Fede e dintorni

Il sorriso di don Oreste Benzi

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Il sorriso di don Oreste Benzi.

– Il sorriso di un pazzo di Dio: don Oreste Benzi. Anche i giornali “laici” cominciano a sentirne la mancanza e ne reclamano la presenza e il riconoscimento.
– Don Oreste Benzi aveva un sorriso che rivelava la sua anima ripiena di Dio e con quel sorriso contagiava i buoni ad impegnarsi e contagiava anche i feriti dalla vita stimolandoli a reagire, affrontando la via de bene. Per molti era un santo, e i suoi molti figli spirituali della Comunità Papa Giovanni XXIII lo hanno in venerazione.
– Il giornale “La Repubblica” giorno 6 novembre 2019 a firma di Filippo Ceccarelli ha pubblicato questo articolo con le seguenti premesse: “La santità è un concetto sfuggente, però si sente e si ricorda. E per quanto lunghe, complesse e prudenti siano le procedure di Santa Romana Chiesa, la settimana scorsa, sia pure a livello diocesano, qualcosa si è cominciato a muovere riguardo a don Oreste Benzi, che, se non santo subito, parecchio vicino a Dio e al suo mistero sembrava anche in vita.

Un pazzo di Dio: don Oreste Benzi.
Con tutte le riserve del caso, che sul piano dottrinario lo rendevano un prete all’antica, quindi intransigente sull’aborto, il fine vita e l’omosessualità, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII rientrava pienamente in quella categoria che il suo amico Vittorino Andreoli, laico e psichiatra, definiva dei “pazzi di Dio”: uomini senza schemi, né calcoli, né risparmio di sé e perciò con un perenne sorriso.
E vorrà dire qualcosa se chi l’ha visto anche solo per qualche minuto non riesce proprio a dimenticarlo: la tonaca lisa, una specie di colbacco sulla testa, neri scarponi ai piedi, spesso il rosario fra le mani. Gli occhi ardenti, la voce roca: “Orca miseria, vi scongiuro!” gridava. Non dovevano fare un effetto molto diverso i profeti dell’Antico Testamento.

A 80 e più anni suonati, di notte don Benzi girava su un pulmino per le strade del sesso della sua Romagna, nei parcheggi dei centri commerciali, mercati di carne umana a cielo aperto, e con dolce, folle trasporto avvicinava le rumene, le brasiliane, le nigeriane: “Do you love Jesus?”. Novemila “schiave” ha “liberato” in questo modo.

Era il più straordinario rompiscatole e guastafeste della politica italiana, il più sublime e cocciuto assediante di presidenti, ministri, segretari di partito, capi della Polizia. Se qualche potente si azzardava a esprimere il proprio favore alla legalizzazione dei bordelli o agli Eros center, don Oreste chiamava i giornalisti e senza nessun malizioso compiacimento dichiarava: “Bene, che ci mandassero a lavorare le loro figlie”.
In una foto  di Maurizio Brambatti, in una fredda mattina del 2002 si vede che don Benzi sta per entrare a Palazzo Grazioli, con due ex prostitute, inizialmente bloccate in cortile. Poi Berlusconi le ricevette, si commosse e diede loro due buste con dei soldi.
Dietro a don Benzi si intravede un cancello con delle sbarre: a distanza di anni si capisce chi veramente stava in gabbia.

Un’altra volta irruppe a un congresso di ex dc rovesciandogli addosso il male del mondo: fame, droga, ragazzini sui gommoni. Non si fermava più, dalla presidenza suonavano il campanellino, gli mandavano bigliettini, perfino le hostess, e lui: “Ma dài, dài, lasciate in libertà lo Spirito!”.
Lui andava a cercarselo proprio nel dolore. Stai a vedere che la santità se ne sta acquattata ben oltre la soglia dell’ignoto.
(fonte: articolo ripreso dal Venerdì di Repubblica dell’8 novembre 2019).

Don Oreste Benzi, presidente e fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII, morì il 2 novembre 2007, alle 2 di notte, nella sua abitazione a Rimini per un attacco cardiaco. Aveva 82 anni:  rimase sorridente fino alle fine; morì col sorriso, pienamente consapevole. Il Papa lo chiamò “Apostolo della carità”. L’allora presidente del Consiglio Romano Prodi si espresse con queste parole.”E’ stato un sacerdote che ha centrato l’obiettivo di salvare e dare assistenza a tante persone in difficoltà a tanti sfruttati e diseredati. Una vita spesa con gioia al servizio del prossimo”.

Il sorriso di un pazzo di Dio: don Oreste Benzi. Anche i giornali “laici” cominciano a sentirne la mancanza e ne reclamano la presenza e il riconoscimento. Don Oreste Benzi aveva un sorriso che rivelava la sua anima ripiena di Dio e con quel sorriso contagiava i buoni ad impegnarsi e contagiava anche i feriti dalla vita stimolandoli a reagire, affrontando la via de bene. Quando dinanzi ai potenti della terra iniziava a parlare e lo si voleva far tacere, esclamava: “Ma dài, dài, lasciate in libertà lo Spirito!”. Per molti era un santo, e i suoi molti figli spirituali della Comunità Papa Giovanni XXIII, da lui fondata, lo hanno in venerazione. L’associazione circa 200 case-famiglia e oltre 30 comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti. Ogni giorno, nelle strutture di accoglienza create da don Benzi, si siedono a tavola 49.000 persone, tutte alimentate dalla Provvidenza.

Condividi l'articolo