Fede e dintorni

Beati i monaci di Tibhirine, Algeria

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Beati i monaci di Tibhirine, Algeria.

Domani, 8 dicembre 2018, saranno beatificati Beati i monaci di Tibhirine, Algeria. Li abbiamo conosciuti anche attraverso un film “Uomini di Dio” (Des hommes et des dieux) del 2010 diretto da Xavier Beauvois e basato sul loro avvenuto a Tibhirine nel 1996. Sì, i monaci di Tibhirine furono martiri per amore: «con» e mai «contro».
– La loro quotidianità era fatta di preghiere, di pasti frugali, di lavoro nell’orto. Pacifici i loro contatti con la popolazione locale, interamente musulmana. I monaci erano rispettati e anche amati per le cure mediche praticate da uno di loro attraverso un piccolo ma efficiente ambulatorio.
– Poi tutto è sembrato fine dinanzi al fanatismo jihadista che li ha massacrati crudelmente. I monaci si si erano chiesti se restare o partire: scelsero di restare «con» e non «contro». Da veri uomini di Dio.
– Ora ci vengono restituiti BEATI.

Domani, 8 dicembre, verranno proclamati beati 19 religiosi uccisi in Algeria nella tragica stagione che nell’ultimo decennio del secolo scorso ha visto morire 150mila persone, vittime della violenza islamista e della guerra civile.
Tra di loro, anche i sette trappisti rapiti nel monastero di Tibhirine nel marzo del 1996, e di cui due mesi dopo furono ritrovate le teste mozzate.

Restare per amore
Avevano deciso di restare nella terra in cui avevano scelto di testimoniare il Vangelo – nell’umiltà e nel servizio alla popolazione locale – anche quando tutto concorreva a lasciarla, quando la violenza dell’estremismo aveva preso di mira gli stranieri “crociati”.
♥ Restare per amore del popolo di cui si sentivano parte, restare perché «non si abbandona un amico quando soffre», come scriveva il vescovo di Orano, Pierre Claverie, ucciso da una bomba insieme all’amico musulmano Mohamed Bouchikhi.
♥ Papa Francesco ha riconosciuto il martirio di questi «testimoni della speranza» sconosciuti ai più, elevandoli agli altari.
Sarebbe troppo facile acclamarli eroi – e, in fondo, liquidarli nel nome di una straordinarietà che non può appartenere a persone normali – o ricordarli come “martiri contro”, piuttosto che come “martiri con”.
Non si può cogliere fino in fondo il significato del loro sacrificio se non si guarda alla radice profonda delle loro esistenze, alla croce su cui Gesù a braccia aperte ha voluto radunare tutti gli uomini perché figli di Dio.
♦ Le pagine del libro “La nostra morte non ci appartiene” scritto da Thomas Georgeon – il monaco trappista postulatore della causa di beatificazione dei 19 religiosi – ne raccontano in maniera commovente le biografie.
♥ Si rimane colpiti dalla radicalità con cui hanno vissuto, senza pretese per l’esito “pubblico” della loro presenza – spesso costretta al silenzio o alla riservatezza – e interamente fondata sull’offerta di sé, sull’attrattiva per un Amore che aveva conquistato il loro cuore e al quale avevano deciso di dare tutta la loro vita.

♥ Per quell’amore sono morti i sette monaci di Tibhirine, resi famosi e familiari al grande pubblico dal film “Uomini di Dio”, per quell’amore sono morte tre suore uccise in strada mentre andavano a Messa e altre due che rientravano dopo avervi preso parte.
Uomini e donne a cui si può guardare per imparare cosa significa donare la vita, come ci ha testimoniato per primo Chi lo ha fatto accettando la croce, e cominciando una rivoluzione d’amore che ha cambiato il mondo.
(fonte: cf Avvenire.it, 2 dicembre 2018).

Per la cronaca: gli altri Beatificati di domani saranno: la Venerabile Madeleine Delbrêl (1904-1964); Suor Clelia Merloni, italiana, fondatrice dell’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù (1861-1930); Suor Maria Crocefissa dell’Amore Divino, italiana, fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore (1892-1973); Suor Alfonsa Maria Eppinger, francese, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Salvatore (1814-1867); la laica romena Veronica Antal, dell’Ordine francescano secolare uccisa in odio alla fede il 24 agosto 1958 a Hălăuceşti (Romania).

I monaci di Tibhirine sono stati martiri per amore: «con» e non «contro», i martiri del dialogo. La loro quotidianità era fatta di preghiere, di pasti frugali, di lavoro nell’orto. Pacifici i loro contatti con la popolazione locale, interamente musulmana. I monaci erano rispettati e anche amati per le cure mediche praticate da uno di loro attraverso un piccolo ma efficiente ambulatorio. Poi tutto è sembrato fine dinanzi al fanatismo jihadista che li massacra crudelmente. I monaci si si erano chiesti se restare o partire: scelsero di restare «con» e non «contro». Da veri uomini di Dio.

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