Rubriche

La bisaccia del pellegrino 20-2012

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

 

Maggio 2012, terza settimana:  13- 19 maggio  

1. Vangelo della domenica 13 maggio –  «Dare la sua vita per i propri amici».
2. Aspetti della vita  – Per una cultura del sollievo dalla sofferenza.
3. Un incontro con S. Alfonso – Un vescovo zelante.
4. Vivere la settimana con la liturgia =  4-19 maggio 2012.
5. Curiosità calabresi del passato  =  Il vescovo Giovanni Carnuti di Cariati schiavo dei turchi ad Algeri.

 

1. Vangelo della domenica –  (Gv 15,9-17)
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

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Oggi Gesù ci dice che siamo tutti suoi amici, che gli apparteniamo attraverso la fede e attraverso il battesimo. Egli l’ha provato rivelandoci il suo segreto e la sua missione di Figlio di Dio. Ci ha detto che Dio, nella sua onnipotenza divina, ci ama tutti. Per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo, ci ha fatto entrare nella comunione di amore che esiste fin dall’eternità tra lui e suo Figlio. “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi”. È una parola di verità potente e divina.
Per tutti quelli che hanno preso coscienza dell’importanza di questo dono divino, conta una sola cosa: mostrarsi degni dell’amore che ci viene nell’amicizia del Figlio di Dio. “Rimanete nel mio amore”.
Per Gesù Cristo, ciò che è importante innanzitutto è che tutti i suoi amici si amino gli uni gli altri come egli stesso ha amato i suoi discepoli nel corso della sua vita terrena. La più viva espressione di questo amore è stata la sua morte sulla croce per i peccatori. L’amore perfetto del Padre celeste è la felicità e la gioia di suo Figlio. E questa gioia, il Figlio risuscitato la trasmette ai suoi amici nel giorno di Pasqua.
“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!”. Ricevete lo Spirito Santo!”. Egli offre senza sosta la gioia a tutti quelli che credono nella sua parola e per mezzo del battesimo si uniscono a lui e alla sua cerchia di amici, la Chiesa. Chi entra nell’amore di Dio per mezzo di suo Figlio ha ormai una ragione essenziale per essere sempre felice. (La Chiesa.it). 

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Amatevi gli uni gli altri – Già nell’antichità cristiana, san Girolamo, grande estimatore ed esimio studioso della Bibbia, constatava: «La carità è una merce rara. Tutti siamo più amanti di noi stessi che di Dio. Eppure – aggiungeva – vedi che grande bene è la carità!». La carità è il bene sommo dell’umanità, in quanto “tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e non ha mai fine”…
Essa nasce dall’infinito di Dio e tende verso l’infinito: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi». Questo amore che “ama per primo”, genera figli di Dio anche tra i pagani che ricevono lo Spirito Santo e li rende amici di Cristo.
Opponendo due stati contrari, quelli del servo e dell’amico, Gesù rivela la sua amicizia: «Non vi chiamo più servi», «ma vi ho chiamato amici». Però se il servo conosce il timore e ignora quello che fa il suo padrone, l’amico deve nutrirsi dell’amore evangelico, poiché «chi non ama, non ha conosciuto Dio» .
Gesù ci chiede: l’amore più grande donare, come lui, la propria vita quale bene supremo per l’umanità, e l’osservanza dei suoi comandamenti che garantisce un comportamento rispettoso della giustizia umana e della convivenza sociale. (Sergio Gaspari in “La Domenica”). 

 2. Aspetti della vita: Verso la Giornata del Sollievo – 27 maggio
Per una cultura del sollievo dalla sofferenza

LA Giornata Nazionale del Sollievo nasce nel 2001, come risulta da una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri (24 maggio 2001), che la definisce finalizzata a «promuovere e testimoniare attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo più giovarsi di cure destinate alla guarigione».

La Fondazione nazionale Gigi Ghiotti, costituita nel 1975, sostiene che il Sollievo non è solo una condizione desiderabile, ma possibile. La celebrazione della Giornata nazionale del Sollievo non è contro la sofferenza e il dolore, ma a favore dell’affrancamento dalla sofferenza.
Nell’ultima domenica di maggio sono in programma in tutta Italia incontri di sensibilizzazione sull’argomento presso Ospedali, Scuole, sedi di Associazioni di Volontariato. Presso il Policlinico Agostino Gemelli dell’Università Cattolica S. Cuore in Roma da alcuni anni sono premiati i vincitori del concorso “Un ospedale con più Sollievo” patrocinato dai Ministeri della Pubblica Istruzione e della Salute, riservato a studenti delle scuole.
Le finalità di questa Giornata ha ispirato il progetto assistenziale. “La rete del Sollievo” (www.laretedelsollievo.net), ormai diffusa in tutta Italia, si propone di migliorare la Qualità della vita dei pazienti che attraversano le ultime fasi della loro esistenza.

