Fede e dintorni

Cielo quaggiù o Cielo lassù

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Cielo quaggiù o Cielo lassù?

– È bello che i poeti possano guardare sin dentro all’anima e rendere risposte con testi incisivi tutti da condividere. – E cosi un verso di Emily Dickinson ha fatto apparizione nell’omelia della notte di Natale: «Chi non ha trovato il Cielo quaggiù, lo mancherà lassù».
– È la citazione tratta da un frammento dell’opera della poetessa americana che il Papa ha voluto inserire nel commento al vangelo della messa del 24 dicembre in San Pietro.
– Il mondo dell’esperienza – nella poesia di Emily Dickinson così come nell’omelia di Francesco – ci rimanda a un mondo più grande. È  nel nostro ordinario che si rivela lo straordinario, il meraviglioso, il trascendente.
– E come nel Messaggio Urbi et Orbi Papa Francesco ha citato Dante, nell’omelia della Notte di Natale ha citato Emily Dickinson.
– Il Papa usa i riferimenti letterari per sottolineare l’universalità del messaggio evangelico che parla in ogni tempo e in ogni latitudine. Ma anche per non creare steccati tra sapere ‘alto’ ed esperienza dell’agire ordinario e anonimo di ogni creatura: quelle dell’uomo e della donna ‘comuni.

Una poetessa a noi poco conosciuta e il suo verso originale.
“Chi non ha trovato il Cielo quaggiù lo mancherà lassù (E. Dickinson, Poems, P96-17)” – Chi non ha trovato il Cielo – quaggiù – Lo mancherà lassù – Perché gli Angeli affittano Casa vicino alla nostra, Ovunque ci spostiamo.
Emily Elizabeth Dickinson 1830-1886, nota come Emily Dickinson è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici moderni. – “Che sia l’amore tutto ciò che esiste. È ciò che noi sappiamo dell’amore. E può bastare che il suo peso sia uguale al solco che lascia nel cuore”.

Il quaggiù prepara il Lassù.
♦ Papa Francesco, ricorre al verso della poetessa Emily Dickinson, per sottolineare la necessità di prenderci “cura di Gesù adesso, accarezzandolo nei bisognosi, perché in loro si è identificato”.
In una omelia incentrata sulla piccolezza, sull’accogliere il povero ferito, così come saranno i poveri ad accoglierci un giorno in Cielo, Papa Francesco lega il nostro operare nel “qui ed ora” alla dimensione della vita eterna.
Come a dire che la vita piena può essere vita piena proprio spendendo pienamente nel nostro pellegrinaggio terreno i nostri giorni, stando bene attenti a non essere indifferenti ai bisogni dell’altro.
Quasi una concezione della poesia come visione sacramentale dell’esistenza terrena carica di un continuo rimando al trascendente.

La continuità tra questo mondo e l’Eterno.
♦ La scrittrice Elena Buia commenta: “Attraverso la letteratura, c’è la percezione dello straordinario nell’ordinario: “Il Bambino come segno, gli angeli che parlano ai pastori per tranquillizzarli, indicando loro il segno di un bambino in una mangiatoia, solo, esposto al vento, al freddo. È un segno che devono seguire.
La poesia, secondo Emily Dickinson, è fatta di segni, concreti, esperienziali; e il poeta è colui che accende lanterne, accende luci per metterci in contatto con l’eternità.
Nella poesia di Dickinson, come nell’omelia di Papa Francesco, la dimensione di continuità tra questo mondo e l’Eterno è sottolineata”.
In sostanza, “non esiste una discontinuità che non possa essere colmata dalla fede, dalla speranza, da un modo diverso di essere qui, in questo mondo, e che ci viene illuminato dalla poesia e dalla fede”.

Lo straordinario nei ‘piccoli’ gesti concreti dell’ordinario.
♦ Elena Buia ci ricorda che Emily parla appunto di due “dimensioni vertiginose”: l’eternità, intesa come abisso di fronte alla sua esperienza di vita; ma nello stesso tempo questo Regno dei Cieli che è assolutamente presente nella nostra vita e “va decifrato”.
Insomma, “la poesia esprime la possibilità di discernere, di contemplare questo mondo, piccolo” e che si esprime attraverso segni concreti, altrettanto ‘trascurabili’: il petalo di una rosa, il volo di un’ape.
“Il mondo dell’esperienza – nella poesia di Emily Dickinson così come nell’omelia di Papa Francesco – ci rimanda a un mondo più grande. È  nel nostro ordinario che si rivela, si mostra il meraviglioso”.

(fonte: cf vaticannews.va/it/, 25 dicembre 2021)

È bello che i poeti possano guardare sin dentro all’anima e rendere risposte con testi incisivi tutti da condividere. – «Chi non ha trovato il Cielo quaggiù, lo mancherà lassù», citata nell’omelia della notte di Natale da Papa Francesco. – E’ nel nostro ordinario quaggiù che si rivela, si mostra il meraviglioso che ci rimanda a un mondo più grande. Prendiamoci cura di Gesù adesso, accarezzandolo nei bisognosi, perché in loro si è identificato, e lo troveremo nell’eternità beata.

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