Albino Lorenzo, un artista che è già un mito

Una lunga chiacchierata con il più grande dei Tropeani

Abbiamo incontrato uno dei più celebri pittori degli ultimi cinquant’anni. In una lunga intervista ci ha raccontato della sua vita e del lavoro che lo ha visto impegnato sin da giovanissimo.

 

di Bruna Fiorentino

foto di Salvatore Libertino

 

Tropea – L’estate italiana del 2003 verrà ricordata per il caldo torrido, simile a quello tropicale. Noi possiamo aggiungere che non la dimenticheremo grazie all’intervista ad un personaggio più che celebre, che per i Tropeani è addirittura un mito. Stiamo parlando del pittore Lorenzo Albino, l’ultimo Patriarca della cittadina balneare calabrese, sposato dal 1944 con Luigia Capua da cui ha avuto 18 figli. Lo abbiamo incontrato nel suo studio sito in uno dei rioni nuovi di Tropea, ma dal nome antico, la Gurnea.

Lorenzo è ai nostri giorni uno dei pittori impressionisti più famosi, in Italia e all’estero. I suoi innumerevoli dipinti, ispirati direttamente dalla realtà contadina e cittadina della Calabria, sono esposti nelle maggiori gallerie e collezioni d’arte private di tutto il mondo.

Albino Lorenzo è un uomo affabile nei modi che ci ha accolto con la semplicità di un meridionale, permettendoci di visitare il proprio studio e di fotografare le sue creazioni, vecchie e nuove.

L’intervista si è svolta in un clima molto familiare che ha evidenziato la grandezza di questo artista a cui, recentemente, la televisione tedesca ha dedicato uno speciale della durata di trenta minuti sulla vita e le opere.

Domanda – Quando è iniziata la Sua attività di pittore?

Risposta Sono un figlio d’arte. Le prime nozioni di disegno le ho apprese dal mio unico ed impareggiabile maestro, mio padre Saverio. Soltanto, però, a trentacinque anni mi sono dedicato in modo continuativo alla pittura. Da ragazzo ho frequentato l’Istituto Magistrale di Palmi e, dopo aver interrotto gli studi, ho lavorato presso l’Ufficio delle Imposte Dirette di Tropea. Successivamente ho insegnato disegno nel Seminario Vescovile della stessa città mentre, nel 1992, è arrivato l’incarico di professore di pittura presso l’Accademia “Fidia” di Vibo Valentia.

D – Qual è il dipinto a cui si sente maggiormente legato?

R Sicuramente “Contadine”, ossia quello che potete osservare alle mie spalle e che rappresenta la realtà contadina calabrese.

Si tratta di un grandioso dipinto in cui i personaggi sono a grandezza d’uomo e che occupa un’intera parete dello studio del maestro.

D – Ad oggi quante opere ha realizzato?

RUna quantità enorme ma non saprei dare un numero esatto perché ho iniziato moltissimi anni fa. Cronologicamente tale momento si colloca allo scoppio della seconda guerra mondiale.

D – E quante sono state le mostre che l’hanno vista in giro per il mondo?

RLe mie mostre personali in Italia e all’estero si aggirano intorno alla cinquantina mentre le collettive raggiungono il numero di settanta.

D – Qual è la fonte di ispirazione delle Sue opere?

R –  La civiltà contadina, lo ripeto. Quella gente che ai nostri giorni non esiste più. Per questo motivo, in un certo senso, ho abbandonato quel genere di pittura che, ormai, sarebbe anacronistica dedicandomi ad altri temi e rappresentazioni.

D – Ci sono stati momenti nella Sua attività in cui si è sentito tradito dall’ispirazione?

R Certo ci sono stati momenti belli e momenti brutti: questo vale per tutti, non solo per me.

D – C’è un’opera che avrebbe voluto realizzare e non ha mai realizzato?

RE’ quella che deve venire ancora fuori. In sostanza, è sempre quella che oggi decido di realizzare domani.

D – Qual è stata la più grande soddisfazione ricevuta grazie al Suo lavoro?

R –  Sicuramente l’interesse verso le mie opere da parte della stampa e dei molti critici nonché le innumerevoli recensioni anche in pubblicazioni straniere. Nel libro realizzato da Pino Nano, che è una raccolta di quanto i giornalisti di tutto il mondo hanno scritto su di me, alcuni grandi studiosi della Sorbona mi hanno definito “il nuovo padre del neo realismo pittorico italiano”: una soddisfazione grandissima.

D – Cosa vuol dire, per Lei, essere celebre?

RPer me ha un solo significato: essere una persona comune come lo sono nella vita quotidiana.

D – Tra i personaggi famosi, chi sono i Suoi più grandi estimatori?

RSono moltissimi ma ricordo, in particolare, il critico d’arte ed incisore Luigi Servolini, i pittori Michele Cascella, Salvatore Fiume, Eugeniousz Eibisch ed Enotrio Pugliese.

D – E Lei chi predilige nella storia della pittura italiana e internazionale del Novecento?

RNon mi piace fare nomi particolari.

Lapidario è stato davanti ad una delle nostre ultime domande che, probabilmente, hanno evocato nella  testa del maestro i fantasmi dei troppi suoi imitatori e contraffattori.  Gli abbiamo chiesto:

D – Ci sono, oggi, a Tropea, bravi pittori?

R No.

D – Tra i Suoi figli, chi è l’erede artistico più vicino al Suo genio?

R Sebbene molti dei miei figli abbiano una vena artistica, quello che si avvicina maggiormente a me è Antonio.

La dolcezza di Lorenzo si rivela tutta, pur nell’immancabile severità di uomo del Sud che non si spreca mai in parole eccessive, allorquando si parla del suo rapporto con la città natale.

D – Ci parli del Suo legame con Tropea?

RSono nato e vissuto a Tropea e posso assicurare che è sempre stata e lo è tuttora la fonte di partenza della mia ispirazione, pur nella varietà delle situazioni e nei cambiamenti verificatisi nel corso degli anni.

D – Come ricorda la Sua infanzia?

R Ricordo un’infanzia normale. Sono stato un bambino come tanti altri e sono cresciuto così.

D – Si è mai sentito un “nemo propheta in patria”?

R Certamente, come tanti altri artisti, ma non ho mai sentito il bisogno di allontanarmi o abbandonare il mio Paese.

D – Quando possiamo farLe gli auguri di buon compleanno?

RSono nato a Tropea il 19 gennaio del 1922, tra qualche mese compirò 82 anni.

D – Concludendo questa intervista, si sente di esprimere un’opinione sociale, intesa come messaggio ai concittadini ed ai politici di oggi e di domani?

RIo sono un artista e di politica me ne intendo veramente poco.

Termina così con un’espressione di disinteresse verso tutto ciò che esula dalla pittura e dalla famiglia l’intervista ad Albino Lorenzo. I momenti successivi sono stati densi di emozione e di interesse in quanto il maestro si è lasciato fotografare con noi e con le Sue opere, spiegandocene i significati. Per i posteri un grandioso testamento spirituale.
 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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