Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana


Aprile 2011, quarta settimana: 24-30 aprile
1. Vangelo della domenica 24 aprile – Domenica di Pasqua – Anno A –  Egli doveva risuscitare dai morti. 
2. Aspetti della vita – Morte e vita a duello – La sequenza pasquale.
3. Un incontro con S. Alfonso – Quando Alfonso venne consacrato vescovo.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 25-30 aprile 2011.
5. Curiosità calabresi del passato = Quando a Tropea arrivava la Pasqua…

1. Vangelo della domenica –   (Gv 20,1-9)
Egli doveva risuscitare dai morti.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Pasqua: Cristo risorge, tutto si rinnova! – La Domenica di Pasqua celebra la “Risurrezione del Signore”. Pietro testimonia con gli apostoli «di aver mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti». San Paolo esige, inoltre, che lo dimostriamo nel nostro comportamento: siamo “pasta nuova”, infatti, nella misura in cui non si trova più traccia in noi della ricerca delle cose terrene, vecchio fermento. «È perché noi siamo vivi che Cristo è vivo», affermava concisamente san Cirillo di Alessandria: nel proclamare la risurrezione di Gesù noi non diamo una dimostrazione ma siamo impegnati in una testimonianza. Questa prova esistenziale è appunto la vita della Chiesa, ossia la sua “santità”. (Tarcisio Stramare in “La Domenica”).

Un particolare – Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti. “Vide e credette”.  La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. (La Chiesa.it)

2. Aspetti della vita
Morte e vita a duello – La sequenza pasquale inneggia al Cristo Risorto (è bene pregarla per l’intera settimana!)
Fu composta dal sacerdote Wipone di Borgogna (morto nel 1050), cappellano dell’imperatore Corrado II e di suo figlio Enrico III ed è patrimonio liturgico dell’intera cristianità.

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

3. Un incontro con S. Alfonso
Quando Alfonso venne consacrato vescovo (giugno 1762)
Alfonso era andato a Roma con la morte nel cuore: non voleva essere vescovo; ma la volontà del Papa lo chiamò all’ubbidienza. A Roma dovette affrontare diverse situazioni per lui assolutamente nuove ed anche un esame sulla dottrina.
«Mi sembrano mille anni scappare di Roma, e liberarmi da tante cerimonie, benché mi trattano con finezze immense… qui le mancie mangiano vive le genti; grandi cerimonie, e grandi denari ”. Fu necessario aspettare l’esame di un “ dottorato ” che dovette ricordargli l’altro… di cinquant’anni prima, triste giubileo. Il “ candidato ” Liguori affrontò con onestà la prova, del tutto accademica e tanto poco pastorale, presentandosi il mattino dell’11 giugno con la sua scienza e la sua emicrania al Quirinale, dinanzi al papa assistito dai cardinali Orsini e Antonelli. Fu interrogato da tre esaminatori su De mutuo, De legibus e il problema: È permesso desiderare l’episcopato? A quest’ultima domanda Alfonso dapprima fece il sordo, pregando il Maestro dei Sacri Palazzi, il domenicano Tommaso Ricchini, di parlare a voce più alta.
– Beatissimo Padre, fece allora il cardinale penitenziere Galli presidente della commissione, non ci sente, perché non ci vuol sentire.
Tutti sorrisero, tranne Alfonso.
Al termine un cardinale gli suggerì di ringraziare il papa, ma Alfonso, ancora più sordo, non si mosse; il cardinale tornò alla carica, allora Liguori disse:
– Beatissimo Padre, giacché vi siete degnato di farmi Vescovo, pregate Iddio, che non mi perda l’Anima.
Lunedì 14 giugno, nel concistoro cui parteciparono 24 cardinali, Clemente XIII preconizzò il P. Alfonso de Liguori a vescovo di S. Agata dei Goti. La domenica seguente, nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, nella cappella del SS. Salvatore, il cardinale Ferdinando Rossi (che si firmò in latino: De Rubeis), prefetto della S. Congregazione del Concilio, assistito da Mons. Domenico Giordani, vicario di Roma, e Innocenzo Gorgoni, arcivescovo titolare d’Emeso (oggi Homs) in Siria, gli conferì il sacramento dell’episcopato (12).
Giornata per lui non vi fu di questa più mesta, e dolorosa. Egli stesso confidò in seguito al proprio Confessore, che due grandi sforzi sofferto aveva in sua vita: uno, quando lasciando il Mondo, abbracciato si vide strettamente dal Padre: L’altro, quando in Roma fu consacrato Vescovo contro sua voglia.” – Nel primo, disse, combattetti colla passione verso un Padre, che mi amava: e nel secondo, mi vidi abbattuto, essendo obbligato ad accettare ciò che non volevo, spaventato dal peso e dai giudizj di Dio ”.
(da Il Santo del secolo dei Lumi, Citta Nuova 1982, pagg. 638-639)