Una preghiera per restare vigili
Signore, tu che sei Amore, insegnaci ad amarti nei nostri fratelli: fa’ che osserviamo i tuoi comandamenti, per rimanere nel tuo amore, con la tua grazia, ed amare ogni persona come l’ami tu: senza tener conto della sua origine, della sua religione, della sua condizione sociale e senza badare ai sacrifici che bisogna sostenere; solo amando così, giungeremo alla pienezza della gioia.
(D. Mariano Grosso, osb).

3. Un incontro con S. Alfonso
Un vescovo zelante
S. Alfonso andò soggetto a molte impugnazioni riguardo al suo sistema morale: gli venne imputata una soverchia condiscendenza verso i peccatori; fu accusato di lassismo al cospetto della società e della Chiesa.
Ma appena si comincio a gustare la sua dottrina, si osservo dagli uomini scevri di ogni pregiudizio di partito, e zelanti della salvezza delle anime, che la morale di lui e fondata su quella di Gesù Cristo; mentre le sue opinioni tendono ad aiutare i peccatori, e liberarli dalla perdizione.
Benigno con quelli, che contriti vogliono rientrare nell’ovile di Gesù Cristo, si rivela poi rigidissimo per preservarli nell’avvenire dal peccato, come può vedersi, allorché parla dei balli, dei teatri, degli amoreggiamenti, e di ogni altra occasione di peccato.
Con queste massime, e con quel zelo, che gli faceva tanto odiare in se stesso e negli altri il peccato, regolò ancora la sua condotta per tutto il tempo del suo episcopato. Dove penetrava il minimo pericolo dell’offesa di Dio, e dove scorgeva ritrovarsi un qualche disordine, là spingeva senza umano riguardo le saette del suo zelo.

Nel prendere possesso di sua diocesi la rinvenne non poco rilasciata nel costume. Ei si propose di riformare tutti gli abusi, di estirpare tutti gli scandali, di allontanare in somma ogni male dal suo gregge. Per ottenere questo suo intento non risparmiava né spese, né fatiche, né raccomandazioni, ben convinto di esser questa la prima prerogativa di un buon pastore, il quale non deve calcolare la sua comodità, ne tampoco la propria vita per allontanare dalle sue pecorelle i lupi rapaci.
Ora la prima parte di un buon pastore della Chiesa, il quale e anche padre, consistendo nel correggere i manchevoli per indurli al ravvedimento, Alfonso prima di tutto chiamava a sé i colpevoli, e si sforzava con mille industrie e sante ammonizioni di ritirarli dal peccato per placare Iddio ed operare la conversione. Se questi o non si arrendevano alle sue paterne caritatevoli rimostranze, ovvero fingendo conversione eludevano di soppiatto le promesse fatte al santo prelato, allora metteva in opera i mezzi del rigore, ed in tal guisa procurava almeno di cancellare lo scandalo, per impedire che la peste del vizio non avesse infettate le altre sue pecorelle.
Mentre era vescovo, seppe che una donna nel fiore degli anni era lo scandalo del suo paese. Il santo prelato non avea trascurato alcun mezzo per farla ravvedere, specialmente avvalendosi del curato. Ma riuscita vana ogni industria zelante, finalmente se la fece venire davanti in presenza del curato medesimo, la fece sedere, mentre egli stava in piedi, e le parlò con tanto spirito ed amorevolezza, che quella si diede per vinta, si disciolse in lagrime di vera compunzione, e con una vita costantemente morigerata risarcì gli scandali dati.
(estratto da Berruti, Lo spirito di S. Alfonso, pp. 205-206).

 

4. Vivere la settimana con la liturgia = VI Settimana di Pasqua
(14-19 maggio) Liturgia delle Ore: II Settimana con parti proprie. 

14  maggio  (lunedì) – Colore liturgico rosso.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore lo ha fatto sedere tra i prìncipi del suo popolo. – Il tradimento dell’apostolo Giuda è una ferita profonda nel corpo ecclesiale. Può essere sanato solo da una migliore testimonianza. E Dio, «che conosce il cuore di tutti», sceglie Mattia.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 1,15-17.20-26; Salmo 112,1-8; Giovanni 15,9-17.
  • – Santi di oggi  =  San Mattia, apostolo;  Santa Maria Domenica Mazzarello; Santi Vittore e Corona. 

