Politica

Il Pd lancia l’allarme sul porto

Parla il segretario della sezione locale.

“Non vi era e non vi è alcuna concessione cinquantennale”. “Perché si convoca un Consiglio Comunale in gran fretta per la ratifica di una decisione presa in segreto?”

Sandro D'Agostino - foto Libertino
Sandro D’Agostino – foto Libertino

La vicenda Porto di Tropea si avvia tristemente a una definizione. Nonostante i tentennamenti, diretti a calare chiare volontà dell’amministrazione, la scelta della restituzione del porto alla Spa di Tropea era scontata e prevista: la naturale conclusione di un abbraccio fra politica ed imprenditoria che rappresenta un’incrostazione che ha tappato le ali al possibile sviluppo della zona Marina di Tropea.  Nonostante ciò – e nonostante non ritenga i consiglieri comunali della maggioranza capaci di assumere decisioni autonome (rectius: di assumere decisioni) – qualche riflessione, anche solo per richiamarli alle proprie responsabilità, possono essere compiute.

 

Tutte le Sentenze dei Tribunali debbono essere rispettate. Vediamo alcuni punti fermi del pronunciamento del giudice di appello amministrativo in merito alla controversia Comune di Tropea/Spa Porto di Tropea.

 

  • Non esiste e non è mai esistita una concessione cinquantennale a favore della SPA di Tropea. Questo fantasma è stato unicamente il grimaldello per giustificare l’affidamento di un tesoro pubblico ad una società privata. La Sentenza sul punto non è equivoca:

l’iter di predisposizione dell’atto formale di concessione cinquantennale, pur conclusosi positivamente in fase istruttoria, non si era del tutto perfezionato, con provvedimento 12 gennaio 2007, n. 1/2007, la concessione veniva ulteriormente rinnovata per quarantotto mesi e cioè per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2007 ed il 31 dicembre 2010”. Se l’italiano ha un ancora senso, l’affermazione che “l’iter di predisposizione dell’atto formale di concessione cinquantennale, pur conclusosi positivamente in fase istruttoria, non si era del tutto perfezionato” significa che non vi era – e non vi è –  alcuna concessione cinquantennale concessa alla spa Porto di Tropea. Ed ancora: Non si può ritenere esistente, contrariamente a quanto sostiene la società ricorrente, una concessione tacita o una concessione di fatto. Il procedimento concessorio si deve concludere con una concessione espressa”. E’ indiscusso che, come conclude la Sentenza, siamo innanzi alla “mancanza di rilascio di una concessione cinquantennale” in favore della Spa Porto di Tropea.

 

Ne consegue che chi ha sostenuto negli anni che la Spa Porto di Tropea avesse una concessione cinquantennale ha dichiarato il falso. Così come i fatti dimostrano che chi nel corso degli anni ha dichiarato che non vi era possibilità di modificare la partecipazione e le condizioni di partecipazione del Comune di Tropea in senso alla SPA Porto di Tropea è stato uno spergiuro che ha ingannato i tropeani. E oggi chi afferma che non vi è altra scelta che riconsegnare il Porto alla SPA Porto di Tropea, a quella stessa società che si è rifiutata di restituire spontaneamente al comune i documenti indispensabili per poter gestire il porto, a quella stessa società che ha liquidato illegittimamente – per come stabilito dal Tribunale di Vibo Valentia – centinaia di migliaia di Euro all’amministratore – da sempre osannato da Vallone & c. –  sostiene il falso.

Basta leggere la Sentenza del Consiglio di Stato per comprendere che:

  • “Il Comune dovrà pertanto rideterminarsi sulla domanda di concessione cinquantennale, previa valutazione se ricorrono i presupposti per proseguire l’affidamento del servizio alla società Porto di Tropea, se del caso mediante modifica dell’atto costitutivo e dello statuto e delle condizioni di affidamento, o se invece ricorrono i presupposti per l’autotutela e per la dismissione della partecipazione societaria (previa adeguata istruttoria in contraddittorio con la società Porto di Tropea).

Il punto fondamentale è che il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la revoca dell’affidamento unicamente poiché non è stato attivato il contraddittorio con la Spa Porto di Tropea (e poiché il servizio non poteva essere svolto direttamente dall’ente), ma non è mai entrata nel merito della bontà della scelta del Comune in riferimento alla decisione di interrompere il rapporto con la SPA Porto di Tropea. Scrivono, infatti, i giudici amministrativi: “ove il Comune decida di revocare (legittimamente) l’originario affidamento del servizio, viene meno anche, ex tunc, la concessione in corso e resta irrilevante la possibilità di proroga ex lege fino al 2015 … Il Comune di Tropea … dovrà successivamente scegliere la nuova formula di gestione del servizio alla luce del quadro normativo sopravvenuto e vigente – quanto alla gestione e affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica – al momento della riedizione del potere”. 