4. Vivere la settimana con la liturgia =  25-30 aprile – Settimana di Pasqua – Liturgia delle Ore: propria

25 aprile (lunedì dell’Angelo) – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. – Le donne credono alle parole dell’angelo, che le riempiono di “gioia grande”, sentimento che animerà tutte le comunità cristiane alle quali sarà portato l’annuncio. Quale contrasto con la falsificazione “pagata” della verità!
Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atti 2,14.22-33; Salmo 15,1-2.5.7-11; Matteo 28,8-15.
Santi di oggi  =  San Marco, evangelista; Santa Franca

26 aprile (martedì) – Ottava di Pasqua – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Dell’amore del Signore è piena la terra. – La missione di Maria Maddalena è quella di testimoniare: “Ho visto il Signore!”. Il messaggio che Gesù le affida è urgente, perché tutti devono sapere che il Padre e Dio di Gesù è anche Padre e Dio nostro.
Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 2,36-41; Salmo 32,4-5.18-20.22; Giovanni 20,11-18.
Santi di oggi  =  San Marcellino; San Pascasio Radberto.

27 aprile (mercoledì) – Ottava di Pasqua – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. – I due discepoli rappresentano l’umanità che ignora di essere accompagnata nel suo percorso terreno da Gesù “Risorto”. Felici coloro che lo riconoscono “presente” alla mensa della parola di Dio e del suo Corpo.
Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 3,1-10; Salmo 104,1-4.6-9; Luca 24,13-35.
Santi di oggi  =  San Liberale; Santa Zita.

28 aprile (giovedì) – Ottava di Pasqua – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!  – Non è sufficiente credere solo che Gesù è “vivo”, egli è anche “risorto”. Compito di tutta la Chiesa è quello di proclamarlo con la testimonianza della propria vita.
Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atti 3,11-26; Salmo 8,2a.5-9; Luca 24,35-48.
Santi di oggi  =  San Galdino.

29 aprile (venerdì) – Ottava di Pasqua – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. –  Alla luce pasquale i discepoli hanno imparato che in assenza di Gesù la loro fatica è vana; devono fare quanto Gesù dice e per conoscere Gesù ci vuole “amore”. È sempre Gesù che ci nutre. Il nutrimento è lui nell’Eucaristia.
Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atti 4,1-12; Salmo 117,1-2.4.22-27; Giovanni 21,1-14.
Santi di oggi  =  Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa.

30 aprile (sabato) – Ottava di Pasqua – Colore liturgico: bianco
Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.  – A chi pensa che la risurrezione di Gesù sia stata inventata dalla Chiesa, Marco fa sapere che né la Maddalena né i due discepoli di Emmaus sono stati creduti e che Gesù stesso ha dovuto rimproverare agli undici la loro incredulità.
Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atit  4,13-21; Salmo 117,1.14-21; Marco 16,9-15.
Santi di oggi  =  San Pio V; San Giuseppe Cottolengo.

