Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

– Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana –

Luglio 2011, terza settimana: 17-23 luglio

1. Vangelo della domenica 17 luglio – XVI Domenica T.O. – Anno A – Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme.

2. Aspetti della vita – L’insoddisfazione.

3. Un incontro con S. Alfonso – Tra i seminaristi: “Io debbo fare le veci di padre””.

4. Vivere la settimana con la liturgia = 18-23 luglio 2011.

5. Curiosità calabresi del passato = Il miracolo del fanciullino alla Madonna di Polsi.

1. Vangelo della domenica – (Mt 13,24-43)

Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

«Padrone della forza, tu giudichi con mitezza». La Bibbia ci consegna oggi questo tratto sorprendente di Dio. Egli non è solo il creatore, ma colui che si prende cura di tutte le sue creature. Questo volto di Dio si incarna in Gesù, che con le sue parabole continua a rivelarci il segreto del Regno.
Due aspetti di questo mistero vengono oggi messi in luce nel Vangelo. Il Regno si rende presente nella storia come il più piccolo dei semi, rimane in essa impastato e nascosto come lievito nella farina. Eppure la sua piccolezza e il suo nascondimento sprigionano una forza tale da risultare più forte persino della zizzania.
Se Gesù può consigliare la pazienza di far crescere insieme grano e zizzania, è perché è certo che il grano prevarrà sulla zizzania. Il suo è uno sguardo molto diverso dal nostro, sempre tentato di vedere solo la zizzania e dimenticare il buon grano seminato da Dio. Più che affannarci pericolosamente a strappare la zizzania, ci chiede di dar credito al grano acconsentendo alla sua crescita. Ciò che semina Dio prevarrà su tutto ciò che viene dal nemico. (fr Luca Fallica, in “La Domenica”).

Osserviamo dall’alto il campo di cui si parla nel Vangelo. Guardiamo cosa succede. Noi non vediamo più il nemico, è molto tempo che è scomparso. Ciò che vediamo sono delle comunità. Vi sono i buoni cristiani, le persone tiepide, critiche, o complicate in seno alla Chiesa, i peccatori, gli indifferenti. Si fa fatica a distinguere chi fa parte del grano, chi della zizzania. Se continuiamo a guardare, notiamo delle piante che contengono sia del grano, sia della zizzania. Infine delle piante che cambiano. Il grano diventa zizzania e la zizzania grano. Nel campo regna la confusione. Vedo me stesso da qualche parte, sono tra il grano? O tra la zizzania?
Ed ecco il padrone contadino della parabola. È là ad aspettare, al fondo della sua casa. Aspetta, paziente, esultando già per la messe. Chiama oloro che vogliono venire a lui. Ripone la sua speranza in molti, in tutti, in tutto questo campo singolare. (La Chiesa.it).

2. Aspetti della vita
L’insoddisfazione
Sono un uomo inquieto uscito da una famiglia quietissima. La quiete mi annoia, l’inquietudine mi irrita. Cerco una via di mezzo, ma la cerco dove sono sicuro di non trovarla ( Leo Longanesi).

«Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa». È, questa, una delle tante battute fulminanti di Leo Longanesi (1905-1957), giornalista. Individualista, curioso, geniale, conservatore, instancabilmente insoddisfatto e in ricerca: lo attesta la confessione che sopra ho proposto come suo autoritratto. Sferzante coi difetti degli italiani («se c’è una cosa in Italia che funziona bene è il disordine»), allergico alla stupidità («solo un cretino è pieno di idee»), scettico nel progresso sociale («tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola»), ironico sugli intellettuali («l’esperto è un signore che, a pagamento, ti spiega perché ha sbagliato l’analisi precedente»), Longanesi coltivava un’inquietudine che non era, però, quella agostiniana della ricerca, ma che aveva in sé il germe dell’invincibile insoddisfazione.
Certo, essa può avere anche un profilo benefico e positivo perché spazza via i luoghi comuni, i miti, le illusioni, purifica la mente dalle nebbie delle approssimazioni e il cuore dall’egoistico quieto vivere. Tuttavia, trascina con sé alcune malattie dell’anima, come il malcontento permanente, l’acidità non solo di stomaco ma anche di cervello, l’intolleranza, la smania sprezzante e alla fine la frustrazione.
È significativa l’ultima frase del testo da noi citato: «Cerco dove sono sicuro di non trovare». Alla fine la scontentezza diventa una seconda pelle che non si vuole svestire ed è per questo che ci si orienta sempre più verso mete desertiche ove non ci siano le temute oasi di verità. (Card. Gianfranco Ravasi in Avvenire del 09/07/2011)

