Attualità

IMPARARE DAGLI EROI DEL BENE

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Imparare dagli eroi del bene.

– La cronaca web di questi giorni sta riportando particolari e storie sull’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, occasionale autista: uccisi nella Repubblica democratica del Congo mentre erano in una missione umanitaria.
– Giovedi 25 febbraio sono stati celebrati i funerali di Stato e – supponiamo – in qualche parte del Congo anche quelli dell’autista.
– Lacrime e applausi al termine delle esequie, molta la commozione sui volti di tutti, mentre nel cuore scendevano le parole del cardinale De Donatis dette nell’omelia: “Strappati alla vita da una violenza stupida e feroce, che porterà altro dolore. Dal male viene solo altro male”. –
Alla cerimonia in prima fila, tra i familiari delle vittime c’era la moglie dell’ambasciatore, Zakia Seddiki, con in braccio una delle tre figlie. L’impegno per gli ultimi l’ha spinta a fondare la “Onlus Mama Sofia”con motto significativo: «Sognare una realtà più bella. Insieme è possibile»
– Al termine della cerimonia, fuori di chiesa, il presidente del Consiglio Draghi si è avvicinato ai familiari delle vittime, riunite davanti ai due feretri con i carri funebri ancora aperti, dove si è svolto anche il picchetto d’onore, per porgere la riconoscenza di tutta l’Italia.- Possiamo imparare molto da questi eroi del bene.

1. Un funerale con forti messaggi.
♦ Si sono conclusi tra lacrime e applausi i funerali di Stato di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Dopo il Silenzio eseguito nella chiesa, le bare dell’ambasciatore italiano in Congo e del carabiniere, avvolte nel Tricolore, sono state portate in spalla dai colleghi di Iacovacci, accolte da una piccola folla che ha applaudito l’arrivo del feretro.
♦ Alla cerimonia, oltre ai familiari, anche alte autorità dello Stato tra cui il presidente del Consiglio Mario Draghi. Al termine della cerimonia, fuori di chiesa, proprio Draghi si è avvicinato ai familiari delle vittime, riunite davanti ai due feretri con i carri funebri ancora aperti, dove si è svolto anche il picchetto d’onore.
♦ Il cardinale Angelo De Donatis nell’omelia ha detto: “Luca e Vittorio sono strappati alla vita da una violenza feroce… C’è angoscia per i troppi uomini invaghiti dal denaro, che tramano la morte del fratello… C’è angoscia, perché la giustizia è disattesa. Luca e Vittorio sono stati strappati da questo mondo da artigli di una violenza stupida e feroce, che porterà altro dolore. Dal male viene solo altro male”.
“Hanno compromesso la loro vita per gli altri… Occorre smascherare il germe dell’indifferenza violenta che è nei cuori… Questi nostri fratelli hanno deciso di compromettersi con l’esistenza degli altri anche a costo della loro vita. In questi giorni sentiamo l’angoscia di tre famiglie, quelle di Luca e Vittorio e quella del loro autista Mustafa Milambo, e dell’intera famiglia delle nazioni. Angoscia perché manca la pace tanto desiderata, angoscia perché le promesse di giustizia sono state disattese”.

2. La foto dell’ambasciatore morente, tra le braccia di due congolesi.
(come una nuova “Pietà” di Michelangelo)
♦ Le mani del giovane ambasciatore, Luca Attanasio, strette tra quelle dei due congolesi addolorati, quasi volessero trasferirgli la loro forza…una trasfusione col cuore: perché lì un ago e un antiemorragico non arrivava, non arrivava un’ambulanza in codice rosso.
Quelle mani strette quasi a volergli trasferire un po’ della loro vita… ci stringono il cuore. È il massimo del pronto soccorso. E il viso del congolese addolorato che sostiene, come la Madonna, quel Gesù deposto…
Sinceramente non si trovano parole di fronte a tanto dolore. L’immagine di chi muore innocente, dando la sua vita per gli altri. Una guerra infinita in una terra martoriata.
Se davvero straziante è questa foto (quale sofferenza provare i suoi cari nel vederla), pure è di grande umanità: uomini poveri sostengono un uomo ferito in punto di morte per infondergli forza e coraggio; un gesto di alta umanità.

3. Ricordare anche l’autista.
♦ Si chiamava Mustapha Milambo: il suo nome e il suo volto diranno poco a molti, perché quasi nessuno ne ha parlato. Era lui che si trovava alla guida del convoglio colpito dall’attacco in cui sono stati rapiti e poi uccisi l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci.
Mustapha è morto sul colpo, falciato dalle raffiche di Kalashnikov.
Musulmano, anti-fondamentalista, laureato, sposato, lavorava come autista per il World Food Programme (WFP) e aveva speso la sua vita per la cooperazione internazionale. Anche Mustapha, come Attanasio e Iacovacci, era un servitore dello Stato. Il suo.
E il minimo che possiamo fare, mentre celebriamo i nostri caduti, è ricordare anche lui.

