Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Ottobre 2010, terza settimana: 17-23 ottobre 2010
1. Vangelo della domenica –  «Pregare sempre, senza stancarsi mai».
2. Aspetti della vita – Avere torto.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Il gran mezzo della preghiera.
4. La settimana con la liturgia = 17-23 ottobre
5. Saggezza calabrese  = L’arrivo della Madonna di Romania a Tropea 

1. Vangelo della domenica – Lc 18,1-8
«Pregare sempre, senza stancarsi mai».
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
 
La preghiera è il “collegamento” con Dio: connettersi a Dio, per usare un termine di linguaggio web; ma non sempre – come il collegamento internet – funziona a dovere. Possiamo e dobbiamo chiederci come va il nostro “collegamento” con Dio in mezzo ai tanti cambiamenti della mia vita. Gesù nel Vangelo parla di “pregare sempre, senza stancarsi”, insomma parla di una sorta di collegamento continuo tra il cielo e la terra, tra Dio e la mia vita.
Anche la preghiera a volte non funziona e il “flusso-dati” tra Dio e noi non sempre è costante e veloce…
La preghiera è sempre un problema, specialmente in certi passaggi della vita nei quali si sente Dio meno vicino, come se la linea di comunicazione fosse interrotta e Dio diventasse irraggiungibile sia in entrata che in uscita, cioè non sente e non risponde.
“Mi sono accorto che non posso mai dare per scontata la preghiera. Se a volte la sento inutile e la trascuro per noia, forse non è perché non sia una esperienza bella… ma forse è perché sto solo sbagliando connessione e il flusso-dati non si accende. Proprio come internet, la preghiera non è un flusso solo in un senso, ma è uno scambio, un dialogo. Se non accolgo anche quello che Dio vuole dirmi ma mi preoccupo solo di dire io a Dio cosa desidero e pretendo, allora la connessione non avviene e l’esperienza della preghiera diventa inutile e pian piano si spegne.
Non è facile imparare a pregare e ci vuole una vita perché la connessione sia perfetta. E poi capitano tante cose nella nostra vita che puntualmente ci rimettono in discussione e allora bisogna riprogrammare il nostro scambio con Dio.
Gesù per parlare di preghiera usa come paragone la storia un giudice disonesto che cede all’insistenza della vedova che chiede giustizia. Mi colpisce sempre la tenacia di questa donna che insiste moltissimo perché sa che quel giudice apparentemente sordo in qualche maniera la esaudirà. Senza questa fiducia “testarda” avrebbe lasciato perdere già da tempo.
A volte la mia preghiera è così incentrata su me stesso, sulle mie domande, dubbi e richieste di perdono, che dimentico che anche dall’altra parte, cioè dalla parte di Dio, c’è qualcuno che mi vorrebbe dir qualcosa e soprattutto vorrebbe farsi conoscere. Ma se non conosco colui al quale rivolgo le mie richieste, alla fine mi troverò senza Dio e non potrò mai capire come Lui ascolta ed esaudisce le mie richieste.
La domanda di Gesù sulla fede che è alla fine del Vangelo quindi è giusta mentre mi domando come pregare e come non stancarmi di pregare. La preghiera è una connessione tra due persone infinitamente diverse, ma che hanno la possibilità di comunicare. Se conosco e credo in Dio, allora la mia preghiera non sarà solo costruita attorno a me e alle mie parole e linguaggio.
La preghiera vera nasce dall’ascolto di Dio nel suo Vangelo, nel quale Gesù si fa conoscere e mi parla realmente. La preghiera vera nasce dalla carità, cioè dalla vita di amore con le persone, specialmente quelle più povere nelle quali Gesù si è fatto vedere: “Quello che farete al più piccolo lo avrete fatto a me…” (Giovanni Berti).

 
 
2. Aspetti della vita
Avere torto
Un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di confessare di aver avuto torto: è, infatti, un po’ come dire – in altri termini – che oggi egli è più saggio di quanto non lo fosse ieri.
 
Così consigliava Jonathan Swift (1667-1745),  il celebre autore dei Viaggi di Gulliver, in un suo scritto minore intitolato “Pensieri su vari argomenti”. E il suo monito merita attenzione perché il riconoscere un errore personale è un atto di per sé dovuto, eppure è tanto difficile da compiere. In agguato, infatti, c’è sempre l’orgoglio che si leva imperioso e che spinge fino al ridicolo nel tentativo di autogiustificarsi sempre e comunque. I dittatori, come è noto, “hanno sempre ragione”, con sprezzo della ragione stessa. Ma pure noi, nel nostro piccolo, sentiamo forte il desiderio di autodifesa anche quando la nostra causa è disperata.
C’è, però, un’ulteriore considerazione da fare, di impronta piuttosto realistica. La esprime un altro grande scrittore, Manzoni nei suoi Promessi Sposi: «La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte sia soltanto dell’una o dell’altro». Questa osservazione ci invita alla sobrietà anche quando siamo effettivamente nella ragione: annientare, sia pure metaforicamente, l’avversario non è mai corretto perché la pienezza e la perfezione assoluta non sono mai appannaggio della natura umana che rimane limitata. Il dialogo nasce appunto dalla consapevolezza che il possesso totale ed esclusivo della verità è di Dio e, quindi, diventa importante il confronto. Questo naturalmente non significa che il vero in sé non esista e sia solo soggettivo: esso è, però, distribuito – sia pure in forme e misure differenti – tra tanti. In conclusione, potremmo dire che riconoscere che talora si ha torto significa indirettamente ammettere che la verità esiste e che altre volte è proprio dalla nostra parte. (Mons. Gianfranco Ravasi).

