Intervista ad Antonio Demasi, sindaco di Nardodipace
 

Un futuro migliore all’ombra dei megaliti

Il ritrovamento delle cinque strutture ciclopiche appare agli occhi dei cittadini di Nardodipace come un risarcimento per l’abbandono in cui da sempre giace la Calabria, in generale, e questa zona, in particolare. Speranze, dubbi e paure nelle parole del Sindaco, ancora attonito ma mosso da un grande desiderio di riscatto.

di Bruna Fiorentino
foto di Salvatore Libertino

Nardodipace - Il piccolo comune di Nardodipace (circa 1480 abitanti) è da qualche mese salito alla ribalta della cronaca internazionale per una sconvolgente scoperta archeologica. Sono stati identificate cinque strutture preistoriche, del tipo dolmen e triliti, situate  dentro un bosco a circa un chilometro dal centro abitato. Questo avvenimento, ancora non completamente esaminato, è destinato ad  avere risvolti economici e sociali sia per il Comune interessato direttamente, sia per la Regione Calabria. Molte riviste specializzate hanno riportato la notizia soffermandosi sulla natura antropica e cultuale di queste “pietre”. In questo articolo abbiamo invece voluto ascoltare il pensiero politico di Antonio Demasi, primo cittadino, per comprendere come la sua amministrazione intenda “sfruttare” questa inaspettata fortuna.

Antonio Demasi è sindaco di Nardodipace dal 17 novembre 1997 ed è, pertanto, al suo secondo mandato. Aperto, disponibile e particolarmente consapevole dell’importanza delle strutture ritrovate nel territorio del suo Comune, ha risposto alle nostre domande auspicando un intervento fattivo di studiosi ed autorità. 

Domanda: Signor Sindaco, qual è stata la reazione dei cittadini di Nardodipace dopo una tale      scoperta?

Risposta: La reazione è stata di incredulità nel senso che si tratta di siti che erano già conosciuti dai cittadini di Nardodipace e intorno ai quali erano fiorite delle leggende. L’aspetto più importante, invece, è che il ritrovamento di questi megaliti appare agli occhi della gente comune come una sorta di risarcimento dei danni subiti nel corso dei secoli. Finalmente la storia ci ricompensa per l’abbandono in cui siamo stati lasciati fino ad oggi! Ora c’è attesa perché noi riteniamo che questo sia un fatto di per sé economicamente rivoluzionario che si inserisce perfettamente all’interno di un progetto già avviato, chiamato “Utopia di Nardodipace” e che comprende svariate iniziative.

D: Quali?

R: La festa per il Centenario della nascita del Comune di Nardodipace; una Palestra naturale di Arrampicata sportiva e la Scuola d’arte dell’arrampicare “Pier Giorgio Frassati”; una Mostra permanente dedicata a Pier Giorgio Frassati; un Laboratorio di Sceneggiatura “Alessandro Blasetti”; un Centro Studi Interdisciplinari di Filosofia e Fisica; un Museo all’aperto “Artisti in cerca dell’Utopia”.

D: Lei ha già un programma per la valorizzazione dei megaliti ritrovati a Nardodipace?

R: Sì. Oltre al progetto Utopia, appena accennato, recentemente a Bruxelles ho esposto la necessità di inserire queste pietre ciclopiche all’interno di un Parco Archeologico che dovrebbe valorizzare non soltanto Nardodipace, ma tutta la zona delle Serre.

D: Ma questa scoperta quanto aiuterà l’economia locale?

R: Credo moltissimo, perché intorno a questi rinvenimenti potrebbe nascere una fiorente economia turistica. Intendo, però, un turismo nuovo, culturale, scolastico e scientifico. Ovviamente c’è bisogno di un’organizzazione che al momento ancora non esiste. Ma questo fa parte di una seconda fase del nostro progetto.

D: Qual è stata la fattiva risposta della Soprintendenza, della Provincia e della  Regione dopo il ritrovamento di questi megaliti ?

R: Noi crediamo che la comunità scientifica debba riflettere, studiare e verificare la validità storico-archeologica dei nostri megaliti. Perciò non abbiamo ancora attivato nessun canale per avere finanziamenti e realizzare quello che abbiamo già definito Parco Archeologico. Attualmente noi ci aspettiamo un parere ufficiale da parte degli organi competenti che sinora, a dire la verità, non è che si siano sprecati nel venire qui a ricercare. Questa è la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, di come la collina e la montagna calabrese sono emarginate dal punto di vista economico e sociale, ma anche culturale. Tuttavia siamo convinti che il valore intrinseco delle pietre di Nardodipace non potrà non attirare l’attenzione delle istituzioni.

D: Abbiamo letto che il Suo Comune è il più povero d’Italia, è vero?

R: Noi non conosciamo gli indicatori economici che hanno portato a questo risultato. L’elaborazione risale a diversi anni fa quando il Banco di Santo Spirito ha effettuato questi studi. Ma la statistica, secondo noi, è stata svolta male. Certo, invece è che siamo uno dei paesi più emarginati della Calabria  ed è come se si consumasse nei nostri confronti una sorta di strategia dell’abbandono. Per molti anni c’è stata un’organizzazione della dimenticanza per molti paesi della Calabria: noi siamo tra quelli.

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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