Rubriche

La bisaccia del pellegrino 8-2013

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana10ott

 

 

Febbraio 2013, terza settimana: 17-23  febbraio 2013.

1. Vangelo della domenica 17 febbraio – « Gesù tentato dal diavolo».
2. Aspetti della vita  – Il Papa dimissionario – Una interessante testimonianza.
3. Le Opere di S. Alfonso = 1745 – Riflessioni utili a’ Vescovi.
4. Vivere la settimana con la liturgia =  18-23 febbraio 2013.
5. Santi calabresi del passato  =  San Giovanni Theriste, eremita (23 febbraio).

1. Vangelo della domenica –  (Lc 4,1-13)
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

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La Quaresima si apre con il racconto delle tentazioni di Gesù. Poste alla soglia del suo ministero pubblico, esse sono in qualche modo l’anticipazione delle numerose contraddizioni che Gesù dovrà subire nel suo itinerario, fino all’ultima violenza della morte. In esse è rivelata l’autenticità dell’umanità di Cristo, che, in completa solidarietà con l’uomo, subisce tutte le tentazioni tramite le quali il Nemico cerca di distoglierlo dalla sua completa sottomissione al Padre. “Cristo tentato dal demonio! Ma in Cristo sei tu che sei tentato” (sant’Agostino).
In esse viene anticipata la vittoria finale di Cristo nella risurrezione. Cristo inaugura un cammino – che è l’itinerario di ogni essere umano – dove nessuno potrà impedire che il disegno di Dio si manifesti per tutti gli uomini: la sua volontà di riscattarlo, cioè di recuperare per l’uomo la sovranità della sua vita in un libero riconoscimento della sua dipendenza da Dio.
È nell’obbedienza a Dio che risiede la libertà dell’uomo. L’abbandono nelle mani del Padre – “Io vivo per il Padre” – è la fonte dell’unica e vera libertà, che consiste nel rifiutare di venire trattati in modo diverso da quello che siamo. Il potere di Dio la rende possibile.

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«Resta con noi, Signore, nell’ora della prova»  – La prima domenica di Quaresima presenta ogni anno il brano delle tentazioni di Gesù nel testo alternato dei tre evangelisti. Gesù affronta le prove che il maligno gli pone per oscurare la sua figura, la sua missione, per scoraggiarlo.  Le stesse tentazioni raggiungono anche noi e per di più come méte appetibili e necessarie: il pane, il successo, la carriera, la voglia di primeggiare.
Davvero il cammino quaresimale al seguito di Cristo è laborioso, controcorrente. Ma la méta è la Pasqua, con Cristo vincitore di ogni male. La conversione a cui siamo chiamati ha come modello ineguagliabile il Cristo che Dio ha risuscitato dai morti, che ci chiama a superare le nostre false attrattive e seguirlo.
Vinceremo in noi le tentazioni che ci gettano fuori strada nel deserto del mondo con la forza della fede. (Bartolomeo Stellino
, in La Domenica). 

Una preghiera per restare vigili
Illuminaci e rafforzaci, col tuo Santo Spirito, Signore, affinché possiamo vincere le seducenti e subdole tentazioni del Maligno, che ci vuole allettarci con l’attaccamento alle passeggere ricchezze materiali, con la fugace gloria dei poteri umani e col desiderio di interventi miracolosi nelle nostre imprese umane. Fa’ che non soccombiamo nelle molteplici tentazioni della vita, ma confidiamo sempre nel tuo amore, che ci preserva da ogni male.
D. Mariano Grosso, osb.

 