4. Il ricordo di Luca Attanasio (Saronno, 23 maggio 1977 – Goma, 22 febbraio 2021)
nelle parole di Don Angelo Gornati, già parroco di Limbiate
«Luca era una luce che viene nella nebbia e nella penombra, che illumina e riscalda».
♦ Don Angelo Gornati, già parroco di Limbiate, conobbe il futuro ambasciatore 30 anni fa e non lo ha mai perso di vista. Oggi si fa forza per vincere il dolore provocato dalla tragedia.
♦ Ha celebrato lui il matrimonio Luca con Zaki, di fede islamica, nel 2015 dopo che la coppia si era unita con rito musulmano in Marocco.
«Credo che la decisione di andare in Africa si sia definita a fine dicembre del 2005, quando aveva organizzato l’ospitalità per i giovani venuti a Milano per partecipare all’incontro ecumenico della comunità di Taizè.
Se devo pensare a un’icona che lo rappresenti, Luca è il costruttore di ponti. Era capace di cogliere la positività di ogni persona e situazione». Aveva un legame molto forte con la parrocchia, quando tornava in Italia era sempre lì, come conferma l’attuale parroco don Valerio Brambilla: «L’ho visto poco tempo fa, mi passava sempre a salutare e a vedere l’oratorio quando rientrava in Italia. Quando sono arrivato sette anni fa mi aveva accolto con grande umiltà».

5. L’arte diplomatica di Luca Attanasio.
♦ «Era un diplomatico bravo e moderno – ricorda Mario Giro, grande esperto d’Africa con la Comunità di Sant’Egidio e che ha incontrato Attanasio da viceministro degli Esteri – che agiva interpretando lo spirito nuovo del ministero degli Affari esteri, che comprende da qualche anno anche la cooperazione.
♦ E lui la intendeva anche in senso economico, voleva rilanciare il ruolo dell’imprenditoria italiana in Congo facendo conoscere il meglio del nostro Paese.
♦ Al tempo stesso aveva una grande sensibilità verso i poveri. Era un vero credente ». Attento agli ultimi ma senza annegare la mentalità imprenditoriale.
Pani e pesci ai deboli, insomma, ma poi canne da pesca come insegnano i missionari di cui era grande ammiratore e con i quali ha condiviso l’ultima messa a Bukavu nel sud Kivu, come racconta il saveriano Franco Bordignon, in Congo da mezzo secolo:
«Lo abbiamo lasciato domenica mattina. Era una persona squisita, rara da trovare nell’ambiente diplomatico, semplice e accogliente. Era come un fratello, sembrava prediligere fra tutti il mondo dei missionari. Aveva lanciato l’idea di raccogliere le memorie dei tanti sacerdoti e laici che hanno contribuito allo sviluppo del Congo con l’obiettivo di costruire un’antologia che fungesse da memoria del nostro lavoro».

6. La “Onlus Mama Sofia”, fondata da Zakia Seddiki, moglie di Luca Attanasio.
♦ L’impegno per gli ultimi aveva preso forma anche nella Onlus Mama Sofia, fondata dalla moglie Zakia Seddiki, cooperante e madre delle loro tre bambine, di cui lui era presidente onorario. Motto: «Sognare una realtà più bella. Insieme è possibile». Il 98% degli introiti andava ai progetti.
Zakia era impegnata ad aiutare 14mila bambine e bambini di strada congolesi.
Per questo impegno avevano ricevuto nel 2020 il «Premio Nasiriyah per la Pace 2020».
Luca era una forza della natura, lo ricordano gli amici addolorati: capace di mettere a proprio agio tanto l’ambasciatore tedesco in Congo come il compagno di scuola di Limbiate.
Mai una parola su se stesso. Un ragazzo dell’oratorio divenuto ambasciatore, un ragazzo normale che ha realizzato i propri sogni restando fedele ai propri valori. Fino all’ultimo.
(fonti varie del web).

Lacrime e applausi al termine dei funerali di Stato per l’ambasciatore e il carabiniere uccisi nell’agguato. Molta la commozione sui volti di tutti, mentre nel cuore scendevano le parole del cardinale De Donatis dette nell’omelia: “Strappati alla vita da una violenza stupida e feroce, che porterà altro dolore. Dal male viene solo altro male”. In questi giorni sentiamo l’angoscia di tre famiglie, quelle di Luca e Vittorio e quella del loro autista Mustafa Milambo, e dell’intera famiglia delle nazioni. Universale la riconoscenza di tutta l’Italia e della comunità internazionale. – Possiamo imparare molto da questi eroi del bene. Onorarli e imitarli quali costruttori di ponti, capaci di cogliere la positività di ogni persona e situazione in questo nostro mondo così complesso.

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