 

I consiglieri devono quindi comprendere che hanno la enorme responsabilità di decidere se affidare per cinquanta anni il Porto di Tropea, a condizioni di favore incomprensibili, ad una Società per azioni che ha come unico merito quella di essersi trovata a gestire la struttura più importante del territorio costruita interamente con denaro pubblico. Che la scelta compiuta nel 2001 sia stata un errore colossale (per utilizzare un eufemismo) è sotto gli occhi di tutti. Perché allora perseverare e consegnare ancora una volta il porto nelle mani della stessa società? Che vi siano altre possibilità, compresa quella a cui si era ispirata l’ex maggioranza (con gli errori di sola procedura anzidetti) è sempre il Consiglio di Stato a specificarlo, quando indica i seguenti tre modelli alternativi: “(i) l’affidamento a imprese sul mercato; (ii) la società mista; (iii) la società in house”. I consiglieri chiamati a decidere tengano bene a mente che locali commerciali di neanche 50 mq nel centro di Tropea vengono locati per oltre 30.000,00 all’anno. Tali consiglieri facciano la dovuta e doverosa proporzione e valutino quindi se riconsegnare il porto a questa società risponda all’interesse pubblico e si chiedano se stanno pagando il conto di promesse assunte da altre persone. E’ di solare evidenza che ci possano essere condizioni assolutamente più favorevoli per il Comune che può raggiungere obiettivi ben più proficui per la città rispetto alla riconsegna del Porto ad una SPA al cui ex amministratore è stato ordinato di restituire parte della liquidazione pagatagli anche con i soldi del Comune di Tropea; ad una società che, nonostante gli introiti, è morosa nel pagamento dei canoni concessori.

Si sono chiesti i consiglieri poiché, nonostante la minoranza e l’opinione pubblica abbiano domandato insistentemente informazioni sulle scelta che l’amministrazione voleva compiere sul destino della struttura portuale, mai una parola è stata spesa dal Sindaco? Perché costui ora convoca un Consiglio Comunale straordinario, di gran fretta, per la ratifica di una decisione presa in solitario ed in segreto, ma di cui tutti i consiglieri di maggioranza dovranno condividere le responsabilità?

Responsabilità, a parere di chi scrive, di non poco conto, atteso che in assenza di perfezionamento della concessione cinquantennale – ad oggi certamente inesistente – non appare possibile l’affidamento diretto alla SPA Porto di Tropea senza l’espletamento di procedure ad evidenza pubblica. La disciplina europea (direttiva Bolkestein) non può essere ignorata sol perché il Consiglio di Stato ha ritenuto la struttura portuale come esercente servizio di carattere pubblico. Come si può leggere in un Parere sulla  normativa del 15/02/2013 (Oggetto: Concessioni  demaniali marittime. Tracciabilità dei flussi finanziari) dell’Autorità  di Vigilanza Contratti Pubblici,  si è andato affermando un orientamento  giurisprudenziale, che ormai può dirsi consolidato, che ritiene “anche sulla  scia di importanti decisioni della Corte di Giustizia CE, che l’inveramento  nell’ordinamento nazionale di fondamentali principi di diritto comunitario  rinvenibili direttamente nel Trattato CE, ma non per questo sforniti di  immediata efficacia precettiva (il riferimento è, essenzialmente, al rispetto  della libertà di stabilimento, di libera prestazione dei servizi, nonché ai  principi di par condicio, imparzialità e trasparenza), non possa prescindere dall’assoggettamento delle pubbliche Amministrazioni all’obbligo di esperire  procedure ad evidenza pubblica ai fini della individuazione del soggetto  contraente. Da tali acquisizioni giurisprudenziali non può ritenersi estranea la  materia delle concessioni di beni pubblici (siano essi del demanio ovvero del  patrimonio indisponibile dello Stato, delle Regioni o dei Comuni), ed in  particolare delle concessioni demaniali marittime, ancorché risulti codificato  nell’ambito delle stesse (art. 37 del cod. nav.) il cd diritto di insistenza in  favore del precedente concessionario, in occasione della rinnovazione del  rapporto concessorio“ (Consiglio di Stato 25 settembre 2009 n. 5765).

Pertanto auspico che chi di dovere sia estremamente cauto ed esamini bene la normativa in vigore prima di essere partecipe di scelte scellerate.

Vi è un solo aspetto “positivo” dalla restituzione-regalo del Porto alla Spa Porto di Tropea: Il Sindaco ha così concluso il suo programma amministrativo. Oltre la restituzione del Porto alla Spa di Tropea, “tutto il resto è noia”. L’opera di restaurazione del passato potrà dirsi conclusa.

Segretario Circolo PD Tropea

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