Tempestiva la replica del Primo Cittadino Vallone
Il Sindaco di Tropea è disponibile ad un confronto pubblico con il già sindaco Repice per un dibattito

Messaggio L’acquisto del famoso giocatore Jepson è costato a suo tempo al Napoli un banco di soldi. Durante una partita il giocatore è caduto rovinosamente a terra; a ciò è seguito da parte della tifoseria un urlo: “E’ caduto o bancu e Napule”…. una risata fragorosa generale. E’ crollato un tratto di muretto ai margini del lungomare, ciò ha fatto parlare e dispiaciuto un po’ tutti, ma ha suscitato una risata il fatto che si voglia addebitare una sia pur minima responsabilità diretta o indiretta al sottoscritto sindaco, responsabilità comunque tale da indurre il già sindaco Repice ad impormi le dimissioni dalla carica ricoperta. Ha perso le elezioni sin dal primo momento la sua “Passione Tropea” e non per un solo voto ma per molti di più, tant’è che quei brogli elettorali, da noi sin da subito evidenziati e denunciati, hanno prodotto il depennamento permanente dalle relative liste di ben 3 presidenti di seggio che avevano svolto quel ruolo durante le elezioni comunali del marzo 2010. La defenestrazione dal Palazzo Sant’Anna di Adolfo Repice, avvenuta il 3 Agosto 2011, è quanto di meglio la giustizia umana, di certo ispirata da quella divina, abbia prodotto per il bene di Tropea. La giustizia di Stato si è accorta per tempo di quanto male Adolfo Repice avesse arrecato alla città con le sue manie di grandezza sostanziate da faraonici progetti, puntualmente andati in fumo; la giustizia di Stato si è accorta per tempo di come ha operato in quel di Torino, inducendo il giudice a decretare per il momento una condanna a 16 mesi a suo carico per turbativa d’asta (ironia della sorte la condanna in primo grado coincide con lo stesso tempo impegnato alla guida di Tropea quale sindaco), disponendo la verifica per un altro reato ancor più pesante, quello della presunta corruzione di un giudice, il presidente al tempo del TAR piemontese. Ma Adolfo Repice, accecato dal veleno, non pensa ai suoi guai, fa di tutto per tirare in qualche modo me in ballo e mi intima perentoriamente e proditoriamente a dimettermi dalla carica di sindaco per il crollo del muretto; non perde l’occasione e si aggrega all’odioso espediente il segretario del PD cittadino Sandro D’Agostino (che da consigliere comunale ha condiviso col Repice la responsabilità dei danni prodotti) il quale mi invita a chiedere scusa alla città per cui sono in attesa che qualche altro loro compagno di merende mi inviti al suicidio.