3. Un incontro con S. Alfonso
Tra i seminaristi: “Io debbo fare le veci di padre”
Doveva essere un giorno festivo, forse l’Assunzione, titolare della cattedrale. S. Alfonso era parato cogli abiti pontificali, quando echeggiò un colpo metallico nella sagrestia.
Un canonico autoritario e nervoso per un lieve sgarbo di un seminarista spensierato lo aveva ripagato con un ceffone. Sant’Alfonso se ne dolse col reverendo: “I genitori li hanno affidati a me, ed io debbo fare le veci di padre: la offesa è mia, signor canonico, e non è del giovinetto”.
Il rimprovero svelava energicamente un programma. rivoluzionario.
Il Santo consacrò le prime sollecitudini ai seminaristi, che considerava cellule insostituibili del presbiterio, per cui diceva: “Il seminario è quello che fonda, per il bene della diocesi, tutta la mia speranza. Se questo non corrisponde ai miei desideri, ogni altra cura è perduta E osservava con saggezza domestica: “La Chiesa e le famiglie sono tutte e due interessate per il profitto dei giovanetti. La Chiesa che li educa e le case che si dispendiano, e defraudar non conviene le rette intenzioni così della Chiesa che dei parenti”. .
Iniziò la riorganizzazione del seminario con norme più igieniche e pedagogiche che testimoniano l’ampiezza delle sue vedute. Fece venire da Napoli l’architetto regio Cimafonte, suo conoscente,
per risolvere il duplice problema del vecchio edificio, ch’era angusto e malsano; bramava vedere l’ambiente di formazione più arioso e ridente.
Con lodevole sensibilità stabilì che fosse uguale il vitto dei maestri, superiori ed alunni, e per controllare se le vivande fossero ben condite vi giungeva senza preavvisi all’ora del pranzo. Guardava, assaggiava e notava: “Quel poco che si dà, voglio che si mangi con piacere”.
Venendo da un regime comunitario non ignorava che la buona cucina migliora anche la disciplina.
Per l’ordine giornaliero tracciò nuove regole, brevi e piene di prudenza, orientandosi con quelle sancite dal Cardinale Innico Caracciolo (+ 1730), nel seminario di Aversa e dal Cardinale Giuseppe Spinelli a Napoli.
Proibì il dettare le lezioni con disappunto dei professori, che dovettero adottare testi scolastici stampati. Fondò l’accademia di eloquenza per formare i futuri predicatori. Interveniva alle adunanze periodiche per insegnare la maniera di annunziare la parola di Dio all’ apostolica, tuonando, senza peli sulla lingua, contro i preziosismi e le scapricciate elucubrazioni: “Lo stipendio che si dà al predicatore è tutto sangue dei poveri. Se il popolo non è per ricavarne profitto, è un torto che gli si fa; ed è tenuto alla restituzione il predicatore che lo riceve, ed il sindaco che lo baratta”. (Oreste Gregorio, Monsignore si diverte… Valsele Tipografica – Napoli 1987, pp.35-36)

4. Vivere la settimana con la liturgia = (18-23 luglio) XVI Settimana del Tempo Ordinario Liturgia delle Ore: IV Settimana

18 luglio (lunedì) – Colore liturgico verde.

– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria. – Non è la moltiplicazione dei segni da parte di Gesù che assicura la nostra conversione. Ci è stato dato molto di più: la Pasqua del Signore, il Segno che ha cambiato la storia dell’umanità.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Esodo 14,5-18; Cantico Es 15,1-6; Matteo 12,38-42.

– Santi di oggi = San Materno; San Ruffillo; Sant’Arnolfo; San Simone da Lipnica.

19 luglio (martedì) – Colore liturgico verde.

– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria. – Chi è discepolo di Gesù impara da lui a fare la volontà del Padre. Ed entra così a far parte di una nuova famiglia, dove non contano i vincoli di sangue, ma la comunione di vita nel Signore.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Esodo 4,21-31; Cantico Es 15,8-10.12.17; Matteo 12,46-50..

