Attualità

Cipolla Rossa di Tropea:

La contraffazione preoccupa la Coldiretti

Un danno all’immagine e all’economia reale

"Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP: una realtà viva!". - foto Libertino
“Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP: una realtà viva!”- Dolcissima, croccante e rossa naturalmente. – foto Libertino
Preoccupa e non poco la Coldiretti, la situazione venutasi a creare relativamente alla vicenda della messa in commercio da parte di aziende e grossisti a dir poco disonesti che fanno passare per cipolla rossa di Tropea IGP – tutelata da apposito marchio – produzioni che nulla hanno a che fare con questa produzione di eccellenza dell’agricoltura calabrese. La Coldiretti, per fare il punto della situazione ha incontrato un nutrito numero di produttori facenti parte del Consorzio di Tutela e la stampa presso l’azienda Veltri a Campora San Giovanni. Alla presenza del presidente regionale Pietro Molinaro e di Pietro Tarasi presidente della coldiretti di Cosenza, è stato fatto il punto sulla situazione che si sta determinando, che sta causando gravi danni all’economia che ruota attorno a questa produzione unica nel suo genere. Basti pensare hanno detto a chiare note i dirigenti dell’organizzazione, che a fronte di una produzione in Calabria di cipolla rossa di 200mila quintali annua, viene immessa sul mercato cipolla Rossa di Tropea per ben unmilione di quintali. Tra l’altro in una fase che vede aumentare nell’imminenza delle festività la vendita, si mette sul mercato cipolla rossa di Tropea che in questo momento, nel rispetto della stagionalità non viene prodotta. Come sia possibile i produttori non riescono a spiegarselo. Certamente, viene compiuto un reato di frode alimentare, che va perseguito con controlli a trecentosessanta gradi destinando anche le necessarie risorse altrimenti, risultano inefficaci quelle stanziate per la promozione, e coinvolgendo come già è stato fatto il Ministero ed i suoi organi ispettivi periferici , ma anche altri “organi ispettivi” tra i quali segnala la coldiretti, i comuni attraverso la polizia municipale, che devono fare rispettare la normativa nazionale del 2005 relativa all’obbligo di etichettatura dei prodotti ortofrutticoli. Occorre intervenire tempestivamente e severamente, applicando le sanzioni, poiché non si può assistere passivamente – insiste Molinaro – ad un danno all’economia reale che, come emerge dai dati, ha ampi margini di crescita e può creare sviluppo e occupazione diretta e nell’indotto. “Oggi – grazie anche alla iniziativa pressante condotta dalla coldiretti- c’è una consapevolezza sia del produttore che del cittadino consumatore che guarda sempre di più con maggiore interesse all’origine del prodotto. Basti pensare che la denuncia del mancato rispetto delle norme è stato fatto da un produttore che immediatamente ha fatto rapporto alla guardia di Finanza. Il falso made in Calabria, è parte consistente – ha affermato perentorio il presidente Tarasi – dei falsi esistenti nell’agroalimentare mondiale”. “Ancora di più – ha concluso Molinaro – acquista importanza il ruolo del Consorzio di Tutela dei Produttori, che svolge l’essenziale azione di rispetto dei disciplinari di produzione”. Un particolare invito è stato rivolto agli organi di informazione affinché diano tempestivamente notizie su evidenti abusi e inganni nel settore alimentare a danno di cittadini e imprese.

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Redazione
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