3. Un insegnamento di S. Alfonso
Il gran mezzo della preghiera.
S. Alfonso considerava la preghiera come mezzo necessario per ottenere la salvezza eterna e la santificazione nel proprio stato. “Alfonso attinse dal vangelo questa gran massima, che senza l’aiuto divino nulla si può operare per l’eterna salvezza, e che il Signore ha promesso questo suo aiuto a chi glielo domanda umilmente e costantemente. Fissò pertanto questo dogma salutare della necessità assoluta di pregare continuamente sia per ottenere la grazia della conversione, sia per impetrare la perseveranza nel bene. Ecco su di che fondò il santo l’economia dell’eterna salute nel suo aureo libro del “Gran mezzo della preghiera”, ecco il mezzo infallibile, e che egli insegnava ai popoli nella sua predicazione ed a tutte le anime nella direzione delle coscienze; ecco finalmente il gran mezzo praticato da lui medesimo per la sua santificazione.
Parlando di questo suo libro sulla preghiera diceva, che quantunque avesse dato alla luce varie opere spirituali, tuttavia stimava di non aver fatto opera più utile di questa, per essere la preghiera un mezzo necessario e sicuro, affin di ottenere la salute e tutte le grazie, che ci bisognano. Quindi soggiungeva: “Io non ho questa possibilità: ma se potessi, vorrei di questo libretto stamparne tante copie, quanti sono i fedeli in tutta la terra, e dispensarle ad ognuno, affinché a ognuno intendesse la necessità, che abbiamo, di pregare per a salvarci”. (cf Berruti, Lo Spirito di S. Alfonso, pag. 291).
 
4. La settimana con la liturgia =  10-16 ottobre – Liturgia delle Ore: IV settimana
 
18 ottobre (lunedì)I tuoi santi, Signore, dicano la gloria del tuo regno. –  San Luca nel suo vangelo esplicita la chiamata di tutti gli uomini alla salvezza, quale che sia la loro razza, condizione sociale o stato giuridico, mentre nel libro degli Atti è la Chiesa stessa che diviene annunziatrice di Cristo al mondo.
Letture di oggi =  2Tm 4,10-17b; Sal 144,10-13b.17-18; Lc 10,1-9.
Santi di oggi =  San Luca, evangelista.
 
19 ottobre (martedì) –  Il Signore, annuncia la pace al suo popolo. – La vigilanza è un atteggiamento fondamentale per il cristiano per poter crescere umanamente e spiritualmente e prepararsi al banchetto nuziale.
Letture di oggi  = Ef 2,12-22; Sal 84,9-14; Lc 12,35-38.
Santi di oggi =  San Paolo della Croce; Santi Giovanni de Brébeuf e Isacco Jogues.
 
20  ottobre  (mercoledì) – Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. – L’amore di Dio è esigente: all’apostolo Paolo, come a tutti, domanda di saper contemplare la ricchezza di Cristo per non diventare come quel servo che non attende il proprio Signore.
Letture di oggi  =  Ef 3,2-12; Is 12,2-6; Lc 12,39-48.
Santi di oggi =   Santa Maria Bertilla Boscardin; San Vitale; Santa Adelina.
 
21 ottobre  (giovedì ) –  Dell’amore del Signore e piena la terra. – La pace che Gesù è venuto a portare non è riducibile a un semplice pacifismo, ma richiede l’accettazione della divisione e della contraddizione per piacere a Dio più che agli uomini.
Letture di oggi =  Ef 3,14-21; Sal 32,1-2.4.11-12.18-19; Lc 12,49-53.
Santi di oggi =  San Gaspare del Bufalo; Sant’Orsola; B. Carlo d’Asburgo.
 
22 ottobre (venerdì) –  Noi cerchiamo il tuo volto, Signore. – Chi è capace di indagare i segni dei tempi sa anche cogliere la presenza e l’agire di Cristo che si manifesta in avvenimenti piccoli e nascosti.
Letture di oggi =  Ef 4,1-6; Sal 23,1-6; Lc 12,54-59.
Santi di oggi =  San Donato Scoto; Beato Timoteo Giaccardo.
 
23 ottobre (sabato)Andremo con gioia alla casa del Signore. – Bisogna raggiungere la piena maturità per essere capaci di portare frutto; è necessario tendere costantemente a Cristo per vedere i doni che Dio ha fatto a ognuno.
Letture di oggi =   Ef 4,7-16; Sal 121,1-5; Lc 13,1-9.
Santi di oggi =  San Giovanni da Capestrano; San Severino Boezio.
 
5. Saggezza calabrese
L’arrivo della Madonna di Romania a Tropea
 
1. Fu ‘na navi levantina
C’arrivandu ‘na matina,
Prima u sona Patannostru
Si fermò ‘nto mari nostru.
Iri avanti non potia
No p’u carricu c’havia,
Ma picchì ‘na forza ‘gnota
La tenia jà ‘nchiovata.

Rit. “O Madonna a Rumania
Chi pruteggi Tu Trupia,
Alluntana i Terrimoti,
Pest’e fami e to’ divoti
O Madonna a Rumania”.

2. Lu nuccheri era divotu
Ed a bordu havia ammucciatu
Una ‘mmagini î Maria
Nnammurata di Trupia.
Non sapendu comu fari,
Bonsignuri i ju a trovari
Mu lu prega mu si pigghia
Chi ju quatru ‘i maravigghja  (il testo continua in altre 4 strofe)

(cf Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea, Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, pag. 196).

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