– Santi di oggi = Sant’Epafra; Santa Macrina; San Simmaco.

20 luglio (mercoledì) – Colore liturgico verde.

– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Diede loro frumento dal cielo. – Gesù, divino seminatore, cammina per il mondo spargendo in abbondanza la sua parola. Se trova in te un cuore buono e sincero, essa porterà senz’altro frutto abbondante.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Esodo 16,1-5.9-15; Salmo 77,18-19.23-28; Matteo 13,1-9.

– Santi di oggi = Sant’Apollinare; Sant’Elia Tesbita; Sant’Aurelio di Cartagine.

21 luglio (giovedì) – Colore liturgico bianco.
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = A te la lode e la gloria nei secoli. – Le parabole di Gesù sono chiave di accesso ai misteri del regno di Dio. Ma hanno bisogno di trovare interlocutori con occhi e orecchi attenti.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Esodo 19,1-2.9-11.16-20b; Cant. Dn 3,52-56; Matteo 13,10-17.

– Santi di oggi = San Lorenzo da Brindisi, dottore della Chiesa; Santa Prassede; Sant’Alberico Crescitelli.

22 luglio (venerdì) – Colore liturgico bianco

– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ha sete di te, Signore, l’anima mia. – «L’amore ardente e fedele di santa Maria Maddalena per il Cristo Maestro e Signore », che le ha affidato il primo annuncio pasquale, la rendono modello di ogni vero discepolo.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Cantico dei Cantici 3,1-4a; Salmo 62,2.4-5.7-9; Giovanni 20,1-2.11-18.

– Santi di oggi = Santa Maria Maddalena. Memoria; Beato Agostino da Biella.

23 luglio (sabato) – Colore liturgico bianco.
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Benedirò il Signore in ogni tempo. – Santa Brigida, sposa e madre di otto figli, pellegrina, fondatrice di un Ordine, grande mistica, consigliera di papi e re: tutto questo è santa Brigida, patrona e faro di luce per la nostra Europa.

– Letture bibliche alla Messa di oggi = Galati 2,19-20; Salmo 33,2-11; Giovanni 15,1-8.

– Santi di oggi = Santa Brigida, religiosa, patrona d’Europa; San Giovanni Cassiano.

5. Curiosità calabresi del passato

Il miracolo del fanciullino alla Madonna di Polsi
Nell’anno 1771, i Principi di Caraffa, ottenuta per intercessione della Madonna prole maschile, si recarono al Santuario per ringraziare la Vergine, ma giunti presso Bovalino il bambino morì. I Principi, composto il corpicino in una bara, ripresero il viaggio con la ferma fede che la Madonna lo avrebbe restituito in vita. Entrati nel Santuario esposero sull’altare il cadaverino e cominciarono a recitare le litanie, e quando si venne all’invocazione Sancta Maria De Polsis il bambino aperse gli occhi e tornò in vita. La bara si conserva ancora nel Santuario”.
L’episodio è riportato in un noto canto popolare, da noi raccolto a S. Martino di Taurianova e pubblicato nel volume “Storia e Folklore Calabrese” (v. “L’autore”):

‘Nc’era lu prìncipi (di Roccella)
chi figghioli non avìa
e pregava Maria cunsolu
mu ‘nci manda ‘nu bellu figghiolu.

– Se Maria mi manda ‘u figghiolu
a li tri anni ‘nci lu portu d’oru. –
Lu miraculu ‘nci lu mmostrau,
lu picculinu ‘nci lu mandau.

E finendu li tri anni
jidi si mìsaru ‘n caminu:
quandu arrivaru a Bovalinu
lu picculinu ‘nci morìu.

– Comu fazzu, me’ summa Rigina,
mortu Vu portu pe’ chista matina;
comu fazzu, Rigina sagrata,
mortu lu portu pe’ chista jornata! –

Arrivati a la Chiesija santa
jidi lu mìsaru supra l’artaru,
la litanìa ‘nci cuminciaru;
e finendu la litanìa
lu picculinu chiamava Maria.

– E pigghìati ‘ssi filanzuni
mu pisamu lu me’ figghiolu:
quantu pisa lu me’ figghiolu
d’oru e d’argentu lu vògghiu lasciari! –

Domenico Caruso in Storia e Folklore Calabrese. La Madonna di Polsi (http://www.brutium.info/storia/storia09.htm)

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