 2. Aspetti della vita
Quale immagine conserveremo del Papa dimissionario? –
Una interessante testimonianza.

Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e colloquiare più volte con Benedetto XVI, sia negli anni in cui era il Card. Joseph Aloisius Ratzinger che in quelli di Sommo Pontefice. Non mi è parso proprio di aver incontrato il mitico personaggio descritto dai media, ovvero il Panzerkardinal, disumano e fanatico dell’ortodossia, erede degli Inquisitori. La verità è tutt’altro! Sì è austero ma è una persona mite, comprensiva e timida.
Egli per amore della Chiesa ha rinunciato alla sua vera vocazione di studioso e docente di Teologia dedicando la maggior parte del suo tempo alla Biblioteca e ai suoi giovani studenti.
Nel suo alto incarico di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, si è trovato  spesso a disagio nel dover intervenire sul lavoro dei suoi colleghi, ma se lo ha fatto è stato perché questo era il suo dovere. Un duro compito dell’”operaio chiamato a lavorare nella vigna del Signore” (come più volte si è definito).
Non è una grande novità. Di lui e su di lui sono già stati scritti centinaia di libri, molti lo hanno salutato con entusiasmo, chi lo conosce ha festeggiato a lungo, ma diversi lo hanno criticato con articoli ed espressioni forti. “Joseph Aloisius Ratzinger”, il nuovo Pontefice, il primo del terzo millennio, nel suo primo mese da Papa aveva già mostrato innumerevoli sorprese.
Come mai nelle celebrazioni del nuovo Pontefice, in poco più di una settimana cinque milioni di pellegrini sono venuti a Roma per salutarlo? Le sue parole che sono state di fuoco nei giorni che hanno preceduto il Conclave, sono sembrate sempre chiare e rigorose, ma accompagnate dalla dolcezza, dalla gioia e dalla naturale sobrietà della Persona: “Joseph Aloisius Ratzinger”.
Il più stretto amico e collaboratore di Giovanni Paolo II, l’autorevole punta di diamante dell’ortodossia, il teologo più illuminato e profondo, ha preso il nome di Benedetto XVI. Di lui hanno detto che mentre Giovanni Paolo II riempiva le piazze, a lui sarebbe toccato riempire le Chiese, e la gente ha fatto a gara per venire ad ascoltarlo.
Papa Karol Wojtyla era un filosofo, e diceva di non aver paura e di aprire le porte a Cristo. Joseph Aloisius Ratzinger è un teologo, ed è toccato a lui portare Cristo nel cuore dei tanti che l’hanno dimenticato o messo da parte. Tante sfide che ha dovuto affrontare, prima tra tutte quella di ridare all’Europa una identità ed una prospettiva fortemente cristiana. Il continente da dove il cristianesimo si è sviluppato ed ha inviato missionari in tutto il mondo si trova in un periodo di forte decadenza.
Il crollo demografico, la secolarizzazione, il ritorno di utopie senza Dio e contro la famiglia, hanno indebolito la Chiesa. L’età media dei sacerdoti è alta. Le giovani vocazioni non riescono a pareggiare la mortalità. Parte del patrimonio delle Congregazioni religiose e di Diocesi viene messo in vendita. Gli Insegnanti di religione rischiano di essere respinti dalle scuole. Avanza un modello di famiglia e di società che favorisce le unioni gay, che chiedono l’adozione o la produzione di figli in provetta. I simboli cristiani vengono rimossi, le feste cristiane banalizzate e travisate, la Costituzione Europea rifiuta l’esistenza delle radici cristiane.

Ma così come nel 1978 lo Spirito Santo ed il Collegio cardinalizio scelsero il Papa polacco, proprio nel momento di massima espansione del comunismo, il 19 aprile del 2005 hanno scelto il custode dell’ortodossia, il teologo che da più di 33 anni si è confrontato con successo contro il nichilismo di ritorno.
Ciò che Giovanni Paolo II è stato per il comunismo, Benedetto XVI lo è stato per il relativismo culturale e religioso.

(Aldo Lardone su Zenit.org, 14 Febbraio 2013)

 

3. Le Opere di S. Alfonso
1745 – Riflessioni utili a’ Vescovi per la pratica di ben governare le loro Chiese.
Tratte dagli esempij de’ Vescovi zelanti, ed approvate coll’esperienza. Raccolte in breve dal Sacerdote D. Alfonso di Liguori.

