Lettere Rubriche

Domenico Varrà ci ha lasciati

Un uomo di grande spessore e personalità.

L’Associazione culturale Terza Liceo classico 1962-63 ricorda uno dei fondatori.

Domenico Varrà
Domenico Varrà

Ciao Mico!
Ci sembra assurdo scrivere ad un amico che non è più…ci hai lasciati soli all’improvviso quando dovevamo dirci ancora tante cose, andare a cenare insieme, a pescare come ai vecchi tempi…d’altra parte questo è stato sempre il tuo stile: di non essere invadente, inopportuno e mai fuori luogo.
Di te ammiravamo la riservatezza e ancora di più la capacità di ascoltare, di mediare, difendendo sempre i tuoi valori, rispettando profondamente chi non era d’accordo con te. Eri per il dialogo, per la comunicazione, per il confronto senza acredine. Le parole “odio” o “nemico” non esistevano nel tuo vocabolario.
Ci hai detto un giorno che l’esperienza di 8 anni, in qualità di Sindaco di Zambrone, è stata la stagione più bella della tua vita. Nel tuo Ufficio avvenivano le confessioni dei cittadini. Hai conosciuto così le sofferenze e le difficoltà e, senza colorazione politica, hai lottato per aiutare, per risolvere facendo rispettare le leggi.
I tuoi paesani hanno riconosciuto il tuo valore e ti hanno sempre rispettato. Hai sofferto molto per la perdita della tua cara moglie e per motivi di salute.
Ci hai lasciati abbracciando la terra della tua campagna.
Nell’agosto del 2008 tu che eri un fondatore dell’Associazione Culturale Terza Liceo Classico 1962-63, rivolgendoti agli studenti hai detto: “ mi auguro che un giorno possiate mettere le vostre competenze a servizio della terra che vi ha visti nascere per contribuire a migliorarla liberandola, o almeno tentando di farlo, da quei problemi che ne hanno mortificato la dignità e l’immagine, convinto come sono che la presenza sul territorio, l’impegno professionale e politico, l’amore per la propria terra ed un forte senso di appartenenza, sono gli elementi essenziali per invertire una tendenza che impoverisce ogni giorno di più un tessuto sociale demotivato e spesso privo di stimoli culturali”.
Hai amato la tua terra, la tua famiglia e nonostante le sofferenze hai fermamente creduto nei valori che contano e nell’amicizia.
Con un pizzico di egoismo potremmo dire che sentiamo profondamente la tua mancanza ma poi ci rendiamo conto che stai meglio di noi. Il tuo sguardo triste, il tuo raro sorriso, l’ironia che ci mettevi con parsimonia ci commuovono ancora. Quando ci ascoltavi riuscivi con il tuo sguardo a cogliere le sfumature più sottili. Sentivamo il tuo affetto, la tua amicizia e pur essendo preda dell’umana debolezza, siamo felici di saperti vicino alla tua cara Rosalba e sicuri che ancora insieme veglierete sulla vostra famiglia ed anche su di noi compagni di classe che hai voluto sempre bene.
Per questo continueremo, come da tuo desiderio espresso in uno dei nostri incontri, a premiare il miglior studente e a ritrovarci sapendoti sempre presente in mezzo a noi.
Con tutta la stima e l’affetto ti diciamo grazie!

I compagni di classe 1962-63

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