Fede e dintorni

Suor Alfonsa Maria Eppinger, nuova Beata

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Suor Alfonsa Maria Eppinger, nuova Beata.

Una nuova Beata nel nostro paradiso: suor Alfonsa Maria Eppinger (9 settembre 1814–31 luglio 1867). La proclamazione è avvenuta il 9 settembre a Strasburgo dal cardinale Becciu, in rappresentanza di Papa Francesco: una testimonianza per l’Europa tentata dall’egoismo e chiude le sue porte ai poveri. La cerimonia si è svolta nella cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo, una città che, in certo senso, è il cuore dell’Europa, poiché vi si trovano istituzioni fondamentali della vita dei suoi cittadini.
– Sono passati 150 anni dalla morte di Suor Alfonsa Maria Eppinger, ma chi l’ha conosciuta, ha lasciato vive testimonianze della sua carità: l’amore per i poveri, gli emarginati e i senzatetto, ma soprattutto per i malati, a cui consacrò tutta la sua vita.

La Chiesa di Strasburgo, giorno 9 settembre scorso, è stata in festa  per la beatificazione di suor Alfonsa Maria Eppinger, nata Elisabeth Eppinger, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Salvatore e modello di vita evangelica.
♦ La cerimonia è stata celebrata, a nome del Papa, dal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Giovanni Angelo Becciu nella cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo che, nella sua omelia, ha definito la nuova Beata una «singolare donna, che seppe offrire una viva testimonianza cristiana ed una profonda spiritualità».
♦ A 150 anni dalla morte, l’esempio di madre Alfonsa Maria rimane ancora vivido. Chi l’ha conosciuta, ha riconosciuto in lei i tratti della santità di vita e dell’eroismo delle virtù cristiane. In particolare i due punti ascetici focali che hanno segnato la vita di suor Alfonsa Maria Eppinger: «Conoscere i desideri di Dio e seguire tali desideri, compiendo la sua volontà».

  • Era ancora una bambina quando, vedendo per strada una stazione della via Crucis e chiese alla mamma: «Perché hanno crocifisso Gesù?». «Piccola mia, è stato ucciso a causa dei nostri peccati», rispose la mamma. «Ma che cos’è un peccato?», insistette Elisabetta. «È un’offesa a Dio…». «Allora non voglio più offenderlo!», esclamò Elisabetta. «A partire da quell’epoca – scrisse più tardi – crebbe in me ogni giorno il desiderio di comprendere che cosa occorra fare per amare Dio e non offenderlo… Questo pensiero mi sconvolgeva e mi spronava all’obbedienza”».
  • Aveva una forte personalità, spesso ribelle: «Se qualcuno mi contrariava, mi adiravo», raccontava lei stessa, «se i miei genitori mi ordinavano di svolgere un lavoro quando sarei dovuta uscire, spesso disobbedivo…».
  • Nell’adolescenza inizia quindi il suo «impegno serio» di «imparare lentamente ad ascoltare la voce di Dio e crescere nell’intimità con Lui». Poi, sconvolta da «come tante persone si mostrino indifferenti a tanto amore», desiderava che tutti ne facessero esperienza. Quindi nacque nel suo cuore «chiara e pressante la spinta ad essere lei strumento dell’amore di Dio: che attraverso di lei tutti possano sperimentare quanto sono amati da Dio».
  • È così che nasce la Famiglia religiosa delle Suore del Divino Redentore, per vivere il carisma di Elisabetta «imperniato sulla misericordia di Dio: recarsi nella casa dei poveri per rispondere alle loro necessità di ordine spirituale e materiale mediante la pratica delle opere di misericordia».
  • Sotto la guida di Madre Alfonsa Maria, le giovani Suore cominciarono a «porre gesti semplici e concreti per alleviare la sofferenza, senza fare alcuna distinzione di religione o di ceto sociale, diventano missionarie della carità, affrontando con coraggio anche le epidemie: alcune muoiono contagiate dalle malattie, soprattutto durante il terribile colera del 1854. Vegliano giorno e notte al capezzale degli ammalati, danno prova di ingegno per salvare vite umane e arginare il contagio, assistono i morenti, consolano le famiglie, esortano a non perdere la speranza».

♥♥ Una testimonianza eroica, quella della Beata Alfonsa Maria Eppinger, che non può lasciarci indifferenti dinanzi alle ferite del nostro mondo, sempre aperte e sanguinanti.

(fonte: varie dal web).

La nuova beata Suor Alfonsa Maria Eppinger ha lasciato vive testimonianze della sua carità: l’amore per i poveri, gli emarginati e i senzatetto, ma soprattutto per i malati, a cui consacrò tutta la sua vita. Questo carisma continuò a vivere nelle Suore da lei fondate: nel colera del 1854 vegliavano giorno e notte al capezzale degli ammalati, davano prova di ingegno per salvare vite umane e arginare il contagio, assistevano i morenti, consolavano le famiglie, esortavano a non perdere la speranza. E il nostro mondo di oggi continua ad avere ferite sempre aperte e sanguinanti.

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