È uno dei primi scritti di S. Alfonso, che egli invia a tutti i vescovi italiani. Nella prima parte egli tratta della sollecitudine che deve avere il vescovo per il suo seminario, per gli ordinandi, per i sacerdoti, per i parroci, per la casa vescovile e per i religiosi. Nella seconda parte egli espone nove mezzi da mettere in opera per ben governare: preghiera, esempio, residenza, visita pastorale, missioni, sinodo, consiglio, udienze e correzioni.
Scrive il Tannoia: “Girando le Provincie [del Regno di Napoli], deplorò Alfonso l’indolenza di tanti Vescovi, che godendo de’ beni delle Chiese, non facevansi carichi de’ propri doveri. Volendo giovare, e risvegliare in tutti lo zelo del proprio carattere, restrinse in un libriccino le precise loro obbligazioni. Quest’operetta quanto è picciola di mole, altrettanto è gravida di sensi “.
Nel Regno di Napoli la mitra episcopale non era più, e da lungo tempo, riservata alla nobiltà: i 147 vescovi erano generalmente poveri, in diocesi troppo piccole. Fu questa una delle ragioni per cui, anche se i vescovi non rispettavano tutti il dovere della residenza, la commenda vi era fortunatamente quasi sconosciuta? I soggetti poi erano ben selezionati: il re aveva diritto di nomina per 22 sedi e le sue scelte erano serie, anche perché dovevano essere accettate da Roma; alle altre 125 provvedeva la Santa Sede e vi metteva tanta più oculatezza e cura, quanto più il Regno era vicino e quindi facile informarsi.
Generalmente i vescovi venivano scelti tra l’élite del clero napoletano, degli Ordini religiosi o dei capitoli canonicali, per cui si ebbero uomini medi, tra i quali alcuni giganti di zelo e di santità, come Costantino Vigilante o il venerabile Antonio Lucci. Buona parte del loro tempo e delle loro energie veniva per forza di cose spesa non in commissioni nazionali, come accade oggi, ma in sterili diatribe: in alto, con un potere regale meticolosamente “sagrestano”; in basso, con i sacerdoti e i “patroni” laici delle chiese recettizie.
I capitoli di Alfonso non erano quindi una requisitoria, ma un programma concreto ed esigente, che partiva dalla constatazione che intorno a vescovi “onesti” andavano a rotoli cleri e fedeli miserabili, e dalla convinzione, nata anch’essa dall’esperienza, che vescovi santi e zelanti erano capaci di cambiare il mondo. Da qui la loro responsabilità: ” …bisogna persuadersi ogni vescovo, che in ricever la mitra si addossa gran pesi sulla coscienza “.
S. Alfonso ricevette numerose lettere di ringraziamento dai vescovi. Tannoia nella sua Biografia ne riporta una molto significativa, quella di Fabrizio Salerno, vescovo di Molfetta.

Per leggere l’opera apri il collegamento.

 

4. Vivere la settimana con la liturgia = I Settimana di Quaresima
(18-23 febbraio) Liturgia delle Ore: I Settimana. 

18  febbraio  (lunedì) – Colore liturgico viola

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Le tue parole, Signore, sono spirito e vita. – Come entrare nel regno del Dio Santo? Facendosi servi degli ultimi. E Colui che per amore si è fatto infinitamente piccolo ci dirà: «L’avete fatto a me».
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Lv 19,1-2.11-18; Sal 18,8-10.15; Mt 25,31-46.
  • – Santi di oggi  =  Beato Giovanni da Fiesole; Beata Geltrude Comensoli.

19  febbraio  (martedì) – Colore liturgico viola.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce. – Parole sprecate le preghiere piene di autocompiacimento. Richieste vane quelle di chi non è disposto a perdonare. Impariamo da Gesù ad aprire il cuore al Padre.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Is 55,10-11; Sal 33,4-7.16-19; Mt 6,7-15.
  • – Santi di oggi  =  San Mansueto; San Proclo; Beato Corrado Confalonieri.

20  febbraio  (mercoledì) – Colore liturgico viola

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto. – A chi si affida o in cosa confida la nostra generazione? Di quali segni va in cerca? Non c’è per noi altro segno di salvezza che Gesù Cristo Signore, crocifisso e risorto.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Gn 3,1-10; Sal 50,3-4.12-13.18-19; Lc 11,29-32.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Eucherio; San Leone; Beata Giacinta Marto.

21  febbraio  (giovedì) – Colore liturgico viola.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto. – «Non ho nessuno all’infuori di te»: nel momento del pericolo la regina Ester confida unicamente nel suo Dio. Anche Gesù nel Vangelo ci incoraggia a bussare con fiducia al cuore misericordioso del Padre.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Est 4,17n.p-r.aa-bb.gg-hh; Sal 137,1-3.7c-8; Mt 7,7-12.
  • – Santi di oggi  =  San Pier Damiani; San Germano; Beato Natale Pinot.

22  febbraio  (venerdì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. – La voce di Pietro, che a nome di tutta la Chiesa professa la sua incrollabile fede in Cristo, risuona ancora oggi. La sua testimonianza dà vigore al nostro cammino di credenti.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  1Pt 5,1-4; Sal 22,2-6; Mt 16,13-19.
  • – Santi di oggi  =  Cattedra di San Pietro apostolo. San Papia.

23  febbraio  (sabato) – Colore liturgico viola.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Beato chi cammina nella legge del Signore. – Siamo popolo di Dio non tanto come titolo di cui vantarci o per rivendicare una presunta superiorità, ma perché rifulga in noi l’amore universale del Padre.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  . Dt 26,16-19; Sal 118,1-2.4-5.7-8 ; Mt 5,43-48.
  • – Santi di oggi  =  San Policarpo; Beata Giuseppina Vannini.

