  San Venceslao; Santi Lorenzo Ruiz e compagni.
 
29 settembre (mercoledì) A te cantiamo, Signore, davanti ai tuoi angeli. – “Angelo” non indica la natura, ma la missione. I tre arcangeli sono stati messaggeri di speranza e vita nuova.
Letture di oggi  =  Dn 7,9-10.13-14 opp. Ap 12,7-12; Sal 137,1-5; Gv 1,47-51.
Santi di oggi =  Santi Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli.
 
30 settembre (giovedì) –  Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi. – Nell’inviare i settantadue discepoli, Gesù raccomanda la completa fiducia ed abbandono al Padre.
Letture di oggi =  Gb 19,21-27b; Sal 26,7-9.13-14; Lc 10,1-12.
Santi di oggi =  San Girolamo, presbitero e dottore della Chiesa. – San Francesco Borgia.
 
1 ottobre (venerdì) –  Guidami, Signore, per una via di eternità. – Gesù si identifica pienamente con chi annuncia il suo messaggio: non accogliere il messaggero significa non accogliere Gesù stesso.
Letture di oggi =  Gb 38,1.12-21; 40,3-5; Sal 138,1-3.7-10.13-14; Lc 10,13-16. Primo Venerdì.
Santi di oggi =  Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa. B. Luigi Monti..
 
2 ottobre (sabato) Il Signore manda i suoi angeli sul nostro cammino. – La presenza degli Angeli Custodi accanto a noi significa la tenerezza che ha il Padre per tutti: una presenza paterna che non abbandona mai nessuno.
Letture di oggi =   Es 23,20-23; Sal 90,1-6.10-11; Mt 18,1-5.10.
Santi di oggi =  Santi Angeli Custodi.
 
5. Saggezza calabrese
Invocazioni agli Angeli custodi dopo la recita del rosario
Vui Angeli di Dio siti fidili compagni mia, accumpagnatemi stasira non mu moru di mala ira.
Vui Angeli di Dio siti fidili cumpagni mia,accumpagnatemi stanotte non mu moru di mala morte.
Vui Angeli di Dio siti fidili compagni mia, accumpagnatemi pi neterno non mu moru e vaiu allu ‘mpernu.
Maria la Verginella
tutta pura e tutta bella
vi lu damu in cumpagnia
S. Duminicu a Maria.
Afferisci a cu voi tu,
a Maria da Gesù
e cu pace e libertà
alla SS Trinità.
Viva Maria e cu la criò;
Viva Maria e cu la criò.
(cf Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea, Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, pag. 149).

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