Fede e dintorni

Risorgere è ricominciare in modo nuovo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Risorgere è ricominciare in modo nuovo.

– La liturgia pasquale, a partire dalla Veglia presieduta da Papa Francesco, ha portato all’umanità un messaggio di speranza: «Si può sempre ricominciare. Anche dalla pandemia. In questi mesi bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza».
– Cristo risorto non è tornato alla vita di prima, ma a una vita nuova e invita i suoi discepoli a ripartire dalle loro sconfitte per iniziare una nuova vita, superando le barriere, vincendo i pregiudizi, e avvicinando chi sta accanto. Cristo non ci lascia soli! Noi avvertiamo che Egli pone su di noi la sua mano, ripetendoci con forza: non temere!
– Risorgere è ripartire nel servizio di quell’amore vero, di cui sono stati interpreti i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari: eroi quotidiani, testimonianza di cura e amore fino al sacrificio della vita ed anche le forze dell’ordine e quanti lavorano per garantire i servizi essenziali necessari.
– All’umanità ferita e afflitta da un virus colpevole di aver fatto già troppe vittime e messo in ginocchio l’economia di intere nazioni fa eco il diritto alla speranza che nasce dalla risurrezione: «Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova».

Un nuovo cammino, ripartendo dagli ultimi.
La Pasqua invita tutti a un nuovo cammino, ripartendo dagli ultimi. Papa Francesco ha esortato a non rassegnarsi al «rimpianto e al già visto», cioè a non vivere la fede dei ricordi, come se Gesù fosse un personaggio del passato. Cristo è vivo, Risorto, conduce la storia, non finisce mai di stupirci e ci invita «a superare le barriere, a vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto». Egli ci invita ad andare con Lui in Galilea, dove «traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte, asciuga le lacrime e vince le paure.
Nella Galilea delle nostre situazioni quotidiane immerse nel dolore impariamo che possiamo trovare il Risorto nel volto dei fratelli, nell’entusiasmo di chi sogna e nella rassegnazione di chi è scoraggiato, nei sorrisi di chi gioisce e nelle lacrime di chi soffre, soprattutto nei poveri e in chi è messo ai margini. Ci stupiremo di come la grandezza di Dio si svela nella piccolezza, di come la sua bellezza splende nei semplici e nei poveri… Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova.
Andare in Galilea significa imparare che la fede, per essere viva, deve rimettersi in strada. Deve ravvivare ogni giorno l’inizio del cammino, lo stupore del primo incontro. E poi affidarsi, senza la presunzione di sapere già tutto, ma con l’umiltà di chi si lascia sorprendere dalle vie di Dio.
Nella Galilea Gesù ha iniziato la sua missione, rivolgendo l’annuncio a chi porta avanti con fatica la vita quotidiana, agli esclusi, ai fragili, ai poveri, per essere volto e presenza di Dio, che va a cercare chi è scoraggiato o perduto: nessuno è ultimo o escluso.

Ripartire con la forza del perdono.
La Pasqua è la festa del perdono, della Misericordia di Dio, il quale ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio Unigenito. Cristo ha offerto la sua vita per donare al mondo il perdono e la misericordia di Dio. E’ questa la forza che ci permetterà sempre di ri-partire, dopo le nostre sconfitte.
Tre brevi testimonianze ci possono aiutare a capire e ad accogliere con gratitudine il dono di Dio.

1.  Un ricordo di santa Teresa del Bambino Gesù.
“Anche se io avessi nel mio cuore i peccati di tutto il mondo, non mi perderei di fiducia in Cristo mio Salvatore, ma andrei da lui e sono convinta che tutti i miei peccati scomparirebbero nella sua misericordia come una goccia d’acqua in un grande fuoco”.

2. Un cuore puro per vedere meglio l’amore di Dio (Santo Curato d’Ars).
Un giorno si presentò al santo curato d’Ars un distinto signore. Gentilmente chiese:
– Padre, vorrei discutere un po’ con lei, perché ho molti dubbi religiosi.
Rispose il santo:
– Prima confèssati; discuteremo poi.
Quell’uomo, che da tanto tempo non si riconciliava con Dio, rimase di stucco, ma cedette alle delicate insistenze del santo prete, s. Giovanni Maria Vianney, e si confessò con grande devozione.
Finito il rito, il santo curato d’Ars gli disse:
– Ora possiamo discutere. Quali dubbi hai intorno all’esistenza e all’amore di Dio?
Quegli però rispose sereno:
– Ora, padre, non ho più bisogno di discutere: quasi per incanto tutti i miei dubbi religiosi sono spariti con la confessione.

3. Ultime parole di Dostoevskij ai suoi figli.
“Conservate una fede senza riserve in Dio e non disperate mai del suo perdono.
Io vi amo molto, ma il mio amore non è nulla in confronto all’infinito amore di Dio per tutti gli uomini da Lui creati.
Se anche vi accadesse nel corso della vostra vita di compiere un’azione delittuosa, nonostante questo non perdete la speranza in Dio. Voi siete suoi figli: sottomettetevi a Lui come a vostro Padre, implorate il suo perdono ed Egli si rallegrerà del vostro pentimento, così come egli si rallegrò del ritorno del figliol prodigo”.

La liturgia pasquale, a partire dalla Veglia presieduta da Papa Francesco, ha portato all’umanità un messaggio di speranza: «Si può sempre ricominciare. Anche dalla pandemia. In questi mesi bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza». – Cristo risorto non è tornato alla vita di prima, ma a una vita nuova e invita i suoi discepoli a ripartire dalle loro sconfitte per iniziare una nuova vita, superando le barriere, vincendo i pregiudizi, e avvicinando chi sta accanto. Cristo non ci lascia soli! Noi avvertiamo che Egli pone su di noi la sua mano, ripetendoci con forza: non temere!

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