Politica

Repice risponde ancora a Macrì

Nota stampa del Capogruppo di “Passione Tropea”

L’obiettivo della politica deve perseguire il pubblico interesse e rifuggire l’attacco personale

Macrì, Repice - foto Libertino
Macrì, Repice - foto Libertino

Condivido quanto afferma l’avv. Macrì nel suo articolo del 7 ottobre scorso circa l’obiettivo della politica. Essa senz’altro deve perseguire il pubblico interesse e rifuggire l’attacco personale o il pettegolezzo di bassa lega. Peccato però che spesso le affermazioni di principio siano contraddette dai comportamenti. Contrariamente a quanto sostiene il Macrì, infatti, il sottoscritto è stato l’oggetto e non certo l’autore di squallidi attacchi personali, ai quali comunque non ha dato peso, considerata la fonte dalla quale provenivano (e dalla quale provengono attualmente); del resto, anche il citato articolo del Macrì contraddice le sue stesse affermazioni di principio: dai toni aulici iniziali l’autore passa nel finale a quelli volgari. Basta poi leggere il suo blog per valutare quale nobile concetto egli abbia della politica e in che modo la pratichi.
Fatte queste dovute precisazioni, chiarisco che il sottoscritto, proprio per il perseguimento dell’interesse pubblico, ha dichiarato apertamente in Consiglio Comunale ed in una interrogazione al sindaco il proprio parere contrario a che il Macrì (peraltro nipote del sindaco stesso) fosse componente del suo staff di supporto. Sempre per lo stesso motivo ho ritenuto di dover censurare il fatto che, pur senza aver ricevuto alcun mandato dagli elettori (e quindi senza alcuna legittimazione), il Macrì sia sempre presente presso gli uffici comunali.
I chiarimenti da questi forniti non cambiano il mio parere, ed anzi, le sue scomposte dichiarazioni mi confermano di aver colpito nel segno. Peraltro gli ricordo, che, come per le società, esistono anche le associazioni professionali di fatto, e che gli atti giudiziari di entrambi i professionisti che giungono al comune sono vergati su carta intestata “Studio Rombolà & Macrì”. Non si nasconda quindi Macrì dietro dati formali, ma guardi alla sostanza: egli verrebbe ad essere retribuito in base alla nomina fattagli da suo zio e si troverebbe nello stesso tempo a gestire il credito che il suo collega di studio (nessuno ha messo mai in dubbio la legittimità dell’azione professionale dell’Avv. Rombolà) vanta nei confronti del Comune.
In ogni caso rilevo che l’attaccamento sfrenato alla poltrona del Macrì si scontra con l’imbarazzo dello zio e degli altri assessori, i quali si sono ben guardati di rispondere all’interrogazione loro rivolta.
Se Macrì intende guidare il Comune di Tropea deve avere il coraggio di candidarsi a Sindaco. Ad oggi assistiamo solo al suo tentativo (che peraltro pare riuscito) di esautorazione dello zio senza che ne abbia legittimazione.
Tanto detto, invito il Macrì a non utilizzare più il termine “nostro” quando si riferisce al sottoscritto, posto che non ho mai avuto niente a che fare con lui e i “suoi”.

Adolfo Repice
Capogruppo Passione Tropea

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Comunicato Stampa
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