Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

 

Ottobre 2011, terza settimana: 16-22 ottobre

1. Vangelo della domenica 16 ottobre – XXIX Domenica T.O. – Anno A – «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
2. Aspetti della vita  – Ricordi del Papa alla Calabria.
3. Un incontro con S. Alfonso – S. Alfonso e le raccomandazioni… Questo vuol dir essere vescovo…
4. Vivere la settimana con la liturgia =  17-22 ottobre 2011.
5. Curiosità calabresi del passato  =  Un rifugio per la Vergine Maria.

1. Vangelo della domenica –  ( Mt  22,15-21)
“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.”
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

L’ipocrisia dei farisei e dei sadducei proclama la veridicità di Gesù, che essi cercano di cogliere nella rete di un dilemma sapientemente calcolato: o egli afferma che il tributo ad uno Stato straniero e idolatra è lecito, e perde la stima di coloro che non accettano il dominio romano; oppure dichiara che questo tributo è illecito, e apre la porta al suo processo con l’accusa di istigare la sedizione. “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare”. Gesù non è il capo di un movimento di rivolta: il suo discepolo deve compiere i suoi obblighi civici. È in questo modo che l’ha capito la prima Chiesa (Rm 13,1-7; 1Pt 2,13-17). Ma ciò che è importante e decisivo, e che non sembra preoccupare i farisei, è il seguito: “E a Dio quello che è di Dio”. Soltanto a Dio si devono l’adorazione e il culto, e né lo Stato né alcun’altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto esclusivamente a Dio. Il martirio è l’espressione suprema della resistenza cristiana di fronte al tentativo assolutistico del potere temporale di usurpare il posto di Dio (Ap 20,4).
A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena, “quasi che Dio non meriti alcun interesse nell’ambito del disegno operativo ed associativo dell’uomo” (Reconciliatio et paenitentia , 14). L’uomo può realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma “questo mondo finirà per ritorcersi contro l’uomo”  (La Chiesa.it).

Paolo si rivolge ai Tessalonicesi chiamandoli “fratelli amati da Dio”. Questa affermazione dice tutta l’identità del discepolo e di ogni uomo: è amato da Dio, voluto da lui per essere sua immagine e somiglianza (Cfr Gen 1,26-27).
In questa luce comprendiamo la risposta data da Gesù ai farisei (Vangelo) che tentano di coglierlo in fallo con la domanda sul tributo. Il cristiano vive nel mondo ed è tenuto ad agire in esso secondo giustizia, nel rispetto delle norme della convivenza sociale, politica, economica. Nello stesso tempo non deve dimenticare che c’è una sola signoria ed è quella di Dio.
Dobbiamo perciò vigilare per non sostituire a Dio degli idoli. Ciò che è di Cesare non deve farci dimenticare che solo Dio è il Signore della nostra vita. Se a Cesare può appartenere l’immagine della moneta, la nostra vita appartiene a Dio, perché in noi è impressa la sua immagine e la sua somiglianza. Quella di Dio è peraltro una signoria liberante (I Lettura), perché è la signoria di colui che ci ama. Essere di Dio ci libera non solo dall’idolatria, ma da ogni asservimento ai poteri di questo mondo e alle loro logiche perverse. (Fr Luca Fallica in “La Domenica”).  

 2. Aspetti della vita
Ricordi del Papa alla Calabria.
1. Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi.
2. Nel silenzio e nella solitudine l’uomo sperimenta la pienezza di Dio e ritrova l’essenziale della vita

