Venerdì pomeriggio si è tenuta una conferenza stampa indetta dall’avvocato Giovanni Macrì, consigliere comunale di minoranza e capogruppo della compagine di centrodestra “Identità in Progress”. Macrì ha voluto affrontare alcuni argomenti che ultimamente hanno scosso l’opinione pubblica tanto da diventare oggetto di discussione in Consiglio comunale. Ha iniziato dall’omelia del vescovo Luigi Renzo durante la messa del 9 settembre 2008 per la ricorrenza di Maria SS. di Romania, patrona della città. Il vescovo espresse in quell’occasione, con toni neanche troppo eufemistici, la sua preoccupazione per la città. Alcuni passaggi dell’omelia di monsignor Luigi Renzo erano stati ripresi in Consiglio dal consigliere di minoranza Pasquale Orfanò. Sulla risposta fornita a quest’ultimo dal sindaco Antonio Euticchio si è incentrato un primo intervento di Macrì, che ha giudicato «molto grave il contenuto di quella risposta, poiché il sindaco ha detto che non appena dismetterà l’abito istituzionale del sindaco affronterà il vescovo, al pari di tanti altri, utilizzando i metodi del ’68, della sua gioventù, dell’occhio per occhio, dente per dente. Ha attaccato poi in modo vergognoso un nostro stimatissimo sacerdote che è stato offeso ripetutamente». Si tratterebbe di Don Saverio Di Bella, sacerdote stimato e visto come tra i più vicini al vescovo fra quelli di Tropea. Al termine di questo argomento, che sembra una riproposizione in salsa nostrana della nota disputa tra Peppone e Don Camillo, Macrì è voluto intervenire sulle risposte che, durante il Consiglio, il sindaco ha dato alla lettera dell’abate di Montecassimo, nella quale l’alto prelato esprimeva tutta la sua preoccupazione per le sorti di uno dei finanziamenti relativi all’Isola. «Il sindaco l’ha definita la “semplice missiva di un privato cittadino”, ma le preoccupazioni che mons. Vittorelli esprime al sindaco ed all’Utc per le sorti del finanziamento sono condivisibili e tutt’altro che infondate». Macrì ha continuato sottolineando quello che, a suo avviso, viene spesso sottaciuto, e cioè che «si può dire con assoluta certezza che il finanziamento è andato definitivamente ed irrimediabilmente perso a causa della proverbiale incapacità che contraddistingue questa amministrazione, capacissima solo di fare i suoi meschini interessi personali, ed inoltre la determina Utc di aggiudicazione dei lavori non rappresenta altro che l’ennesimo, squallido e mal riuscito tentativo di gettare fumo negli occhi alla gente e di addossare le colpe sul governo centrale». «Dalla determina in questione – spiega ancora l’esponente del Pdl – risulta chiaramente che la quota più cospicua del finanziamento è andata persa. Infatti viene affidato solo il primo lotto dei lavori di 300mila euro per il santuario, mentre i 600mila euro previsti per lo scoglio sono andati persi, essendo venuto meno l’affidamento dei lavori entro il 30 settembre, come richiesto dal Decreto Bersani». Tale decreto ha approvato il rifinanziamento dell’opera ma, ai fini dell’erogazione materiale ed effettiva delle somme, richiede che l’amministrazione beneficiaria del finanziamento abbia rispettato in passato le procedure. A questo punto sorgerebbe un nuovo problema: «Risulta dagli atti che ho avuto modo di visionare – prosegue Macrì – che siamo lontani anni luce dal rispetto dei quei paletti ed in conseguenza a tutto ciò, qualora i lavori dovessero veramente partire, il primo lotto, quello riguardante il santuario, sarà pagato con soldi propri dell’Ente, ma in mancanza degli interventi sullo scoglio, previsti dal secondo lotto, il santuario rimarrà comunque chiuso al pubblico». Macrì ha voluto infine toccare un terzo argomento che sta molto a cuore alla cittadinanza, quello inerente l’ascensore che collegherà il centro alla marina. «Dal punto di vista giudiziario – precisa l’avvocato – il Tar Calabria e il Cds si sono espressi limitatamente alla richiesta di sospensiva del decreto di revoca del finanziamento, e ciò significa che il giudizio di merito potrebbe capovolgere l’esito della decisione con la conseguenza che il Comune si troverà costretto a far fronte con risorse proprie all’opera». Un’opera che, a detta dello stesso consigliere, è «assolutamente mal concepita ed in concreto inutilizzabile per gli altissimi costi di gestione, che rischia di rimanere una cattedrale nel deserto con l’unico aspetto positivo della riqualificazione di quel tratto di rupe, intervento che, però, sarebbe potuto costare molto meno. In definitiva, sono soldi spesi malissimo». Pronunciando la proverbiale frase di Adreotti «A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca», il capogruppo di “Identità in progress”, congedandosi dalla stampa, ha promesso che presto avrà qualcosa da raccontare sul Piano Strutturale Comunale.
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