Fede e dintorni

La dignità dovuta ai morti

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La dignità dovuta ai morti.

– Il vangelo di domenica scorsa ha presentato la vicenda di Lazzaro, amico di Gesù, morto tra il dolore delle sue sorelle Marta e Maria: compianto dallo stesso Gesù che si commuove e piange, accompagnato alla tomba da tanti amici e conoscenti che manifestano reazioni differenti.
– Con la vicenda di Lazzaro si può cercare di riscoprire la dignità dovuta ai morti, sentimento di vera umanità per tutti, e la speranza che viene dalla fede, per chi crede nel Dio della vita e non della morte.
– Quante bare e nessuno a piangere i morti. Quelle bare chiuse in fretta e quasi ammucchiate in attesa della cremazione, il distacco repentino e crudele imposto dalle norme dettate dalla contingenza del Covid-19, hanno suscitato qualche perplessità: dove è finita la dignità dovuta ai morti?

Defunti e “religione”.
Per dire che sono “religiosi”, cioè che hanno una religione, gli uomini devono occuparsi dei loro morti.
♦ Dalla notte dei tempi l’essere umano è tale perché si occupa di seppellire i propri cari.
Quando si studia la storia delle religioni, questo aspetto è chiarissimo. Lo diventa ancor di più quando si leggono i grandi classici della letteratura antica. Che dire della protagonista della tragedia di Sofocle, cioè Antigone che fu imprigionata dal nuovo re di Tebe perché decise, contro la volontà stessa del re, Creonte, di dare degna sepoltura al fratello Polinice?
Ecco, quella è la cifra dell’umanità vera: seppellire i morti con dignità, a costo della propria libertà.

♦ Ora, al tempo del Covid-19, sono solo gli intimi dei defunti che assistono all’ultimo addio.
È straziante pensare che la sepoltura – segno sicuro della presenza di umani – non possa avere tutta l’importanza che merita in tempi normali.
♦ È una vera propria prova pensare che i cari muoiano da soli, in un letto di ospedale, e non possano vedere o rivedere le persone amate che piangono senza nemmeno la consolazione di vederli partire. È una prova che rimarrà scritta nei libri di storia.
  Consola molto il Vangelo della risurrezione di Lazzaro (Gv 1,1-45). Cristo, è lontano al momento della morte dell’amico; quando arriva, Lazzaro è già nel sepolcro da quattro giorni. Gli viene anche rimproverato il suo ritardo, forse Marta e Maria le sorelle dell’amico ci speravano, o speravano in un miracolo. E di fatto, Cristo il miracolo lo fa, perché risuscita Lazzaro.

Defunti e “fede”.
  Questo brano di vangelo è consolante, perché due sono state le sepolture per questo Lazzaro. È quanto mai riconfortante sapere che la sepoltura avvenuta nello strazio, senza l’amico divino, ha fatto sì che Gesù arrivasse per ridare vita al suo corpo. – È incoraggiante pensare che Lazzaro abbia avuto diritto a due esequie nella propria vita: quella nell’assenza di Gesù e quella alla fine della sua vita, chissà magari dopo la morte e risurrezione stesse di Cristo.
  È un balsamo sapere che è Gesù stesso che si occupa del corpo, della salma dell’amico, e si preoccupa anche delle sorelle di Lazzaro.
  Insomma, Cristo non ci lascia soli, anzi non ci lascia proprio soli nel momento della prova della morte: di colui o colei che è in fin di vita e di coloro che assistono nel pianto alla dipartita.

Non dimentichiamo quanto Gesù afferma in questo vangelo: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Anche i decessi, le sepolture sommarie, e il lutto a distanza non possono se non essere per la Gloria di Dio.  – È un mistero, magari anche un poco duro da intuire, ma questa situazione non può non essere se non per la Gloria di Dio.
È Cristo che l’ha vissuta prima ancora che noi stessi potessimo immaginarla, e adesso, purtroppo viverla. Cristo è Colui che ci accompagna, sempre.
Cristo è Colui che piange per la morte dell’amico, è Colui che ripristina la sua vita per farne segno della risurrezione finale. “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 1 25).
(fonte: Avvenire.it, 28 marzo 2020).

Quante bare e nessuno a piangere i morti. Le tante bare chiuse in fretta e quasi ammucchiate in attesa della cremazione, il distacco repentino e crudele nelle forme dettate dalla contingenza del Covid-19, hanno suscitato qualche perplessità: dove è finita la dignità dovuta ai morti? – La vicenda di Lazzaro, amico di Gesù, morto tra il dolore delle sue sorelle Marta e Maria: compianto dallo stesso Gesù che si commuove e piange, accompagnato alla tomba da tanti amici e conoscenti che manifestano reazioni differenti. Riscoprire la dignità dovuta ai morti, sentimento di vera umanità per tutti, e la speranza che viene dalla fede, per chi crede nel Dio della vita e non della morte.

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