Un’iniezione di fiducia e di coraggio per una terra destabilizzata non solo da problemi geologici e strutturali ma anche da inaccettabili prassi individuali e sociali. L’ha portata Benedetto XVI in Calabria con la visita di domenica 9 ottobre scorso a Lamezia Terme e Serra San Bruno.
1. Senza cedere a stereotipi usurati o a facili ottimismi, il Papa si è calato con realismo nei problemi e nelle attese della regione – un territorio “in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza” ha notato – cercando soprattutto di ascoltare e di parlare al cuore della gente. “Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi” si è detto convinto, invitando i calabresi a non cedere alla rassegnazione e a recuperare comportamenti virtuosi sia a livello personale che comunitario.
La mattinata trascorsa a Lamezia Terme – dove ha celebrato la messa e ha recitato l’Angelus – ha offerto al Pontefice l’occasione per denunciare la gravità di fenomeni come la criminalità organizzata e la disoccupazione. Ma anche per incoraggiare i fedeli nella testimonianza di quei “valori umani e cristiani” che possono sconfiggere la tentazione dell’interesse di parte e favorire la promozione del bene comune.
A Benedetto XVI stanno a cuore soprattutto i temi del lavoro, della gioventù, della tutela delle persone disabili: e proprio su questi ha invocato l’attenzione delle istituzioni e ha chiesto a ciascuno un “contributo di competenza e di responsabilità“. A conclusione del rito, in segno di solidarietà e condivisione, il Papa ha offerto lo stesso pranzo consumato con i vescovi della Calabria ai poveri ospitati dalla mensa della Caritas.

2. La sosta del pomeriggio a Serra San Bruno, con la visita alla storica certosa, ha dato modo al Pontefice di approfondire e rilanciare l’attualità della funzione del monastero: istituzione apparentemente obsoleta ma in realtà “preziosa” e “indispensabile” anche per gli uomini del nostro tempo, dominati dagli interessi materiali e incapaci di guardare alla realtà con gli occhi dello spirito. Un’esperienza che i sedici monaci della comunità certosina hanno reso visibile dinanzi al Papa durante la preghiera dei secondi vespri. Mostrando così che il silenzio e la solitudine non sono un’abdicazione dal mondo, ma – come ha sottolineato Benedetto XVI – un invito a emanciparsi dalle catene del rumore che avvolge la quotidianità e a sperimentare la pienezza della presenza di Dio in ogni creatura. È così che il monaco vive l’essenziale e trova in esso le radici della “profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo”.  (L’Osservatore Romano 10-11 ottobre 2011)

3. Un incontro con S. Alfonso
S. Alfonso e le raccomandazioni… Questo vuol dir essere vescovo…
I concorsi per la collazione dei benefici rappresentarono per sant’Alfonso il punto dolente dell’amministrazione diocesana.
Nella rigida disciplina non ammetteva suppliche né sollecitazioni dorate; la sua coscienza bramava rimanere estranea ad ogni influenza per il corso della giustizia distributiva. Imparziale non tollerava il puzzo della simonia neppure un miglio distante. Odiava il carrierismo, che gli stava come il fumo negli occhi.
Vacava un canonicato, e aveva determinato di conferirlo ad un sacerdote, che, tutto sommato, sembravagli più meritevole tra i molti aspiranti, tanto più che non aveva intrapreso alcun impegno né diretto né indiretto, come risultava dalle investigazioni.
Stava già per promulgare l’atto di investitura, quando il predetto ecclesiastico giunse fresco fresco nell’episcopio con una lusinghiera commendatizia del Principe della Rocca Giovan Battista Filomarino. Gli disse turbato Monsignore: “”Dio vel perdoni! Io già avevami fissato darvi il canonicato; ma perché mi avete portato questa lettera, non sono più in grado di darvelo. Siete indegno perché lo avete chiesto!”.
Viveva in diocesi un ecclesiastico, carico di anni ma non di meriti. Ardito si presentò al vescovo e senza preamboli chiese di essere provvisto di un canonicato come di una polizza di assicurazione per la vecchiaia. Monsignore, compatendo all’età, intendeva compiacerlo ad un patto: “Voglio darvi pane, ma voglio che vi abilitate per la confessione“. E gli porse la sua Theologia moralis, esortandolo allo studio per rendersi utile alle anime.
Il prete, a quella condizione, masticò amaro: non sono un giovanetto per sfogliare quei tomi, per giunta in latino! Insistette per essere senza esame anteposto agli altri concorrenti per i suoi capelli bianchi. Sant’Alfonso soggiunse: “Non posso in coscienza promuovervi se per lo meno non vi abilitate per la confessione“. Il criterio pastorale, guidava i suoi passi.Ma quegli alzatosi con sdegno malmenò i volumi sin quasi a lacerarli, e buttatili sul tavolo gridò sgarbatamente: “Va a farti benedire tu e la tua Morale“. E sbatacchiando la porta se ne uscì.Monsignore guardando il Crocifisso, esclamò accorato: “Questo vuol dir essere vescovo: se il padre non soffre le impertinenze dei figli, chi deve sopportarle?(Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, pp. 80-81).