5. Curiosità calabresi del passato
Quando a Tropea arrivava la Pasqua…
Prima della riforma liturgica.
«Mattina di Sabato santo in Chiesa vien benedetta l’acqua lustrale e le famiglie ne approfittano per farsi benedire l’acqua contenuta in bùmbuli e cuccumi nuovi. Primo a bere in detti recipienti dev’essere un maschio, poiché soltanto così vieti distrutto ipso facto il loro caratteristico puzzo di creta.
Verso mezzodì le campane della Cattedrale, squillando a festa, danno al popolo il lieto annunzio della resurrezione del Redentore del mondo. La musica in piazza intuona la marcia reale ed i ghiottoni addentano avidi le salsicce, memori al detto: Gloria sonandu e sotizzi mangiando. Dopo ciò i macellai (detti guccèri) conducono al macello un bel toro e delle grasse giovenche, infiorati e ornati di nastri dai vari colori, onde sacrificarli assieme a parecchi agnelli. Nel pomeriggio i Parroci vanno a benedire le case e ricevono in dono dai fedeli danaro e uova.
Domenica di Pasqua i coloni portano le prestazioni di uova e di polli ed i pastori di agnelli ai loro padroni e questi ne fanno parte agli amici. I ragazzi ricevono in dono dai loro parenti ‘u campanaru (ciambella con uno o più nova) e le uova di cioccolato. Ciò è un ricordo delle feste Sigillarie dei Romani, nelle quali ai fanciulli si davano uccelli e puttini di pasta ornati di uova. Come è risaputo, le uova per gli antichi Romani, erano simbolo di fortuna; ma la Pasqua cristiana le ha benedette e S. Agostino le ha dichiarato simbolo di speranza. Ma noi sappiamo pure che l’acqua lustrale ed il sole di primavera, trionfante dell’inverno nell’occasione della Pasqua, ricordano l’origine del mondo, che si rinnova mercé l’opera riparatrice del nostro Salvatore Gesù Cristo.
Qui giova citare ancora il Segretario Generale dell’Inten-denza della Calabria Ult. II, Benedetto Stragazzi, il quale nella sua dotta monografia, così si esprime: «Nelle feste di Pasqua le gente del popolo e gli artigiani, in abito di gala, vanno a diporto su barchette, e giunti a qualche spiaggia, dopo avere cantato canzoni di allegrezza durante il breve tragitto, fanno quivi strepitosissimo baccano, mangiando agnelli ed altri cibi pasquali, e trincando alla distesa. Ognuno può bene immaginare quanto brillante riuscire debba il loro ritorno in città. E se ciò a motivo del cattivo tempo, non possono effet-tuare, compiono i loro divertimenti in qualche casa rurale, con non minore soddisfazione. I signori sogliono pure in quell’epoca divertirsi in campagna e nelle marine. Molti conviti vi sono tra i consanguinei di ogni classe».
I giovanotti usano divertirsi ad attruzza ova. Questo giuoco consiste nel far cozzare fra loro le uova e l’uovo che si rompe passa in dominio di quello rimasto intatto.
Alcuni proverbi
I Pasca marzatica, Mortalità e famatica. Significa che quando Pasqua capita nel mese di marzo si temono delle carestie e la morte fa più vittime del solito.
Pasca undi ti trovi e Natali ch’i toi ,che vuol dire che la festa di Pasqua si può trascorrere dovunque uno si trova, mentre il Natale, essendo la più grande solennità dell’anno, bisogna festeggiarlo in seno alla propria famiglia.
Natali o focuni e Pasqua o saluni, con la sua variante: Natali o suli e Pasqua o focuni, che ci dà un consiglio igienico, dovuto all’esperienza.
In ultimo abbiamo: Vroccula, gnoccula e predicaturi – Doppu Pasca non servinu cchiuni, che fa intendere che ogni cosa dev’ essere fatta a suo tempo».
(Giuseppe Chiapparo, in Etnografia di Tropea Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, p. 187-188).

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