Attualità

Processo all’umanità

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Processo all’umanità: il diavolo vuole la sua parte.

169a-processoImmaginario e interessante processo in Paradiso: il diavolo reclama la sua proprietà, l’umanità peccatrice, Ma Maria Santissima lo sconfigge. Interessante excursus tra diritto, teologia e letteratura riportato dall’Osservatore Romano del 27 giugno 2015. – Per chi vuole approfondire, ecco il link.

Il venerdì santo del 1354, nel tribunale celeste del Paradiso, Cristo giudice ha fissato un’udienza richiesta dal diavolo in persona che, in qualità di procuratore della malvagità infernale, chiede che gli venga restituita la potestà sul genere umano. La sua rivendicazione sembra ben fondata: nonostante sia stata redenta dal sacrificio del figlio di Dio, l’umanità continua infatti a peccare.
Il processo però rischia di concludersi prima ancora di iniziare perché l’imputato — l’umanità — non si è presentato, a dispetto della convocazione da parte dell’arcangelo Gabriele.
Appellandosi al criterio dell’aequitas, ovvero alla prerogativa del giudice di valutare il caso evitando l’applicazione rigorosa della legge, Cristo rinvia tutto al giorno seguente.
Intanto in Paradiso la Vergine Maria, per scongiurare il reato di contumacia, si dichiara avvocata dell’umanità. Il sabato mattina si avvia così la fase preliminare del dibattimento, durante la quale Satana denuncia l’inammissibilità del difensore: non solo è una donna, ma è anche la madre del giudice.
Pronta è la replica della Madonna che, richiamandosi a un’eccezione prevista dal diritto civile e da quello canonico, ricorda che le donne possono difendere in tribunale alcune categorie particolari, come le vedove, i parenti e i miserabili. Del resto, osserva Maria, «dove sono persone più miserabili, se non nel mondo?». È titolata ad intervenire, inoltre, poiché lei stessa appartiene al genere umano.
Si apre quindi il dibattimento. Da un lato, il diavolo si richiama alla Genesi per sostenere che Adamo ed Eva hanno disobbedito volontariamente alla parola di Dio e perciò le loro anime e quelle dei loro discendenti devono essere consegnate all’inferno. Dall’altro, la Madonna ricorda che è stato Satana stesso a istigare l’uomo al peccato e che la sua pretesa di una “restituzione” dell’umanità non ha fondamento giuridico. Egli non è “possessore”, ma solo “detentore” delle anime peccatrici e per di più lo è in mala fede, avendole attirate a sé con l’inganno.
La confutazione in punta di diritto lascia spazio a una digressione di carattere teatrale, in cui la Vergine assume i tratti della mater dolorosa. La richiesta finale del diavolo è che, a causa del peccato originale, l’umanità sia condannata per lesa maestà.
Entrambe le parti sono convocate per ascoltare la sentenza: il giorno di Pasqua del 1311 — con un’evidente incongruenza cronologica rispetto alla data di inizio del processo — Cristo assolve definitivamente il genere umano e condanna di nuovo il diavolo alla dannazione eterna.
Il soggiorno di Satana in Paradiso è stato dunque infruttuoso e di breve durata.

Il processo si conclude con i cori angelici che intonano il Salve Regina, preghiera mariana per antonomasia.
Mulier damnavit et mulier salvavit: se è vero che una donna, Eva, è all’origine della dannazione dell’umanità, un’altra donna, Maria, è artefice di una nuova salvezza, grazie ai raffinati strumenti della scienza giuridica.

Immaginario e interessante processo in Paradiso: il diavolo reclama la sua proprietà, l'umanità peccatrice, Ma Maria Santissima lo sconfigge.
Immaginario e interessante processo in Paradiso: il diavolo reclama la sua proprietà, l’umanità peccatrice, Ma Maria Santissima lo sconfigge.

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