Fede e dintorni

Anche gli atleti pregano

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Anche gli atleti pregano.

– In questi giorni alle Olimpiadi, ma in modo più evidente è avvenuto anche agli ultimi Europei di calcio, tanti atleti prima di un momento importante si fanno il segno della croce. Altri, invece, inginocchiati, alzano le braccia e gli occhi al cielo chiedendo aiuto.
– Difficile dire se siano gesti di vera fede o abitudini portafortuna, e certo non tocca a noi stabilirlo. – Quello che possiamo fare è andare a scoprire qualcuna tra le più popolari preghiere che dicono atleti.
– Risulterà chiaro e con sorpresa come in nessuna preghiera si domandi la vittoria, richiesta francamente fuori luogo, anche se il successo rappresenta il primo pensiero di chi fa sport agonistico. – E’ presente la paura di farsi male. E in effetti gli atleti non chiedono la vittoria, ma di essere custoditi. – Tanti però, dopo un successo, ringraziano il cielo. Rimane un esempio la preghiera di un campione di pallavolo rimasto paralizzato per un incidente in allenamento. Una terribile vicenda cui seppe reagire con la forza della fede.  

La preghiera degli atleti.
La più classica tra le preghiere dell’atleta è breve e molto semplice. E’ un piccolo-grande atto di affidamento che si trova sul sito del Pontificio Consiglio della cultura:
Signore, sii per me
allenatore, dirigente, medico,
maestro di vita.
Signore, sii per me compagno di squadra,
giudice di gara, amico.
Perché tu sei il Signore.
Tu mi capisci e mi valorizzi.
A te affido la mia vita.
Aiutami, oggi e sempre.

Giovanni Paolo II agli atleti.
♦ Come molti sanno Giovanni Paolo II amava molto lo sport, andava in montagna e nuotava bene. Tanto che qualche giornalista volle simpaticamente chiamarlo anche “atleta di Dio”.
Per il Giubileo dello sportivo, il 29 ottobre 2000, papa Wojtyla compose questa bellissima invocazione:
Signore Gesù Cristo,
aiuta questi atleti ad essere tuoi amici
e testimoni del tuo amore.
Aiutali a porre nell’ascesi pastorale
lo stesso impegno che mettono nello sport.
Aiutali a realizzare un’armonica e coerente
unità di corpo e anima.
Possano essere, per quanti li ammirano,
validi modelli da imitare.
Aiutali ad essere sempre atleti nello spirito,
per ottenere il tuo inestimabile premio:
una corona che non appassisce mai e che dura in eterno.
Amen

Atleti negli incidenti.
♦ Guardandoli in TV gli atleti ci paiono tutti giovani e forti. Per questo rimaniamo particolarmente turbati quando uno di loro subisce un grave incidente.
♦ È il caso di Kirk Kilgour, pallavolista statunitense, campione d’Italia con l’Ariccia volley nella stagione 1974-75 e poi costretto sulla sedia a rotelle da un infortunio in allenamento. Una terribile vicenda cui seppe reagire con la forza della fede. Tanto da scrivere questa struggente, magnifica preghiera:
Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi;
Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.
Domandai a Dio che mi desse salute per realizzare grandi imprese;
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita perché io potessi apprezzare tutto.
Signore non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che io ho.

♦ Fin qui dunque alcune delle preghiere ad hoc più conosciute.
♦ Ma molti degli atleti olimpici, ne siamo certi, nella solitudine del mattino presto o la sera prima di dormire affidano le loro giornate e le persone che hanno nel cuore a un Padre Nostro o una tenerissima Ave Maria.
Come in fondo spesso facciamo noi tutti. Quando il pensiero diventa preghiera.
(fonte: Avvenire.it, 24 luglio 2021).

Tutto il mondo ormai si è abituato a guardare gli atleti fare segni religiosi nelle loro performances sportive. Osteggiati all’inizio per non offendere la diversità delle religioni, oggi sono pacificamente accolte e regolamentate. Alcuni fanno il segno della croce, altri, invece, inginocchiati, alzano le braccia e gli occhi al cielo indicando qualcuno o chiedendo aiuto. Difficile dire se siano gesti di vera fede o semplici abitudini portafortuna. – Ma le preghiere ci sono e gli atleti le dicono. Tanti, dopo un successo, ringraziano il cielo. – Rimane un esempio la preghiera di un campione di pallavolo rimasto paralizzato per un incidente in allenamento. Una terribile vicenda cui seppe reagire con la forza della fede.

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