4. Vivere la settimana con la liturgia =  (17-22 ottobre)  XXIX Settimana del Tempo Ordinario Liturgia delle Ore: I Settimana

17 ottobre (lunedì) – Colore liturgico rosso.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato il suo popolo. – Abramo, di fronte alla promessa di Dio, seppe dargli gloria pur dovendosi fidare solo di quanto gli era stato promesso.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Romani 4,20-25; Salmo: Cant. Lc 1,68-75; Luca 12,13-21. .
  • – Santi di oggi  =  Sant’ Ignazio di Antiochia, vescovo e martire.Beato Contardo Ferrini.

 18 ottobre (martedì) – Colore liturgico rosso.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  I tuoi santi, Signore, dicano la gloria del tuo regno. – Luca, compagno di Paolo, nel suo Vangelo, pone in luce l’universalità della salvezza.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   2Timoteo 4,10-17b; Salmo 144,10-13.17-18; Luca 10,1-9.
  • – Santi di oggi  =  San Luca evangelista. San Pietro d’Alcantara.

19 ottobre (mercoledì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Il nostro aiuto è nel nome del Signore. – La fede in Cristo libera dalla schiavitù del peccato e rende servi della giustizia.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 6,12-18; Salmo 123,1-8; Luca 12,39-48.
  • – Santi di oggi  =  Santi Giovanni de Brébeuf, Isacco Jogues e compagni; San Paolo della Croce.

20 ottobre (giovedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =   Beato l’uomo che confida nel Signore. – Quanto più ci si affida a Dio, ci si abbandona a lui, tanto si è liberati dal peccato e colmati di santità.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 6,19-23; Salmo 1,1-4.6; Luca 2,49-53.
  • – Santi di oggi  =   San Vitale; Santa Adelina; Santa Maria Bertilla Boscardin.

 21 ottobre (venerdì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Insegnami, Signore, i tuoi decreti. – Ogni persona lotta continuamente tra il bene e il male, tra il bene che lo affascina e a cui anela e il male che lo seduce e lo attrae.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 7,18-25a; Salmo 118,66.68.76.77.93-94; Luca 12,54-59.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Orsola; Beato Carlo d’Asburgo

22 ottobre (sabato) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Noi cerchiamo il tuo volto, Signore. – Lo Spirito di Dio agisce continuamente in noi e ci conferma sempre più a Dio: per questo la nostra vita si può definire spirituale.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 8,1-11; Salmo 23,1-6; Luca 13,1-9.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Abercio; San Donato Scoto; Beato Timoteo Giaccardo; Beato Giovanni Paolo II.

5. Curiosità calabresi del passato
Un rifugio per la Vergine Maria

Stranera fu la Vergini Maria
Cu San Giuseppi vecchiu caminava
Era stranera e non sapìa la via,
Facìa friddu e forti nivicava,

Nci ‘mbatti ‘nu ragazzu pe’ la via
Nci dissi : Adduvi jati, o Vui, Maria?
– Vaju cercandu quarchi stanzolina,
Puru pe’ ‘stasira m’alloggiamu.

– Io žà ssuba ‘na stanzòla avìa,
E non sacciu si di bestii s’abitava.
– E non ‘inporta si bestii nd’avìa
Cà puru cu li rnei l’accumulava.

A menzanotti parturiu Maria
E San Giuseppi la Scrittura chiama.
– ‘Mpasciatìlu, ‘mpasciatìlu, Maria,
Pecchi Vui siti la soi Matri cara –

Non fasci e non pannizzi ca nd’avìa
E lu vilu di la testa si cacciava. (n. 3132)

Raffaele Lombardi Satriani
In “Canti popolari calabresi” Volume IV
Napoli, Eugenio De Simone editore, 1933

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