Politica

Lettera aperta al Sindaco

Signor Sindaco,
Non frequento i locali del Municipio, salvo qualche rara eccezione, per questo spesso non conosco nell’immediatezza le varie e strampalate misure, peggiori del male, alle quali si è dedicata con una certa solerzia l’amministrazione comunale, per arginare il degrado di Tropea. Non è la fantasia che manca ad alcuni amministratori se guardiamo con attenzione a quel concentrato di anarchia ed individualismo che riempie di ilarità, di irresistibili parodie e di impietosi sberleffi la nostra vita quotidiana. Si afferma che la sicurezza dei cittadini e la loro cura non è né di destra né di sinistra. E’ vero! Chi meglio della sua amministrazione che si è caratterizzata di destra e di sinistra contemporaneamente potrebbe garantirle? Le scempiaggini a cui assistiamo quotidianamente non si prestano, infatti, a coloriture.
Ciò che non fa ridere è che nessuno dei cittadini sembra avere a cuore la Città, considerata, a parole, antica e ricca di pregi, vittima di un decadimento ambientale, sociale e culturale. Mai, come in questi ultimi anni, vivere a Tropea è diventato per molti di noi sinonimo di angoscia, paure, fobie e frustrazioni. I motivi di tale disagio sono i più svariati, non ultimo lo stress di vedere alcuni dei posti più belli, l’Isola, chiusa, da più di due anni, in una prigione dalle robuste inferriate. Tra molti cittadini e la Città si è instaurato, da tempo un rapporto ambivalente. Amiamo la nostra Città per quello che è, per quello che ci offre, ma nel nostro intimo, la vorremmo profondamente diversa. E’ un nostro desiderio e un legittimo diritto, a cui un’amministrazione dovrebbe offrire per lo meno un accenno di solidarietà. L’azione amministrativa, Signor Sindaco, ci ha reso Tropea sempre più “straniera”, mutata nei colori, nei sapori, nelle forme. Che brutta cosa i nuovi orrendi archi in cemento armato ai piedi della rupe sotto la Villetta del Cannone! Non si poteva proprio operare diversamente? A molti dei nostri anziani ed a coloro che non possiedono gli adeguati strumenti culturali idonei a comprendere le motivazioni dell’arretramento e del disinteresse, Tropea è diventata sempre più “nemica”. Il disagio è crescente, l’indignazione anche, corrono tutti verso forme di autoesclusione. Si ha l’impressione nel guardare Tropea, all’approssimarsi delle ore serali, di essere in un sito dove gli unici ad abitare sono gli spettri. Si chiudono con il chiavistello tutte le porte, si sprangano le finestre, le vie sono deserte, i locali chiusi, il passeggio si pratica nelle ore pomeridiane e solo se c’è il sole. Tropea ha imboccato la strada, o meglio la scorciatoia di un moralismo ipocrita ed a basso costo dove ognuno proclama la sua onestà e si sente immune da ogni male perché è bravo a “farsi gli affari suoi”. Siamo al paradosso per una Città dalle cento Chiese e che ha vissuto, guarda caso, la sua migliore stagione in età medievale; urbs et universitas. I Tropeani di allora erano uomini liberi, oggi, purtroppo sono soltanto uomini soli. Sono memorabili alcune pagine della nostra storia che raccontano di lotte per la nostra libertà, nonostante i vincoli e le rigidità di un sistema feudale, che puntualmente voleva ridurci in sudditi. Sono stati i secoli in cui Tropea è divenuta ricca, bella ed efficiente. La struttura amministrativa, paragonata ai parametri di allora, si poteva ben definire democratica. Le decisioni erano prese in seguito ad ampie discussioni pubbliche. Tutto questo spingeva i più, nobili e plebei, ricchi ed indigenti, a giurare fedeltà a Tropea che garantiva libertà e sicurezza. La Tropea di oggi è in notevole ritardo rispetto ad allora. Un ritardo caratterizzato, in modo violento, dall’inurbamento forte, caotico, selvaggio ed abusivo di questi ultimi anni. Il rapporto che si è instaurato tra il singolo cittadino e Tropea non è più quello della “propria” Città, ma semplicemente “l’oggetto da usare”. Oggi tutti sentiamo questa grande contraddizione: ci serviamo di Tropea e ci sentiamo tutti prigionieri. Paghiamo un prezzo troppo alto! Ci siamo svegliati da un sogno turistico sempre più lontano e che presto potrebbe definitivamente svanire all’orizzonte. Di recente la Giunta Municipale ha richiesto un copioso finanziamento per la videosorveglianza, magnificandolo come uno strumento che tranquillizza i cittadini rendendo più sicura la città. Non è così! Il crimine si adegua sempre ai tempi, cambiando luoghi e soprattutto tecniche. Abbiamo bisogno di fermarci tutti un attimo per riflettere, trovare altri strumenti, a mio modesto avviso, più idonei. Un buon sistema di illuminazione pubblica, una migliore efficienza delle strade cittadine, un minimo di arredo e soprattutto un maggiore coinvolgimento dei cittadini per abbattere barriere fisiche e mentali sarebbero scelte più efficaci. Abbiamo tutti bisogno di cambiare abitudini e stili di vita. Non a caso le aree pubbliche presentano i tratti specifici del maggiore contrasto in termini di convivenza e corresponsabilità dei cittadini. I fenomeni di vandalismo piuttosto frequenti dimostrano che giocano fattori diversi: da un atteggiamento paternalistico e clientelare dell’amministrazione comunale alla mancanza generalizzata di un’educazione collettiva, a cominciare dalla scuola. Troppi spazi aperti sono oggi preda dell’utilitaristica produzione e non destinati al tempo libero per come dovrebbero, alla libertà delle famiglie, perché parte integrante della Città. La storia di Tropea, appena accennata, deve essere anche per noi maestra di vita e deve insegnarci qualcosa. Troppi muri sono stati eretti nel nome del consenso e della clientela a difesa di patacche inutili. Sono muri di cartapesta che non possono difendere una irreale cittadella. I castelli hanno prodotto sempre molta solitudine ed alla fine cadranno miseramente.

Alfonso Del Vecchio

Condividi l'articolo