 

5. Santi calabresi del passato o venerati in Calabria
San Giovanni Theriste, eremita (23 febbraio)

Giovanni nacque in momenti e situazioni drammatici. Gli Arabi di Sicilia, in una delle loro improvvise incursioni, si spinsero fino a Stilo e, fra gli altri, catturarono i genitori del nostro Santo, ne uccisero il padre e trascinarono la madre a Palermo, dove fu destinata all’ harem di un capo arabo. La madre era incinta e a Palermo diede alla luce Giovanni. Il piccolo crebbe fra persone che adoravano Maometto, ma la madre con tenacia riuscì a dargli una buona istruzione e formazione cristiana.
Quando Giovanni raggiunse l’età di quattordici anni, la madre gli spiegò che erano originari di Cursano, presso Stilo; là si trovava il loro palazzo presso il quale era stato nascosto il tesoro di famiglia; gli raccomandò che, appena arrivato a Stilo, si facesse battezzare per salvare la sua anima. Quindi gli diede la croce che teneva sempre addosso e lo sospinse verso la marina. Qui Giovanni trovò una piccola imbarcazione diretta in Calabria. Quando fu nello stretto, gli Arabi la inseguirono e l’avrebbero catturata se Giovanni con fede non avesse innalzato a sua difesa la croce donatagli dalla madre.
Sbarcato dalle parti di Stilo, vestito da musulmano, destò il sospetto della gente, venne preso e condotto dal vescovo. Giovanni raccontò la sua storia e chiese di essere battezzato. Il vescovo volle metterlo alla prova, perciò fece bollire una caldaia di olio e disse a Giovanni che se voleva il battesimo doveva meritarselo, gettandosi dentro la caldaia. Giovanni stava per eseguire quanto gli veniva chiesto ed allora il vescovo, convinto, lo portò in chiesa e lo battezzò col nome di Giovanni. Poi volle completarne l’istruzione e la formazione cristiana.
Giovanni, ammirando la vita eroica del Battista, chiese al vescovo di poterne imitare la vita solitaria e penitente. Gli fu indicato, allora, un monastero dove vivevano alcuni santi monaci. Giovanni vi si recò subito, ma quegli asceti, dediti ad una vita di dure penitenze, pensarono che quel tenero giovinetto, così delicato, non avrebbe potuto sopportare il peso della vita monastica. Ma quando videro Giovanni, fermo, fuori dal monastero, dopo molti giorni si decisero ad aprirgli le porte del loro cenobio.
Dopo molto tempo, Giovanni si ricordò che ancora non era andato a trovare il tesoro. Chiese il permesso e, ritrovatolo, lo distribuì tutto ai poveri.
Il miracolo più famoso il santo lo compì presso Robiano (Monasterace). Lì abitava un benefattore del monastero. Un giorno del mese di giugno, Giovanni pensò di recarsi da lui. Prese un orciolo di vino e un po’ di pane e si incamminò. Arrivato in località Maturabulo e Marone, vide molti mietitori intenti al loro lavoro. Si fermò ed offrì loro il pane e il vino che aveva. Essi accettarono e, man mano che mangiavano, né il pane né il vino diminuivano. Allora Giovanni si gettò a terra per ringraziare Dio. Mentre era così riverso a terra, scoppiò un violento temporale. I mietitori corsero a ripararsi; ma tutto il grano era mietuto e raccolto in covoni. I mietitori, vedendo che il loro lavoro era fatto, tornarono dal padrone per essere pagati. Ma questi li rimproverò perché il lavoro non poteva essere stato portato a termine in così breve tempo. Alle insistenze dei suoi mietitori, volle accertarsi di persona. Resosi conto del miracolo, egli divulgò il fatto e da quel giorno tutti chiamarono l’umile monaco Giovanni il Teriste, cioè il mietitore.
Il Teriste morì intorno al 1050 e venne seppellito nella chiesa del monastero dedicata alla Madonna del Maestro; chiesa che, insieme al monastero, prese da allora il nome di S. Giovanni Teriste.
Nel 1660 i monaci, per sfuggire alle violenze subite ad opera di malviventi, abbandonarono l’antico monastero e si trasferirono presso l’abitato di Stilo. Qui portarono le reliquie del santo che deposero in una chiesa, costruita dai Minimi intorno al 1625, e che i basiliani acquistarono e dedicarono al loro famoso santo. Nella navata sinistra della stessa chiesa, sotto l’altare con le reliquie del Teriste, vi erano pure quelle dei santi basiliani Ambrogio e Nicola.
Nel 1791, la chiesa è passata ai Redentoristi fino alla soppressione del 1866: in essa tuttora le suddette reliquie sono in venerazione.

La festa del Teriste ricorre il 23 febbraio. Il Martirologio Romano lo ricorda il 24 giugno; altrove è ricordato il 25 dello stesso mese.
(da Calabriaecclesia2000.it).

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