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Il popolo tropeano attende con trepidazione il riconoscimento del miracolo

Forte il monito del Vescovo ad una vita cristiana senza compromessi con il male

A 45 anni dalla morte, il Servo di Dio Don Mottola è stato ricordato con una solenne celebrazione nella Chiesa Concattedrale di Tropea

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Don Francesco Mottola – foto Libertino

Il 29 giugno del 1969 concludeva la sua vita terrena il Venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola. A distanza di 45 anni la famiglia oblata si è riunita per ricordare con una S. Messa il pio transito del fondatore. La solenne concelebrazione eucaristica è stata officiata nella Chiesa Concattedrale di Tropea, ove ai piedi della Cappella del Crocifisso riposano le spoglie mortali del Servo di Dio.
A presiedere la Messa è stato il Vescovo della Diocesi Mons. Luigi Renzo, attorniato dai sacerdoti oblati e dai parroci della città. Ha presenziato al sacro rito anche il Sindaco della Città dott. Rodolico, accompagnato dall’assessore comunale Antonio Bretti e dal consigliere di minoranza Giuseppe Maria Romano. Ha animato la sacra liturgia il Coro Polifonico “Dominicus” di Soriano Calabro, diretto dal Maestro Cambareri.
Tanti i fedeli che hanno partecipato alla solenne eucarestia e hanno riempito le navate del duomo tropeano. Tra i fedeli in particolare il Vescovo ha ricordato e salutato con affetto oltre agli oblati e oblate del S. Cuore, anche un gruppo di pellegrini provenienti dalla sua diocesi di origine, Rossano Calabro e il consiglio direttivo dell’Azione Cattolica diocesana, presente a Tropea la programmazione del nuovo anno associativo.
Il momento intenso di preghiera è stato vissuto in un clima di serena attesa e speranza che giunga al più presto il riconoscimento del miracolo e la proclamazione a beato del Servo di Dio. A questo ha fatto anche riferimento il Vescovo Renzo all’inizio della sua omelia quando ha annunziato ai fedeli che “il 7 marzo di quest’anno la congregazione per la Causa dei Santi ha emesso il decreto di validità sull’indagine espletata dal tribunale diocesano”; per tutto questo il Vescovo ha ringraziato di cuore il Postulatore don Enzo Gabrieli di Cosenza e tutti quelli che hanno collaborato con lui e ha aggiunto “ora aspettiamo l’esito della commissione scientifica romana, che deve valutare la sostenibilità del miracolo”.
Nel corso dell’omelia, il Vescovo ha presentato ai fedeli le figure dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, di cui la Chiesa celebrava la solennità, sottolineando come questi due santi sono festeggiati insieme “per la loro testimonianza di amore alla ricerca dell’unità della Chiesa”, guardando “alla stima che reciprocamente si sono manifestati l’uno per l’altro”.
Per Mons. Renzo “proprio sulla stima e l’amore vicendevole si fonda la forza della Chiesa, ieri come oggi e su questo continuiamo anche noi a misurare la nostra credibilità e fecondità spirituale”.
Il Vescovo ha poi ricordato la professione di fede generosa di Pietro a cui Gesù affida un incarico di responsabilità sulla comunità che stava per nascere e richiamando il dialogo del Risorto con l’apostolo Pietro ha cosi affermato: “Se prima Gesù si era contentato di una semplice professione di fede, ora chiede una compromissione piena, vuole anche una professione di amore. Questo dice anche a noi che non basta dire di credere, occorre mostrarlo con i fatti e con una vita degna di essere cristiana.”
Il Vescovo ha richiamato con forza la coerenza della vita cristiana e ha posto ai presenti degli interrogativi chiari:” Che serve professarsi anche pubblicamente cristiani e poi avere comportamenti scandalosi, corrotti e contrari alla legge di Dio? Come ci possiamo considerare cristiani se poi si ruba, si danneggia il prossimo, si ammazza, si rifiutano le regole? “.
Nella mente e nel cuore di Mons. Renzo non ci sono solo i delinquenti conclamati. Il Vescovo ha fatto riferimento anche “ a quelli che per soldi hanno distrutto il nostro ambiente vendendo il territorio per discariche di rifiuti tossici, senza curarsi delle conseguenze letali che oggi stanno determinando malattie e morti strane a discapito di tutti”. Ma ancora “pensiamo ai mafiosi condannati come tali che pensano di mettersi a posto con la coscienza organizzando le feste religiose, portando le statue dei santi; pensiamo a quanti evadono le tasse, non pagano o sottopagano i dipendenti”.
Per Mons. Renzo “davanti a Dio non basta salvare la faccia con una semplice professione verbale di fede. Anche Pietro ha fatto la professione di fede e poi ha rinnegato tre volte Gesù. Ci vuole di più. Ci vuole la professione di amore, che spinge veramente a cambiare vita, a non accettare il compromesso, a seguire l’insegnamento del vangelo”.
Il monito del Vescovo ad una vita cristiana radicale e senza compromessi alcuni con le forze del male è il vero martirio di amore che ci ricordano i Santi Apostoli Pietro e Paolo e il Servo di Dio don Mottola. Si può realizzare in questo modo l’invito, richiamato dal Vescovo e che don Mottola scriveva ai sacerdoti il 16 aprile 1942 :” E’ più necessario che Cristo regni, in questo secolo, rosseggiante di sangue nel buio che ognora incupisce. E’ urgente che i semi di fiamma risplendano di luce”.
Al termine della Messa il Vescovo e i concelebranti hanno sostato per un momento di preghiera e di venerazione presso la tomba del Servo di Dio.

Il video della Santa Messa

http://youtu.be/80VO6BKAvn4

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Francesco Sicari
Sacerdote della diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea, collaboratore storico della testata Tropeaedintorni