Cultura e Società Medicina

Non più notti in barella nel corridoio di un ospedale

Riceviamo nota dal’Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea Dr. Tino Mazzitelli

“E’ da tempo immemorabile che è stato segnato il collasso delle strutture ospedaliere”

Dr. Tino Mazzitelli (Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea) – foto Libertino

Se l’anno in corso sta per chiudersi in sede provinciale e regionale all’insegna del dibattito sulla sanità, sarebbe quantomeno auspicabile che il 2019 segnasse il passaggio dalle parole all’assunzione di responsabilità da parte di chi governa il sistema sanitario regionale e da parte di tutte quelle istituzioni pubbliche e private ad esso afferenti, guardando all’unico interesse della tutela della salute dei cittadini. E’ da tempo immemorabile che è stato segnato il collasso delle strutture ospedaliere e distrettuali dell’intera Regione, acuito sia durante le varie festività sia durante il periodo estivo, contrassegnato con il sistematico ammasso di pazienti nei pronto soccorso, riposti per intere settimane nelle barelle per essere accuditi dai medici di emergenza-urgenza, spesso nell’impossibilità di essere trasferiti nei reparti per la carenza di posti letto disponibili o del personale necessario all’assistenza.
A chi a tutt’oggi passa intere notti in barella nel corridoio di un ospedale, a chi è costretto ad una estenuante “via crucis”, trasportato in ambulanza da un presidio all’altro alla ricerca di un posto letto, a chi viene parcheggiato in attesa che rientri il personale per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, a chi nelle sale d’attesa vive l’ansia per le sorti di un proprio caro,non interessano le battaglie sui decreti o le discussioni su chi debba fare il commissario regionale ad acta. A tutti costoro interessa sapere se in ospedale troverà qualcuno in grado di prendersi carico del loro problema di salute e di garantire cure adeguate ed una assistenza dignitosa.
Questo per la politica dovrebbe essere il governo della sanità, non l’affidamento degli incarichi, non gli interessi legati alla gestione di appalti milionari, non la clientela e la raccolta di consenso..Il tema della salute deve essere una priorità assoluta della politica, così come la questione del lavoro. Le pressanti richieste dei cittadini rischiano di restare lettera morta se la politica regionale e provinciale non innescherà processi di sviluppo, ma soprattutto se continuerà a mortificare la fiducia e le speranze dei calabresi facendo carta straccia della meritocrazia. Al punto in cui siamo è necessaria una drastica inversione di tendenza per il rilancio della sanità. Prima di tutto è necessaria la revoca del decreto ancora in vigore dell’ex presidente della giunta regionale N.18 del 2010 e dei vari decreti emanati sin dal suo insediamento dall’ex commissario Scura che hanno demolito gli ospedali periferici e rimodulato negativamente la sanità decretandone il collasso totale.
Prima il suono delle campane a festa ad opera della numerosa schiera di corifei che faceva da cassa di risonanza alla precedente giunta di centrodestra,unitamente agli ex esponenti politici pidiellini eletti al Parlamento e alla Regione che per l’occasione avevano anche intonato la marcia trionfale per annunciare il parto del famigerato Piano di Rientro, subito dopo il suono delle campane a lutto per annunciare il silenzio tombale, la segretazione dello stesso Piano e degli atti aziendali conseguenti nel momento un cui sarebbe stato necessario, invece, un dibattito approfondito con tutte le componenti che governano la sanità, al fine di pervenire ad un consenso il più vasto possibile e conseguentemente alla determinazione di obiettivi chiari che avrebbero potuto tradursi in risultati visibili e concreti.
Di fronte alla casa che stava bruciando sarebbe stato giusto chiedersi: come mai nessuno di lor signori ha pensato di chiamare i pompieri? Anzi si discuteva e si litigava su chi avrebbe dovuto occupare il “piano di sopra” e chi accontentarsi del “sottoscala”. In sostanza, anzicchè intraprendere drastici provvedimenti ed iniziative eclatanti per impedire un così grave sfacelo, si sono solo preoccupati di tutelare gli interessi di bottega, come se tali interessi fossero preminenti rispetto agli interessi del malato e, cosa ancora più grave, facendo al tempo stesso gli gnorri sui tagli lineari, non selettivi, che non hanno rappresentato quel salto di qualità a suo tempo strombazzato.
Con l’avvicendamento alla guida della Regione della giunta di centro sinistra, dalla padella siamo caduti nella brace. Questa giunta non è riuscita a creare neanche le premesse necessarie per il rilancio della sanità in tutta la Regione, relegandola conseguentemente nel caos totale. Precarietà, indifferenza, degrado funzionale, disorganizzazione amministrativa sono i punti chiave di un modo assurdo e paradossale di gestire la sanità. Se a questo si aggiunge l’indifferenza generalizzata dell’opinione pubblica verso l’apparato sanitario,la carenza di una adeguata programmazione, l’accentuarsi delle difficoltà operative che hanno indotto le strutture al progressivo fallimento,il mancato riordino degli ospedali centrali e periferici, il livello dei servizi erogati largamente insufficienti tanto da costringere i cittadini ad un crescente ricorso a strutture a carattere privatistico o alla mobilità sanitaria exstraregionale con notevole, conseguente aggravio di spesa per le aziende-.(300 milioni annui)-e per i cittadini stessi, non si può fare a meno di affermare, senza tema di smentita, che si stava meglio quando si stava peggio.
Stante tutto ciò, a nulla valgono, oggi, le rivendicazioni dei vari gruppi associazionistici che,ormai fuori tempo massimo, quasi quotidianamente, lamentano disfunzioni e inefficienze. Parimenti sono ben poca cosa le riflessioni critiche delle varie forze politiche e sindacali,sorde e mute nel momento in cui un decennio addietro è iniziato l’iter di smantellamento della sanità ad opera dei loro stessi affiliati anziché interrogarsi sulle ragioni del degrado, anziché chiedere rimedi di facciata per il rifacimento del “maquillage”, non determinanti per un serio processo di sviluppo della sanità, sarebbe opportuno assumere iniziative tali da configurare, sotto il profilo del metodo e del merito,chiari obiettivi tesi a incrementare l’assistenza sanitaria e quindi la tutela della salute qualitativamente appropriata dei cittadini.
Le iniziative debbono essere subordinate e commisurate alle reali situazioni di efficienza nelle quali i presidi sanitari si trovano, non pletoriche rispetto alle strutture sanitarie in profonda crisi, altrimenti è come discutere sul sesso degli angeli. In sostanza, le forze politiche e sociali e le associazioni del volontariato anziché attestarsi su posizioni di retroguardia, lungi da ridicole passerelle, dovrebbero invece alzare la bandiera non del campanile o della retorica, ma quella della dignità e della serietà verso i cittadini avendo come riferimento prioritario l’abbattimento delle problematiche strutturali che attanagliano la sanità nel suo complesso ed una organizzazione più razionale condotta in una ottica di sviluppo.

Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea

Dr. Tino Mazzitelli

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Redazione
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