Cultura e Società

Ugo Cesari

La quarta edizione del “Premio L’Isola” 2017

Il Colonnello Cesari nasce a Napoli nel 1958 da padre funzionario di banca e madre casalinga

Ugo Cesare

Lascia la propria città già all’età di otto anni per ragioni di carriera del papà, vivendo poi in Puglia, Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia, diplomandosi a Milano e laureandosi in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma.
Comincia quindi a prepararsi per il concorso in Magistratura, ma, non potendo più rinviare, parte in servizio militare come Ufficiale di Complemento – assaltatore, e viene successivamente prescelto dall’Arma dei Carabinieri, in cui fa ingresso nel 1984.

La carriera si sviluppa:
divenendo via via Comandante:
di un Plotone alla Scuola Allievi di Torino, come istruttore;
di un Plotone del Battaglione “Veneto” a Mestre;
del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pisa;
della Compagnia di Volterra (PI);
di una Compagnia del Battaglione “Emilia Romagna” a Bologna;
partecipando, nel 1987, alle operazioni di soccorso in Valtellina per le frane e le inondazioni che provocarono 53 morti, migliaia di sfollati e la distruzione di interi paesi;
frequentando importanti corsi, tra i quali sulla criminalità economica e sul coordinamento delle Forze di Polizia.
Nel settembre del 1992, nel grado di Capitano, viene trasferito al comando della Compagnia Carabinieri di Tropea, dove rimane fino al settembre del 1995, e dove conosce quella che è poi divenuta la sua consorte, la “nostra” Deborah Valente.
Va quindi a comandare, per sette anni, la Compagnia di Mantova, e da lì, chiede di tornare a lavorare in Calabria, dove, dal 2002, presta tutt’ora servizio in forza al Comando Legione Carabinieri, a Catanzaro.
Nel 2007 ha ricevuto un ENCOMIO del Comandante della Legione Carabinieri Calabria per aver affrontato, mentre era libero dal servizio, due uomini armati che, qui a Tropea, avevano appena rapinato una gioielleria, uno dei quali tentò di sparargli con una pistola, non riuscendoci solo perché l’arma s’inceppò con un colpo in canna.
Definito “un idealista” dai primi superiori, ha trascorso dunque a Tropea, tre intensi anni della sua carriera, approfondendo la conoscenza storica, sociale, economica e culturale, della nostra Regione, e conserva tutt’oggi lo stesso desiderio, che lo animava in gioventù, di colpire sempre più duramente la criminalità, e migliorare così le condizioni di vita della gente per bene, in particolare in una terra così sofferente, per più motivi e sotto più profili, come la Calabria.

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Redazione
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