Fede e dintorni

DIO NON È UN MERCANTE

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Dio non è un mercante.

– Corriamo sempre il rischio di mercanteggiare con Dio. Ferme sono le parole di Gesù nel vangelo di oggi. «Non fate della casa del Padre mio un mercato». Fare della sua casa un mercato significa trattare Dio da mercante.
– Ma egli è il Padre e nella sua casa ci si sta da figli. La Casa di Dio è la persona di Cristo, il nuovo tempio in cui incontriamo il Padre e i suoi doni.
– Gesù ci garantisce il vero culto verso Dio. Lasciamo che la sua Parola purifichi le nostre false immagini di Dio e le nostre false attese di metterci in comunione con lui.
– Aveva detto il profeta Ezechiele: «Quando mostrerò la mia santità in voi, vi radunerò da ogni terra; vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre impurità e metterò dentro di voi uno spirito nuovo». – In Gesù si avvera tutto questo: egli è il vero tempio nel quale incontriamo il mistero di Dio. In lui, condividendo il suo atteggiamento filiale, tutti siamo in grado di rivolgerci al Padre con rinnovata fiducia. – Occorre purificare di continuo il nostro cuore che cerca di mercanteggiare con Dio. Egli è Padre e un padre non si deve placare con offerte o sacrifici, ma ci si nutre di ogni suo gesto e parola come forza di vita.

Dal Vangelo di questa domenica (Gv 2,13-25).
♦ Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
♦  Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
♦ Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
♦ Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Gesù «risana» la nostra relazione con Dio.
Le parole di Gesù sono come la chiave per interpretare tutta la sua attività: «Non fate della casa del Padre mio un mercato». Fare della sua casa un mercato significa trattare Dio da mercante. Ma egli è il Padre e nella sua casa ci si sta da figli. Gesù ci invita a vigilare sulla tentazione di impostare la
relazione con Dio su logiche mercantili: ti offro un sacrificio affinché tu in cambio mi dia la grazia di cui ho bisogno.
Solo l’evangelista Giovanni aggiunge che Gesù caccia dal tempio anche pecore e buoi, le vittime per il sacrificio. Ora il sacrificio gradito a Dio è un altro, dirà Gesù alla samaritana: adorare il Padre in spirito e verità.
«Noi annunciamo Cristo Crocifisso», afferma l’apostolo Paolo (II Lettura): egli è il vero tempio, la vera porta che ci conduce nella giusta relazione con Dio, da figli e non da servi.
Donando a Mosè il decalogo (I Lettura), Dio dichiara di averci fatto uscire dalla condizione servile. Davanti a lui non stiamo più come schiavi davanti al faraone, ma come figli davanti al Padre.
(Fr. Luca Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza, in ladomenica.it).

I mercanti nel tempio e quelli nel nostro cuore.
Quello che Gesù ha fatto e detto nel tempio, il luogo più sacro di Israele è di grande importanza perché riguarda Dio stesso. Nel tempio trova i venditori di animali: pecore, buoi e mercanti sono cacciati fuori, tutti insieme, eloquenza dei gesti.
Invece ai venditori di colombe rivolge la parola: la colomba era l’offerta dei poveri, c’è come un riguardo verso di loro. Gettò a terra il denaro, il Dio denaro, l’idolo mammona innalzato su tutto, insediato nel tempio come un re sul trono, l’eterno vitello d’oro.
«Non fate della casa del Padre mio un mercato… .. Qual è la vera casa del padre. Una casa di pietre? «Casa di Dio siamo noi se custodiamo libertà e speranza» (Eb 3,6).

La parola di Gesù allora raggiunge anche noi.
Non fate mercato della persona! Non comprate e non vendete la vita, nessuna vita, voi che comprate i poveri, i migranti, per un paio di sandali, o un operaio per pochi euro.
Se togli libertà, se lasci morire speranze, tu dissacri e profani il più vero tabernacolo di Dio.
E ancora: non fate mercato della fede. Tutti rischiamo di mercanteggiare con Dio: io ti do preghiere, sacrifici e offerte, tu in cambio mi assicuri salute e benessere, per me e per i miei. Fede da bottegai, che adoperano con Dio la legge del baratto, quasi che quello di Dio fosse un amore mercenario.
Ma l’amore, se è vero, non si compra, non si mendica, non si finge. Dio ha viscere di madre: una madre non la puoi comprare, non la devi pagare, da lei sei come partorito ogni giorno di nuovo.
Un padre non si deve placare con offerte o sacrifici, ci si nutre di ogni suo gesto e parola come forza di vita.

♦ Se Gesù entrasse nella mia casa, che cosa mi chiederebbe di rovesciare in terra, tra i miei piccoli o grandi idoli? Certamente, tutto il superfluo.

Per la preghiera.
♦ O Dio, le nostre preghiere ti giungano, come il grido del povero, fino al tuo trono. Ascolta la voce dei tuoi figli.
♦ O Padre che hai cura dei deboli, rivolgi a noi il tuo sguardo misericordioso, perché, ricolmi di speranza per la morte redentrice del tuo Figlio, ti rendiamo lode e grazie.
♦ Signore nostro Dio, che riconduci i cuori dei tuoi fedeli all’accoglienza di tutte le tue parole, donaci la sapienza della croce, perché in Cristo tuo Figlio diventiamo tempio vivo del tuo amore.
♦ Guida, o Signore, i nostri cuori: nella tua bontà concedici la grazia di rimanere nel tuo amore e nella carità fraterna per adempiere la pienezza dei tuoi comandamenti. Amen.

Parole di Papa Francesco nel suo viaggio apostolico in Iraq ancora in corso (5-8 marzo 2021).
«Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque!».
«Non usate il nome di Dio per giustificare la violenza!».
«Siamo riuniti in questa Cattedrale di Nostra Signora della Salvezza, benedetti dal sangue dei nostri fratelli e sorelle che qui hanno pagato il prezzo estremo della loro fedeltà al Signore e alla sua Chiesa».
«Il cristiano è chiamato a testimoniare l’amore di Cristo ovunque e in ogni tempo. Questo è il Vangelo da proclamare e incarnare anche in questo amato Paese!».
«Come fratelli proclamiamo insieme un messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita».

Via Crucis, soprattutto in quaresima. La Chiesa ha conservato memoria viva delle parole e degli avvenimenti degli ultimi giorni del suo Signore. Memoria affettuosa, se pure dolorosa del tratto che Gesù percorse dal Monte degli ulivi al Monte Calvario. La tradizione ha distribuito questi momenti in varie forme “stazioni”, cioè soste di contemplazione della Passione di Cristo. Oggi la forma più comune comprende 14 stazioni. – Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq (5-8 marzo 2021) ripercorre le varie stazioni dolorose nella sofferenza infinita di un popolo – Tutti coloro che fanno il percorso della Via Crucis di Cristo sanno e sentono che la sua Via Crucis è anche la Via Crucis dell’uomo che soffre l’ingiustizia e muore da innocente.

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