Fu un simbolo dell’antifascismo attivo e dell’intellettuale poliedrico, capace di coniugare resistenza, giornalismo e successo artistico senza compromessi ideologici
Attore, giornalista e partigiano: la vita straordinaria di un uomo poliedrico. Dalla laurea in Filosofia alla fuga dalle SS, fino al successo nel cinema neorealista
La sua scelta di unirsi ai partigiani fu influenzata dall’amicizia con Vincenzo Ciaffi, latinista e antifascista, e dal contatto con Antonio Bernieri, fondatore del Partito Socialista Rivoluzionario Italiano. Arrestato e tradotto a Como, Vallone riuscì a fuggire durante il trasferimento verso un campo di concentramento, gettandosi nel lago e sfuggendo alle SS.
Tornato a Torino, proseguì l’attività antifascista e collaborò con Davide Lajolo, ex gerarca fascista divenuto partigiano, curando la terza pagina culturale de L’Unità. Fu proprio grazie a un’inchiesta sulle mondine che il regista Giuseppe De Santis lo notò, avviandolo alla carriera cinematografica con Riso amaro nel 1949.
Vallone rimase sempre fedele ai suoi ideali, rifiutando di iscriversi al Partito Comunista per coerenza morale. La sua vita, tra impegno politico e arte, è un esempio di integrità e passione.