Fede e dintorni

Un naso troppo orribile

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Un naso troppo orribile.

Quante volte si sente dire: “Io la cosa la dico com’è… senza guardare in faccia a nessuno”. E così i presunti paladini della verità non si preoccupano di seminare vittime al passaggio del loro incauto zelo. Caritas in veritate (in italiano La carità nella verità) è una lettera enciclica di papa Benedetto XVI, 29 giugno 2009. E’ vero che la carità è insita nella verità, ma è anche vero che ogni verità ha bisogno di carità nell’approccio, nella relazione. Soprattutto quando si tratta di correzione fraterna: la vera correzione fraterna è dolorosa, perché fatta con amore, verità e umiltà. Se sentiamo il piacere di correggere, questo non viene da Dio (Papa Francesco). 

C’era, tempo fa, un re cui piaceva esser lodato e onorato.
♦ Tuttavia, aveva un notevole difetto fisico: il suo mostruoso naso era troppo brutto e deforme. Quindi non permetteva ad alcun pittore di ritrarlo, e perciò in quel tempo non vi era alcuna sua immagine.
Quando fu vecchio, il suo figlio e successore insistette tanto che il padre consentì di essere dipinto su una tela al fine di essere collocato nella galleria dei re del regno.
Ma il padre aveva posto una condizione: Accetto soltanto se l’artista mi dipingerà contento.
♦ Furono convocati i tre migliori pittori del regno.
Il primo fece il ritratto del re così com’era, con il suo grande naso terribile. Il re rifiutò il dipinto e ordinò l’arresto dell’artista.
Il secondo dipinse il re fedelmente, tranne il naso aberrante, al posto del quale ne dipinse uno bello ed impeccabile. Il re si sentì ridicolizzato e fece arrestare anche questo artista.
Venne il turno del terzo pittore. Questo, conoscendo la passione del re per la caccia, lo ritrasse mentre imbracciava un fucile e lo puntava verso una volpe. E l’arma copriva in maniera giusta il naso. Vedendo l’immagine, il sovrano fece un gran sorriso soddisfatto e premiò l’artista.

La storia descrive tre nostri atteggiamenti.
♦ Il primo è la franchezza eccessiva, che può ferire le persone.
♦ Il secondo è la menzogna che distorce i fatti per compiacere coloro che desideriamo conquistare.
 Il terzo atteggiamento, che è l’ideale, è quello di esporre sempre la verità, ma evidenziando ciò che è utile ed edificante, e sfocando gli aspetti meno costruttivi.
Dio ci aiuti ad essere sempre fedeli alla verità, ma non esporla in maniera tale da danneggiare il nostro prossimo. Abbiamo il diritto di nascondere quella parte di verità che può danneggiare qualcuno.

  Papa Francesco sulla correzione fraterna avverte che il fratello che sbaglia va corretto con carità:
“Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli”.

La verità va insieme alla carità. Nell’enunciazione dei princìpi la verità diventa essa stessa carità; ma nelle relazioni interpersonali (come per es. nella correzione fraterna) la verità si deve rivestire di carità per il giusto rispetto della persona. Un naso troppo brutto può essere occasione di un sorriso di sana ilarità ma non diventare un’arma di offesa.

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