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“L’Annuncite è una malattia infettiva”

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Tropea: Un preoccupante focolaio d’infezione ormai da tempo risiede a palazzo Sant’Anna

Tropea "Palazzo Sant'Anna"L”Annuncite” è una malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale determinando in chi la contrae macroscopici errori di giudizio e di valutazione che incidono in maniera particolare sulla sopravalutazione delle cose e di se stessi, irrigidiscono il comportamento con aspetti fanatici e di intolleranza e al tempo stesso incidono sulla continua interpretazione delle realtà secondo autoriferimento, minuziosità e stringente cavillosità nell’esprimere il proprio convincimento sulla stessa. Un preoccupante focolaio d’infezione ormai da tempo risiede a palazzo S.Anna da cui quotidianamente si sprigiona un’orgia di proclami trionfalistici tutti tesi a decantare il “sovrumano” impegno del sindaco profuso a rendere più accogliente la Perla del Tirreno. E poco importa se poi al Comune non esiste una stanza accogliente per ospitare assessori e consiglieri comunali, costretti per questo a bighellonare nei corridoi e nei meandri tortuosi ed angusti, poco adatti all’esercizio del loro importante compito istituzionale. Ciò nonostante una consigliera comunale, ultima in ordine di tempo ad essere stata contagiata, ha “pensato bene” di non sottrarsi al rito servile dell’incensazione non esimendosi dal tessere una decantazione spropositata di eventi che hanno caratterizzato ed animato l’estate tropeana, non di certo di eccessiva entità culturale, messi in campo dal suo sindaco pigmalione, “un instancabile uomo, intuitivo, fattivo, spudorato ed attrezzato di idee, capace di creare una nuova Tropea, rilanciata ed apprezzata in tutto il mondo… un superman al potere che ha creato infrastrutture ed ha ristrutturato e migliorato perfino la casa comunale”, dimenticandosi, aggiungiamo, di aprire una stanza per fare allocare i consiglieri comunali. Al peggio e al ridicolo non c’è mai fine!!!
Liberi da condizionamenti di natura emotiva e passionale e pertanto con il distacco dettato da una analisi serenamente approfondita si può cominciare a fare alcune riflessioni sulla vera portata di questi eventi popolari e sulla loro incidenza d’ordine socio-politico che essi prospettano. Prima di tutto: è vera gloria tutta questa abbuffata di eventi festaioli? Ad una attenta osservazione sembra che essi siano volti esclusivamente ad essere subordinati alle mire egocentriche, autoreferenziali e narcisistiche di un sindaco che non riuscendo a condizionare e a incanalare la politica tropeana sotto il profilo socio-politico e culturale, alla maniera del ministro plenipotenziario di Luigi XIV, cardinale Mazzarino, inventa la riesumazione delle tre “F” -(festa, farina, forca)- per tramutare le speranze dei tropeani in certezze, a convincerli che è necessario intraprendere iniziative folcloristiche per il rilancio socio-culturale ed economico della città.
Tutte queste iniziative hanno una grande valenza in ordine alla crescita della società tropeana o sono solo lo specchietto delle allodole al fine di stornare l’attenzione da una situazione di stallo, di paralisi politica oltre che di scarsa trasparenza e di illegalità, come descritto con dovizia di particolari dal Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, ad oggi lettera morta verosimilmente per i “Santi in Paradiso” protettori di questo sindaco. A giudizio del senatore Morra è tornata quella potente commistione di interessi economici, politici che, sappiamo, non sarà in grado di imporre la tutela e la garanzia di libertà di tutti come criterio di buon governo e di responsabilità. Continua a prevalere l’interesse delle corporazioni, la bieca volontà di attivare uno stato sociale fatto di clientelismo contro la speranza dell’attuazione di un programma e quindi di un disegno politico in cui ogni cittadino si possa riconoscere un uomo libero che intende rimanere tale.
