Attualità Fede e dintorni

Un testimone della Misericordia: Vito M. Di Netta

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Un testimone della Misericordia: P. Vito Michele Di Netta.

309a-DiNettaOggi, 3 dicembre, è il giorno del Venerabile P. Vito Michele Di Netta, redentorista (1787-1849), un autento testimone della Misericordia di Dio. A Tropea (VV), dove è sepolto nella chiesa del Gesù, si attende e si prega per la sua beatificazione. – Il Decreto per la eroicità delle sue virtù (7 luglio 1935) così sintetizza l’opera riconciliatrice e misericordiosa del Venerabile: «Odi estinti, discordie composte, lotte e scandali d’ogni genere dissipati, il maltolto restituito, in una parola restaurata la virtù e la vita cristiana: ecco i frutti che sempre e dovunque producevano i lavori apostolici del P. Di Netta». 

Un santo sacerdote al confessionale
♦ Incalcolabile è stata l’opera del Venerabile attraverso il sacramento della riconciliazione. Le ore da lui spese al confessionale sono un monito ancora urgente per il nostro tempo, quando facilmente si cerca la soluzione alla guerra e all’odio nelle strategie sociali, negli accordi politici… Solo un cuore convertito dalla misericordia di Dio può costruire ponti duraturi di pace. Solo l’esperienza di chi si scopre perdonato da Dio può riversare sugli altri clemenza e compassione». La pace si decide nella coscienza: solo così può essere profonda e duratura superando il rischio di essere superficiale.

Un operatore di pace
«Egli metteva la pace fra i dissidenti e non era inimicizia che non riconciliasse. Non lasciava mezzo intentato per convertire le donne di mala vita. Soccorreva il prossimo nei suoi bisogni temporali, largendo elemosine, e consigliandole anche agli altri. Nei mesi d’inverno voleva che a tutti i poveri si desse un pane che veniva dispensato alla portineria del convento un giorno alla settimana». – «Grande era il suo zelo nel richiamare e correggere i peccatori e i delinquenti e lo faceva con tanta prudenza da ottenere la loro emenda».
♦ «Il Venerabile P. Di Netta, nel 1842 a Tropea, nella Chiesa dei Liguorini dove accorrevano a confessarsi i fedeli e a consegnare armi, coltelli; pistole, ecc… chiamò un fabbro ferraio e fece tutto rompere. Si diceva per Tropea: “Vale più un Padre Di Netta che cento agenti di pubblica sicurezza” ».

Misericordia sopratutto con i poveri
Il Venerabile Servo di Dio raccomandava che si perdonassero coloro che venivano sorpresi a rubare, perché erano indigenti e mossi dalla necessità.
♦ A San Giovanni di Zambrone, mentre era in missione, egli chiese pubblicamente al nobile Antonio Toraldo di perdonare i coloni che non erano stati corretti verso di lui: “Don Antonio, alza tu la mano e perdona a tutti”. E con ciò intendeva pregarlo che avesse rimesso a coloro che in qualunque modo lo avessero defraudato o avessero mancato col loro padrone».

Uomo di riconciliazione: perdonare anche di fronte al sangue sparso
♦ Il perdono è il necessario “sacrificio” per raggiungere la vera riconciliazione; il Venerabile lo richiedeva senza esitazione ed era più insistente quanto più l’offeso era una persona “vicina”, un suo penitente, come l’arciprete di Drapia Don Vincenzo Ruffa: «Mi era stata attentata la vita [a colpi di pistola: gelosia per l’incarico di arciprete ricevuto a preferenza di altri concorrenti]. Il Servo di Dio venne a trovarmi, e mi disse: “Devi fare ciò che ti dico. Me lo prometti?” – “Si, padre, con tutto il cuore”. – Allora mi condusse alla casa dei miei nemici, me li fece abbracciare e baciare. Ed il Servo di Dio esclamò: “Ah quanto mi hai consolato!” ».
♦ Suo fratello Pietro ebbe sei figli: di questi uno gli fu ucciso quando era già sposato e con figli. Un testimone ricorda il perdono voluto dal Venerabile: «Pietro fratello del Venerabile gli scriveva che un suo figlio era stato ucciso da un certo Luigi Dell’Osso, e rammaricandosi voleva che la giustizia facesse il suo corso. Ma tanto non piacque al Venerabile che gli rispose: “No, perdonalo e benedicilo”. Una cosa molta difficile per il padre dell’ucciso, che tuttavia mandò a chiamare l’uccisore. Questi, inginocchiatosi e piangendo, chiedeva perdono e quegli a perdonarlo e benedirlo, come gli aveva raccomandato il Venerabile.

Un testimone della Misericordia: «Odi estinti, discordie composte, lotte e scandali d’ogni genere dissipati, il maltolto restituito, in una parola restaurata la virtù e la vita cristiana: ecco i frutti che sempre e dovunque producevano i lavori apostolici del P. Di Netta».
Un testimone della Misericordia: «Odi estinti, discordie composte, lotte e scandali d’ogni genere dissipati, il maltolto restituito, in una parola restaurata la virtù e la vita cristiana: ecco i frutti che sempre e dovunque producevano i lavori apostolici del P. Di Netta».

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