15  maggio  (martedì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = La tua destra mi salva, Signore. – Ai discepoli silenziosi e tristi Gesù annuncia che la sua partenza da questo mondo porterà un inestimabile dono: lo Spirito Santo che sarà loro difensore e consolatore.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 16,22-34; Salmo 137,1-3.7-8; Giovanni 16,5-11.
  • – Santi di oggi  =  San Severino delle Marche; Sant’Isidoro contadino.

16  maggio  (mercoledì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  – I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. – Noi cristiani non viviamo solo del ricordo del Maestro. Lo Spirito Santo ci proietta verso il futuro, guidandoci a una sempre migliore comprensione e incarnazione del suo insegnamento.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 17,15.22 – 18,1; Salmo 148,1-2.11-14; Giovanni 16,12-15.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Ubaldo; Sant’Onorato; San Simone Stock.

17  maggio  (giovedì)  –  Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi =  Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. – Nell’imminenza della sua Passione, Gesù preannuncia ai suoi tristezza e pianto. Un’agonia che, come diceva Pascal, dura fino alla fine del mondo. Ma «la vostra tristezza si cambierà in gioia» che nessuno potrà più togliere per l’eternità.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 18,1-8; Salmo 97,1-4; Giovanni 16,16-20.
  • – Santi di oggi  =  San Pasquale Baylon; Santa Giulia Salzano; Beata Antonia Mesina.

18  maggio  (venerdì) – Colore liturgico bianco.

  • – Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Dio è re di tutta la terra. – I veri seguaci di Gesù non trascinano le loro sofferenze, hanno imparato da Lui che sono come le doglie di un parto, il preannuncio cioè di una nuova vita in pienezza.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atti 18,9-18; Salmo 46,2-7; Giovanni 16,20-23a.
  • – Santi di oggi  =  San Giovanni; San Felice da Cantalice.

19  maggio  (sabato) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Dio è re di tutta la terra. – È ormai il tempo per Gesù di ritornare al Padre, da cui proviene. In questo tempo di grazia, preghiamo con fiducia il Padre nel nome del suo amato Figlio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 18,23-28; Salmo 46,2-3.8-10; Giovanni 16,23b-28.
  • – Santi di oggi  = San Pietro Celestino; San Crispino da Viterbo; Sant’Urbano I.

5. Curiosità calabresi del passato
Il vescovo Giovanni Carnuti di Cariati schiavo dei turchi ad Algeri

Di mons. Carnuti, prete della diocesi di Cerenzia, si sa molto poco. Nel 1517 ebbe la provvista di una chiesa parrocchiale ad Umbriatico, mentre nel 1530 viene promosso vescovo di Carinola. Qui rimase per 5 anni. Il 15 gennaio 1535, infatti, ottenne il trasferimento a Cariati-Cerenzia scambiandosi di posto con Taddeo de Pepolis, che aveva guidato la diocesi dal 1533.
Scrive Marafioti ai primi del Seicento che Cariati è stata saccheggiata dai Turchi “non una, ma più volte” al punto che “è stata sì miserevole la ruina, che la più gran parte degli uomini, e donne è stata trasportata nella Turchia: che quando doppo alcuni anni ritornò non picciola parte di Cariate, li quali dianzi erano stati schiavi, si parlava quasi comunemente in lingua turchesca”.

Particolarmente duro fu l’attacco dell’estate del 1544 ad opera di Barbarossa, che piombò sul litorale ionico con 140 galere saracene gettando scompiglio tra le popolazioni. “Con quel numeroso naviglio – si legge in una cronaca manoscritta – si spinse al lido di Cariati, ove messo a terra gran numero di quei corsari, aggredirono la città, la saccheggiarono e l’arsero, ciò che produsse una generale costernazione”.
L’assedio durò a lungo e alla fine dovettero soccombere sotto i colpi violenti dell’attacco. Molti cariatesi si salvarono con la fuga verso l’interno, mentre i più caddero in mano turca per essere portati prigionieri in oriente. Lo stesso vescovo, Mons. Giovanni Carnuti, subì la stessa sorte degli altri. Pur avendo avuto possibilità di salvarsi con la fuga, come fecero molti del clero, preferì coraggiosamente restare a fianco dei suoi fedeli catturati. Venne portato insieme ad altri prigioniero ad Algeri e qui, dopo mesi di umiliazioni e sofferenze, morì in cattività.
Pur conoscendo poco di Mons. Carnuti, c’è da riconoscere che il suo gesto di solidarietà verso il suo gregge è tale da farne un eroe e un martire.
Luigi Renzo – In Calabria tra storia e costume, Ferrari Editore 2003, p. 74

 

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