Al di là degli eventi festaioli si è persa la grande occasione di ricondurre la qualità e i limiti della conduzione amministrativa a livello degli standard normali in modo da rendere possibile ai tropeani di vivere in un paese dove il buon governo possa essere il riferimento certo per la loro sicurezza e il tutore della loro libertà, non espropriatore di essi e dove ai cittadini si restituisca il senso della dignità e dell’identità, dove l’etica è il terminale ultimo della politica.
Andare in brodo di giuggiole, pertanto, per un “cipolla party”, per una sagra paesana, per una coinvolgente tarantella, per dei balconi ornati a festa e per quant’altro non abbia crismi e valenza culturale è davvero tragicomico. Tropea merita molto di più, merita la promozione e l’attuazione di programmi interessanti che riguardano la cultura, gli interscambi professionali, l’arte, il folclore e soprattutto la spinta al risveglio di una coscienza sociale più disponibile a tutte quelle esigenze che il nostro tempo richiede: una migliore cura delle spiagge e del territorio con particolare riguardo alle periferie degradate, penalizzate rispetto al centro urbano, incontri di arte e competizioni sportive, meeting di musica varia, una valorizzazione più convinta dell’ambiente circostante che possa coinvolgere i visitatori, inducendoli ad entrare nell’anima stessa delle tradizioni.
Tropea ha vinto e si è aggiudicata il meritato riconoscimento di “borgo dei borghi” non perché fosse amministrata da una divinità con capacità taumaturgiche ma in virtù che essa non è da considerare un semplice borgo ma bensì un luogo in cui poter vivere un territorio eterogeneo, articolato, incastonato in un ambiente ecologico la cui posizione storica e geografica ne connota le sue meravigliose peculiarità. La bellezza di Tropea, insomma, risiede solo e soltanto “in re ipsa” Nessuno però può essere tanto fuori di mente da pensare sul serio che basti un bel centro storico, un mare verde smeraldo, la dolce cipolla, i mercatini rionali -(ad appannaggio, peraltro, di qualche amministratore)- o che sia sufficiente edulcorare con la retorica di qualche attestato di stima e di qualche elucubrazione fantasiosa, prodotto illusorio di una fantasia eccessiva e alterata, per far assurgere Tropea agli onori di città di rango, di borgo esclusivo in quanto a bellezza e a cultura. Non è sufficiente quindi annunciare palingenesi epocali e ricette miracolose. La rivoluzione culturale propugnata attraverso gli eventi nazional-popolari è solo il sogno di una notte di mezza estate. Essa deve essere invece il prodotto di un insieme di progetti e di iniziative di alto profilo politico, sociale, culturale per promuovere l’educazione alla legalità e al rispetto delle istituzioni, per incrementare la lotta alla criminalità, per dare un concreto sostegno ai meno abbienti attraverso una più incisiva politica sociale e per la formazione di una sensibilità ecologica, per la tutela del diritto alla salute attraverso il potenziamento delle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali -(il sindaco è l’autorità sanitaria di grado più elevato nella città amministrata)- per rimettere in sesto la scuola e la viabilità, in periferia disastrata, per ripristinare la legalità e sradicare la criminalità.
Mentre i politici di rango pensano solo a quello che possono realmente dare per rendere più attrattiva la loro città, politici in erba come i nostri pensano solo a somministrare ricette miracolose che alla fine svaniscono nel marasma della loro stessa inconsistenza e nel fittizio entusiasmo Chi si loda si imbroda! Si torni con i piedi per terra e si consideri realisticamente che la vittoria conseguita non è nient’altro che un premio di consolazione, un valore aggiunto, una marcia in più che consente a questo lembo di Magna Grecia di far nascere e aumentare in chiunque il desiderio non solo di ritornare ma anche di vantare la Calabria e la stupenda Tropea. pronta così ad un turismo per ogni stagione. Infine, a tutti i cicisbei in sevizio pemanènte effettivo, ai “Yes man” della corte dei miracoli amministrativa una riflessione: “est modus in rebus”!!!

Dr. Tino Mazzitelli
(Ex Direttore Sanitario Aziendale e Ospedaliero)
(Ex Sindaco di Zungri)

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