Lettere Rubriche

Dov’è finito il cambiamento?

Alcune riflessioni sullo stato della politica pargheliese

Mi viene voglia di disperarmi, di arrabbiarmi, quando penso al paese che amo

Veduta aerea di Parghelia – foto Libertino

Credo possa risultare importante e fruttuoso -a distanza di sei mesi dalle elezioni- porre sul tappeto alcune riflessioni sullo stato della politica (nell’accezione aristotelica del termine) a Parghelia. Spero, affrontando questo tema con estrema franchezza, di non suscitare eccessive critiche e commenti non benevoli, anche perchè voglio supporre che quanto sto per scrivere interessi tutta la comunità cittadina e, naturalmente, anche i pubblici amministratori.
Ciò che è rilevante annotare subito è che le le speranze e le aspettative della gente stanno quasi andando deluse.
La vittoria della lista civica “PARGHELIA UNITA PER IL FUTURO” avrebbe dovuto determinare un terremoto politico nell’amministrazione del Comune, un radicale cambiamento, una svolta nella politica locale. Al contrario, la vita amministrativa -pur essendo in essa presenti elementi di novità, che non vanno disconosciuti- scorre lenta, è quasi ferma, ingessata com’è nei soliti schemi di una normale routine amministrativa: consigli comunali convocati per l’approvazione del bilancio comunale (un atto politico certamente importante ed essenziale); costituzione di una commissione permanente per la legalità e la solidarietà sociale; definizione di pratiche  già avviate dai commissari prefettizi; manifestazioni ed eventi cosiddetti culturali riportati dalla stampa locale con dovizia di articoli e tante fotografie.
La vera ragione per la quale gli elettori hanno votato a valanga per la lista civica -travolgendo il Partito democratico- stava nel fatto che essi hanno visto con favore la presenza, nell’agone politico, di giovani sconosciuti alla politica tradizionale, che erano confluiti, pur facendo “riferimento a ideologie diverse” (parole dell’attuale sindaco) in una lista civica con l’intenzione di essere “al servizio del cittadino” (Sambiase). Pertanto, essi rappresentavano, agli occhi dell’elettorato, la società civile e non gli apparati di un qualsivoglia partito.
Ma il terremoto annunciato nei discorsi preelettorali non si è finora verificato e gli amministratori della cosa pubblica stanno recitando un copione conosciuto, seguendo un canovaccio politico di vecchia data, nonostante avessero dichiarato, nel corso della campagna elettorale, di rifiutare “il modello tradizionale di far politica”, scommettendo su una “svolta nel governo locale”, una “svolta decisiva”, perché “le esigenze di cambiamento” emerse nella comunità pargheliese imponevano di “voltare pagina” affidandosi alla “forza di giovani pieni di entusiasmo”. E veniva chiesto il voto per la lista civica pechè “il rinnovamento siamo noi”.Le frasi virgolettate le ho tratte dai comizi fatti dagli esponenti di spicco della lista civica, che sono andato a rivedere su youtube.
Ebbene, un segno visibile e significativo della rivoluzione annunciata non c’è stato. Sono emerse, invece, nel corso di questi mesi, inadeguatezze, deficienze e incertezze politiche. Non sono stati affrontati i problemi veri del paese, la cui soluzione avrebbe potuto dare, senza alcun dubbio, una identità e una legittimazione politica ai vincitori delle elezioni, la possibilità di distinguersi in modo chiaro dalle precedenti amministrazioni, onorando il “contratto” stipulato con gli elettori. Su queste cose si basa il consenso della gente, perché in democrazia -come è ovvio- il corpo elettorale ha la possibilità di giudicare, poi, con il voto se le scelte amministrative sono state positive o negative e, in base a tale giudizio, confermare o togliere la fiducia a chi li ha amministrati. La gente sperava -ed io lo spero ancora- che dal rimescolio politico nascesse un modo nuovo di far politica, una regola nuova e che la partita non venisse più truccata come era stato in passato. E invece, il rivolgimento politico del novembre scorso sembra aver esaurito -come si diceva una volta- la sua spinta propulsiva e non ha prodotto l’auspicato rinnovamento: gli effetti della “nouvelle vague” della politica locale non sono stati dirompenti. C’è stata -nessuno lo può disconoscere- una diligente e onesta cura degli “affari di ordinaria amministrazione” e lo stato delle cose, al momento, è fondamentalmente stabile.
Mi viene voglia di disperarmi, di arrabbiarmi, quando penso al paese che amo e mi si presenta davanti agli occhi una politica, che porterà al fallimento del progetto proposto all’elettorato con dovizia di pagine, scritte bene e in modo chiaro, tra l’altro, e sul quale avevo scommesso; quando leggo su Calabria Ora degli articoli che sembrano dei caroselli pubblicitari della “squadra” che si è insediata al Comune e composta anche di persone professionalmente preparate; quando constato una fase di stallo, con in più un fatto rilevante, che ha consentito all’opposizione di svegliarsi dal torpore della sconfitta elettorale. Sto parlando della mancata osservanza dei termini stabiliti dall’art: 14 dello Statuto comunale per la presentazione in Consiglio delle linee programmatiche di governo dell’Ente. Un fatto questo che ha una valenza di sostanzae non solo formale: in effetti, il ritardo ha mortificato un’importante prerogativa istituzionale del Consiglio comunale, che è quella di esercitare il potere di controllo sulla politica amministrativa. Voglio dire anche che il mancato rispetto di una “regola” è anche una questione di “legalità”, che è fondamento necessario della convivenza.
Non se l’abbiano a male i giovani amministratori, che mi hanno fatto sognare, per queste mie considerazioni, che sono, in ogni caso, di natura politica e, come tali, non riferibili a nessuno in particolare. La mia speranza è di poter essere smentito da quanto accadrà nei prossimi mesi, con un auspicabile nuovo corso politico.
Si potrà dire che riflessioni di questo stampo sono inquinate da un certo tasso di qualunquismo. Ma la mia intenzione è quella di far capire che la politica non si esaurisce nella formulazione di programmi. Il vero problema è dimostrare con i fatti ciò che si indica a parole e nel capire come rendere i programmi stessi politicamente realizzabili .C’è, ad esempio, il paragrafo del programma elettorale della lista civica, che tratta dell’ambiente. Ebbene, i temi ambientali potrebbero essere -non riducendoli banalmente alla sola raccolta differenziata dei rifiuti – un adeguato terreno di confronto politico con l’opposizione. Questa sì sarebbe una rivoluzione, una rivoluzione capace di accomunare maggioranza e opposizione, di generare consenso e potrebbe essere un segnale importante, all’altezza della gravità del problema ambientale, la cui soluzione è garanzia della qualità della vita dei cittadini di Parghelia .Mi riferisco, come si può intuire, alla questione arcinota dell’eternit che copre i tetti di molte case e altri manufatti in paese, che non è mai figurata nell’agenda degli impegni dell’amministrazione comunale.
Come ex cittadino pargheliese, sto cercando -da una distanza…siderale- di dare il mio contributo alla politica locale, anche se in un modo non politicamente corretto e pur non avendone titolo.

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