Politica

Adolfo Repice scrive

Al Sindaco del Comune di Tropea

“le dichiarazioni rese a mezzo stampa dal capogruppo di maggioranza”

Adofo Repice Capogruppo "Passione Tropea" - foto Libertino
Adofo Repice Capogruppo “Passione Tropea” – foto Libertino

Al Sindaco del Comune di Tropea
E p.c.
A Sua Eccellenza il Prefetto di Vibo Valentia

Egr. Sindaco,

abbiamo letto con vivo stupore le dichiarazioni rese a mezzo stampa dal capogruppo di maggioranza, nonché assessore alla Cultura, Lucio Ruffa in merito alla dichiarata, accertata e comprovata evasione dei tributi comunali posta in essere dalla quasi totalità dei componenti della Giunta.
Le propalazioni del Ruffa, che afferma che i consiglieri morosi avrebbero rassegnato le loro dimissioni nelle sue mani, ma senza passare prima dall’ufficio protocollo, appaiono prima facie vere quanto le banconote del noto gioco monopoli; ma se, – e questo potrà confermarlo solo lei – il Ruffa avesse dichiarato il vero, la cosa sarebbe ancora più preoccupante, poichè saremmo innanzi ad una paurosa ignoranza amministrativa.
In ogni caso, con la presente le ribadisco che lei deve delle risposte ai cittadini in merito alle sue scelte; pertanto le chiedo di rispondere pubblicamente, al prossimo consiglio comunale, (considerata, altresì, la sua difficoltà a rispondere per iscritto alle interrogazioni) ai seguenti quesiti:
1. corrisponde al vero che gli assessori Ruffa, Sammartino, Piccolo, De Vita hanno sottoscritto le proprie dimissioni consegnandole nelle sue mani?
2. In caso affermativo, per quale motivo non ha accettato tali dimissioni ed ha deciso di graziare gli evasori dei tributi comunali (alcuni assessori non pagavano i tributi dal lontano 2000) nonostante essi non avessero dichiarato la causa di incompatibilità, come la legge imponeva loro di fare, in sede di Consiglio comunale del 18 agosto scorso?
3. Anche lei, allo stesso modo degli assessori interessati alla questione, ignora che un atto ufficiale, quali le dimissioni, necessita di deposito al protocollo comunale?
4. Perché non ha provveduto a depositare presso il protocollo le dimissioni che i suoi assessori, ignoranti circa le modalità di deposito dell’atto di dimissioni, le avevano consegnato brevi manu?
5. Perché ha taciuto al Consiglio comunale ed alla cittadinanza la circostanza che ben quattro dei suoi assessori hanno manifestato la volontà di dimettersi e le ragioni per le quali ha deciso di non accettare le loro dimissioni?
6. Ha avuto, almeno, la sensibilità di informare il Prefetto della volontà di non accettare le dimissioni di quegli assessori che, riconosciuta la loro incompatibilità per legge e la loro incompatibilità morale con la carica assegnata loro, avevano rassegnato, atteso che detti argomenti incidono in materia di controllo spettante all’organo di governo sul territorio?
7. Perché se, già prima dell’intervento della minoranza (a quanto afferma l’assessore Ruffa) alcuni dei suoi consiglieri avevano provveduto a sanare la propria posizione contributiva, non è intervenuto nei confronti di quelli morosi convocando il Consiglio comunale?
8. Perché ha coperto la condizione di incompatibilità dei consiglieri?
9. A suo parere è ammissibile la “giustificazione” fornita dall’assessore Ruffa che afferma che i consiglieri non erano a conoscenza della causa di incompatibilità, versando quindi nella più assoluta ignoranza delle disposizioni del TUEL?
10. Perché detti consiglieri hanno sottoscritto il modulo loro consegnato dal segretario comunale dichiarando l’insussistenza di cause di incompatibilità senza informarsi sul significato di ciò che firmavano?
11. Si è azionato nei confronti del Segretario comunale per verificare la predetta circostanza?

Verrebbe da chiedere al vice-sindaco Landolina se anche lui ignori che un atto, quale le dimissioni da assessore, debba essere protocollato e se anche lui ignori che vedersi raggiunto da una ingiunzione di pagamento è elemento di incompatibilità con la carica di consigliere. Probabilmente, non essendo rimasto coinvolto nella vicenda, e non dovendo giustificare l’immorale contegno assunto, è in possesso di quelle elementari informazioni che invece stranamente tutti i suoi colleghi assessori ignorano.
Se fosse vero, come dichiara il Ruffa, che quattro assessori su cinque non conoscono i principi base del TUEL saremmo innanzi ad uno stato di ignoranza amministrativa conclamata, cui deve porre immediatamente riparo.

Così come deve, sig. Sindaco, chiarire se ritiene che le dimissioni accettate o meno che siano, valgano a sanare l’incompatibilità dei suoi consiglieri già sussistente al momento dell’insediamento e tramutatasi, a causa della loro illegittima condotta, insanabilmente in decadenza.
Chiarisca quindi dinanzi ai concittadini in Consiglio comunale quanto sopra chiestole.
Se tutto ciò che ha narrato Ruffa corrisponde a verità, lei ha compiuto una grave manchevolezza, non informando il Consiglio comunale dell’incompatibilità dei suoi consiglieri, nonché dell’avvenuto deposito delle dimissioni da parte della quasi totalità della sua Giunta. Lei aveva il dovere di revocare immediatamente il mandato agli assessori morosi e di convocare il Consiglio comunale per dare atto della triste vicenda, affinché fossero presi tutti i provvedimenti di legge. Purtroppo lei non ha fatto quel che la legge, non la minoranza, le imponeva di fare. Spero che oggi, a prescindere da quelli che saranno gli intendimenti della minoranza, lei prenda di sua iniziativa una posizione chiara in merito alla vicenda se non altro per non lasciare oltre la città in mano a chi non sa che le dimissioni da assessore debbano essere protocollate, in mano a chi ignora le cause di incompatibilità con la carica di consigliere, a chi non conosce i principi base del TUEL, in mano a chi sottoscrive una dichiarazione falsa e poi una volta scoperto sostiene di essere stato in buona fede. Chi fa tali dichiarazioni, giusta la grossolana ignoranza in materia di amministrazione pubblica, non può essere chiamato ad amministrare un paese.
Revochi subito i suoi assessori per ridare qualche speranza al Comune di Tropea.
Con l’occasione spieghi al suo delfino Lucio Ruffa che la legge penale non ammette ignoranza (art. 5 c.p.) e che l’ordinamento giuridico non giustifica coloro i quali rilasciano false dichiarazioni.
Tropea, 31.10.2011

Adolfo Repice
Capogruppo Passione Tropea

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Comunicato Stampa
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