Fede e dintorni

Vi do un comandamento nuovo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Vi do un comandamento nuovo.

Oggi Gesù ci consegna un comandamento nuovo e rinnovante. Vivendolo possiamo giungere alla pienezza della nostra vita, e alla realizzazione della nostra dignità di uomini e Figli di Dio.  Ci tocca di coltivare il desiderio di innalzarci a tale livello: perciò chiediamo continuamente al Signore di farci vivere nel suo amore.
– Amarsi gli uni gli altri non è un invito nuovo: la novità del Vangelo consiste nel poter seguire questo amore fin dove il Signore Gesù l’ha condotto, fino al dono totale della sua vita e fino all’amore verso i nemici.
– Oh si potessero sempre più diffondere nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e in ogni altro luogo d’incontro, uomini e donne capaci di esprimere, ad immagine di Cristo, la gratuità dell’amore di Dio. Questo amore è un dono che dobbiamo invocare per tutta la Chiesa, per ciascuno di noi e per il mondo intero.
– Così la nostra vita renderà un culto gradito a Dio, perché, anche di fronte alle difficoltà, sapremo costruire fraternità anche nella diversità per la concordia nel mondo. Allora nessuno più si sentirà straniero.

Dal vangelo di questa domenica (Gv 13,31-35).
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

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La misura dell’amore è Cristo Signore
Nella Pasqua, Dio glorifica il proprio Figlio e, attraverso di lui, glorifica se stesso.
Rivela cioè la sua gloria, il suo volto più vero, il suo mistero d’amore.
Tutto ciò accade mentre Gesù viene tradito: le tenebre del peccato degli uomini vengono rischiarate da questo amore più grande, che non si limita soltanto a vincere in noi il male, ma ci dona il comandamento nuovo, cioè la possibilità di amarci gli uni gli altri come siamo stati amati.
A glorificare Dio, rivelando la profondità del suo amore, è proprio il nostro amore fraterno, frutto della Pasqua di Gesù. Dio, che fa nuove tutte le cose, anzitutto rinnova il nostro cuore e ci concede di dimorare nella verità del suo amore.
Le nostre lacrime vengono asciugate e noi veniamo chiamati ad un impegno nella storia per trasformare la nostra terra, rendendola immagine della Gerusalemme celeste dove non ci sarà più vi sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno.
(Luca Fallica Comunità monastica Ss. Trinità di Dumenza, in ladomenica.it).

Il rispetto per gli ultimi. La Chiesa in ascolto dei popoli indigeni.
♦ La celebrazione di un Sinodo per l’Amazzonia vedrà la Chiesa in ascolto dei popoli indigeni e del grido della madre terra.
L’immensa regione Amazzonica comprende territori di nove stati (Brasile, Perù, Bolivia, Colombia, Equador, Venezuela, Suriname, Guyana, Guyana Francese); sono quasi 8 milioni di chilometri quadrati, con circa 34 milioni di abitanti, suddivisi in poco meno di 400 tra popoli e nazioni.
♦  Ricca di lingue e culture, l’Amazzonia è un patrimonio per tutta l’umanità.
Che accoglienza avrà nel Sinodo? Ci saranno “madri sinodali”? Ce lo chiediamo perché le donne in queste culture hanno spesso un ruolo significativo. Lo Spirito del Signore ascolta i gemiti di questi popoli; saprà fare altrettanto il Sinodo?
♦ Questo ecosistema unico di terra, acqua e popoli, sarà rispettato dal mondo così detto civilizzato? O continueranno il saccheggio, lo sfruttamento della foresta, l’avvelenamento dei fiumi, spesso costretti in ciclopiche dighe?
La «Laudato si’» di Papa Francesco si pone queste domande che il Sinodo dovrà riprendere.
La vera economia, come cura della casa comune, deve essere fedele alla sua missione, perché sia garantito un futuro al pianeta terra.
In questo contesto vitale, sono tante le domande che salgono dai popoli indigeni: quale sarà il cammino della Chiesa?
Sarà una “Chiesa in uscita”, capace di ascoltare la “Buona Novella” di questi popoli?
Condiviverà uno stile di vita in armonia con la terra e dove per tutti ci sia abbondanza di amore?
Intanto risuonano significative le parole del Vescovo di Huancayo (Perù): «Più volte ho sentito con le mie orecchie gli indios amazzonici, di qualunque religione, dire di papa Francesco: “Non siamo soli”».
(cf Vincenzo Zambello, Fidei donum, Diocesi di Verona, in ladomenica.it).

Gesù ci ha lasciato un comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri… Come io ho amato voi». Questo amore fa «nuove tutte le cose» e rivela il vero volto di Dio. L’amore rivela la forza della resurrezione. Perciò bisogna scambiarselo con le parole, con i gesti, con la gioia. Perciò bisogna portare questo amore anche a quei popoli che vivono emarginati e derubati dei loro diritti. Nessuno deve più sentirsi straniero nel mondo.

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